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il 20 Giu 2016

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Lo straordinario viaggio a Macao del rounder Tony G.: alla scoperta delle usanze locali

Lo straordinario viaggio a Macao del rounder Tony G.: alla scoperta delle usanze locali

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Antonio è un grinder di cash game live. Attratto da ogni spot più EV, nel suo peregrinare ai tavoli verdi è andato anche nella nuova Eldorado del poker, Macao. Su ItaliaPokerClub pubblica a puntate il diario del suo viaggio.

(Il viaggio da Venezia)
(La passeggiata al Venetian)

 

Alcune considerazioni scorrettissime fuori da ogni ipocrisia. Al di là di ogni banale considerazione sul gambling e sui guasti conseguenti, sull’azzardo e sulle patologie derivanti. La natura dell’uomo ha in sé – non in tutti, ma in una parte sicuramente rilevante statisticamente – l’attrazione verso il gambling. Negarlo è ipocrita. Che qualcuno si distrugga, e non pochi, è innegabile.

Ed è un fenomeno trasversale. Trasversale per sesso, trasversale per età, trasversale per razza. Stati Uniti, Europa, Russia (una volta), Asia, Sud Est in particolare. Mancano nell’elenco solo il Brasile e i paesi che ripudiano il gioco per motivi religiosi (ma poi quanti dei cittadini di questi paesi affollano i casinò a Londra, Montecarlo o Las Vegas?).

Allora possiamo decidere – democraticamente – che moralmente sia disdicevole. E allora stop. Divieto assoluto nei nostri confini e disinteresse assoluto verso ciò che accade fuori dai nostri confini. Oppure che non lo sia. Ma allora lo Stato lo faccia diventare una industria sana, un’industria connessa a quella del turismo, un’industria che crei posti di lavoro, che crei indotto, che sappia attrarre capitali, che sappia rendere e generare profitto e tassazione per lo Stato.

Vogliamo restare un filo moralisti? Stabiliamo che il 50 per cento della tassazione che se ne ricavi sia dedicata ad ammodernare i nostri ospedali e l’altro 50 per cento per qualunque altra finalità benemerita che vi venga in mente. Ma sia considerato il gambling una cosa seria, un’industria e non un limone da spremere per “punire” chi gioca con tassazioni da usura. Guardo Las Vegas, guardo Macao. Ho visto come sono evolute e migliorate negli ultimi 15 anni.

E penso a noi che potremmo abbinarci le coste meravigliose della Sicilia, le spiagge della Sardegna, le isole tirreniche, o la storia millenaria delle nostre città. E i nostri vini, e la nostra cucina, e la nostra moda, i prodotti dei nostri artigiani. Potremmo essere la California dell’Europa, potremmo essere sceicchi avendo anziché petrolio, bellezza e cultura. Basta, mi fermo.

Altra considerazione scorrettissima: non mi piace a Macao vedere come, talvolta, e da taluni, non da tutti, vengono trattate le donne. Non mi piace che nessuno apra la porta ad una donna. Non mi piace che prima di entrare in ascensore, non cedono il passo alle donne. Quando sono in ascensore e devo uscire, le donne si mettono sul fondo. E se si aprono le porte, si crea un attimo di surplace: loro si aspettano che io esca per primo, io aspetto che escano loro per prime.

Mi piace tanto che il tassì per spostarsi di qualche chilometro costi 6-7 euro al massimo. Non mi piace che i tassisti non parlino una parola d’inglese e se gli mostro un indirizzo scritto in alfabeto latino ugualmente non intendano. Mi piace tanto mangiare e provare la loro cucina; non mi piace come alcuni, alcuni solo, ma non infrequentemente, si comportano a tavola; regole comportamentali e di educazione diversa.

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Mi piace tanto che a Macao si percepisca sicurezza, puoi muoverti a piedi di notte senza mai avere la percezione di insicurezza. Evidentemente la polizia, che non si vede e non compare, presenza discreta, deve aver mostrato che è meglio non scherzare. Mi piace che molti negozi e piccoli ristoranti locali siano aperti tutta la notte. Non mi piace, e non faccio moralismo facile, che, ora, di notte anche sulle vie principali di Macao ci siano ragazze “occhieggianti”, in modo non invasivo o aggressivo, però sicuramente evidente.

Questo è un fenomeno assolutamente nuovo. E’ la prima volta che noto un fenomeno del genere. In passato non era così. Sì certo, si poteva immaginare che ci fosse tutto un mondo di sesso e erotismo, dietro certe insegne al neon particolarmente accecante, che sicuramente ci fossero delle possibilità in materia, ma era non ostentato, non dichiarato e in modo molto orientale, molto dissimulato. Ora invece non mi piace tornare in albergo a piedi e trovare anche in qualche via principale ragazze in offerta.

 

Mi piace la cortesia e gentilezza di certi camerieri nei ristoranti, nei bar, nei locali. Non mi piace l’assoluta indifferenza di altri, incapaci o comunque non intenzionati a cercare di comprenderti.

Mi piace la mattina fare colazione all’orientale. Spaghetti di soia, o di riso, verdure, funghi il tutto in brodo di manzo, e tutte le altre cose tipiche locali. Mi fa “acclimatare”.

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La colazione locale

 

 

Mi piace però tornare a casa in Italia dopo 10 giorni e andare di cappuccino e brioche. Insomma provare, capire, ma poi rituffarsi nei nostri sani sapori tradizionali

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