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il 29 Lug 2015

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Thinking Process: il tuffo di Olivier Busquet al tavolo finale WSOP

Thinking Process: il tuffo di Olivier Busquet al tavolo finale WSOP

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Le World Series of Poker 2015 verranno probabilmente ricordate anche per i successi sfumati dei grandi veterani del poker live.

Jason Mercier è stato a un passo dal braccialetto nell’Omaha dopo aver dominato il torneo per tre giorni mentre Phil Hellmuth ha fatto lo stesso all’High Roller for One Drop ma si è poi dovuto arrendere in sesta posizione complice un final table deludente.

Kevin Saul è stato un altro dei professionisti a fare runner up in un evento WSOP e a sfiorare così per l’ennesima volta quel braccialetto ancora mancante alla sua collezione di successi, ma forse quello con più rimpianti è Daniel Negreanu, il quale come tutti sappiamo si è fermato a un passo dal final table del Main Event in undicesima piazza.

In tutti questi casi gli scafati rounders hanno ceduto sul più bello spesso contro amatori rendendo la 46^ edizione della kermesse di Las Vegas un grande “vorrei ma non posso” per i professionisti.

Non fa eccezione Olivier Busquet anch’egli a caccia del primo braccialetto.

Durante l’evento numero 16, il MilliMaker il giocatore proveniente da New York è stato al comando durante la fase 3 left che lo vedeva al tavolo con il connazionale Adrian Buckley e lo spagnolo Javier Zarco ma poi ha deciso di invischiarsi in una mano complicata col futuro vincitore Buckley.

I bui sono 200.000/400.000 e il ventissettenne che fino a questo torneo aveva solo 10.000 dollari di vincite nei tornei live raisa da bottone 900.000 con K8.

Busquet difende il big blind con A9.

La scelta di non tribettare si rivelerà forse la più sbagliata nel corso della mano ma comunque è giustificata dalle abilità post flop di Olivier e dallo stack vicino ai 50 grandi bui.

Una 3bet però avrebbe fatto vincere molte volte il piatto uncontested a Busuqet. Quando chiamato invece l’action si sarebbe probabilmente conclusa tra flop e turn visto il board e così Buckley avrebbe dovuto fare un hero call sulla quarta carta.

Il flop è 867 e regala la top pair all’original raiser ma ben 20 out al newyorkese.

Dopo il check da big blind, continuation bet di 1.300.000 di Buckley e ancora una volta solo call per Busquet che coerente con la linea scelta nel preflop decide di non voler andare rotto su questo flop.

Scelta a nostro avviso non del tutto condivisibile poichè se da un lato è vero che Busquet dovrebbe avere molta edge al tavolo ciò che ha in mano su questo flop è in coinflip contro tutto il range di value di Buckley.

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Range di valore che restringiamo ai set, le scale, le doppie, le overpair e i combodraw di quadri.

Buckley però non fa la continuation bet solo con queste fortissime combinazioni di mani e quindi molte volte troverà il fold a un check/raise di Busquet.

Inoltre Olivier giocando fuori posizione non ha il pieno controllo del piatto e si troverà troppo spesso (circa 7 volte su 10) a fronteggiare una nuova bet dell’avversario senza che il suo punto sia migliorato al turn.

Cosa che però non avviene perchè sulla Q cascata in quarta strada Buckley opta per un check behind sapendo di avere una mano non così forte da poter mettere a rischio il suo torneo.

Il K river regala la doppia coppia a Buckley, il quale dopo l’ennesimo check di Busquet betta 1.900.000 cioè il 40% del pot.

Busquet legge debolezza in questa value bet e decide (sperando di trovare l’avversario con qualcosa come AQ, AK, K9, Q9) di raisare fino a 8 milioni, mettendo a rischio sì la permanenza nel torneo dell’avversario ma non potendolo mettere in all in visto che Adrian partiva a inizio mano con circa 3 milioni di gettoni in più.

Agli occhi dell’avversario questa dovrebbe essere una mossa che Busquet compie con qualche doppia strana pescata al river, con scala floppata e con set (ma veramente Busquet opterebbe contro un amatore per un semplice check/call al flop con mani così forti?).

Troppe poche combinazioni mentre sono molte di più le possibilità che il professionista americano abbia flush draw non chiuso, progetto di scala o qualche combinazione di valore che viene trasformata in bluff sulla bet di Buckley.

Il call al river con doppia quindi pare abbastanza semplice seppur ci troviamo al final table di un evento WSOP.

Logicamente il ragionamento di questo tipo nello spot in questione è fatto partendo dal presupposto che Buckley sia un giocatore amatoriale. Discorso diverso sarebbe stato se Busquet si fosse trovato contro un altro professionista, il quale probabilmente avrebbe pensato che il check/raise all in era troppo telefonato e proprio per questo fatto solo con mani di estremo valore.

 

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