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il 6 Lug 2018

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Ricorsi in arrivo prima del passaggio in Parlamento? Le reazioni dei concessionari al divieto totale di pubblicità sul gaming

Ricorsi in arrivo prima del passaggio in Parlamento? Le reazioni dei concessionari al divieto totale di pubblicità sul gaming

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Cosa ne pensano i concessionari del divieto totale di pubblicità sul gaming approvato lunedì notte all’interno del decreto dignità?

Può davvero scaturire qualche effetto nel contrasto all’azzardopatia, e che minaccia rappresenta per i loro affari?

Intendono contrastare la misura in qualche modo, a iniziare dalla via legale che sembrerebbe offrire diversi appigli?

Ecco una panoramica di come i principali operatori italiani di gaming hanno reagito alla misura pensata dal vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio contro l’azzardo patologico.

Aggiorneremo l’elenco man mano che arriveranno le risposte del caso, a iniziare da quelle di PokerStars e iPoker.

 

Lottomatica

Sul divieto totale di pubblicità del gaming si è espresso ieri a Roma l’AD Lottomatica Fabio Cairoli durante il Rapporto di Comunità 2017.

Come informano le agenzie di stampa, Cairoli ha rilevato che se non c’è prevenzione per l’azzardopatia “la gente che ha problemi con il gioco continuerà a rovinarsi, non serve vietare la pubblicità, anzi così si apre all’illegalità. La grande preoccupazione è che il proibizionismo in realtà riporta il settore indietro di anni. Bisognerà vedere quante iniziative verranno prese per il settore. C’è sempre il rischio che qualcuno perda il controllo nel gioco, ma se l’intenzione è solo quella di vietare il gioco in assoluto non si raggiungerà mai l’obiettivo! Serve un dialogo costruttivo senza basarsi solo sugli slogan. Tra l’altro non credo che queste misure creino consenso politico”, ha aggiunto l’AD.

L’amministratore delegato ha poi proseguito facendo una analisi su quello che avviene sui mercati internazionali:

“La nostra azienda ha continuato a investire sia all’estero che nel nostro Paese con la gara dei Gratta e Vinci. Ci auguriamo che alla fine possa prevalere il buonsenso anche se i nostri azionisti potrebbero decidere di investire nel gioco altrove. Negli Usa hanno capito che non aveva senso vietare le scommesse e le hanno legalizzate. Noi siamo disponibili a ragionare su diminuzione offerta di gioco anche a scapito di minori introiti ma nell’ottica di un equilibrio complessivo. Poi nel 2022 faremo le nostre valutazioni su gara scommesse o videolotteries. Se le condizioni saranno opportune valutiamo anche un’azione sul mercato francese dopo la privatizzazione di Fdj”

Cairoli ha poi rilevato come sul medio-lungo periodo questo divieto totale di pubblicità avrà effetti devastanti per l’online:

“Nel breve termine gli impatti dallo stop alla pubblicità potrebbero anche essere positivi in quanto un’azienda ha meno spese. Ma nel medio lungo periodo le lotterie caleranno così come caleranno le entrate erariali. Inoltre quando lo Stato metterà a gara la concessione delle lotterie quegli asset avranno ancora meno valore. Si attacca poi l’online nonostante sia il settore più sicuro in quanto tutto è tracciato e si può definire anche un tetto di spesa. Lì l’impatto si farà sentire. Invece gli apparecchi ne usciranno indenni”.

Per il momento Lottomatica non sta però prendendo in considerazione l’ipotesi di avanzare ricorsi ma spera nella modifica parlamentare al divieto totale di pubblicità sui giochi stabilito nel decreto dignità:

“Prima vogliamo vedere il decreto nella sua forma definitiva poi faremo una valutazione su una possibile impugnazione. La nostra azienda, in generale, non ha una particolare attitudine al contenzioso, quindi analizzeremo prima altre strade, proveremo ad aprire un confronto, ad esempio, nel corso dell’iter parlamentare. In merito al testo – ha aggiunto Cairoli – Si poteva pensare di scegliere una fascia oraria, o circoscrivere il divieto ad alcune tipologie di trasmissioni. Noi eravamo più per questa strada. Il nostro approccio era: esiste già il Balduzzi, bisogna garantire meglio che tutte le forme di comunicazione passino per lo Iap (Istituto Autodisciplina Pubblicitaria, ndr),e pensare a una disciplina che consente a chi ha preso una concessione di raccontare i propri prodotti. Serviva un irrobustimento del decreto Balduzzi”.

 

Microgame

Dal quartier generale di Microgame reputano il divieto totale di pubblicità sul gioco “una misura profondamente sbagliata, basata su presupposti errati, che non avrà l’effetto desiderato dagli ideatori mentre creerà difficoltà economiche importanti per tutta la filiera e per importanti settori contigui come lo sport e i media”.

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DI sicuro, spiegano i responsabili del circuito People’s Poker, questo divieto andrà a impattare sul business: “In questa fase però è impossibile fare stime, la ricaduta sulle nostre attività B2B dipende in grande misura dall’impatto che questa norma avrà sull’andamento della attività dei nostri clienti e dalle loro azioni”.

Per il momento però la ditta di Benevento preferisce evitare ricorsi: “Speriamo in un processo di revisione di questa norma in parlamento, alla luce della reazione critica pressoché unanime. Altrimenti, valuteremo le altre opzioni in concerto con gli altri attori dell’industry”.

 

Stanleybet

Giovanni Garrisi, Chief Executive del gruppo Stanleybet che ha ricevuto uno delle 80 nuove concessioni nell’ultimo bando AAMS, ha contestato duramente il divieto totale di pubblicità sul gaming a margine del WGes di Barcellona:

“Ci siamo fidati dello Stato italiano ma a quanto pare la nostra fiducia è stata mal riposta. Abbiamo da poco acquistato una concessione per l’online con il bando proposto da Adm, ma non ci sarà modo di esercitarla visto il divieto della pubblicità inserito nel Decreto Dignità. Per il retail il discorso è diverso visto che la mancanza di pubblicità impatterebbe di meno, ma per l’online di tratta di un provvedimento devastante. Mi auguro quindi che il documento venga modificato in sede di conversione e sarebbe anche facile trovare una soluzione che accontenti tutti, come ad esempio limitare il divieto al puro gioco d’azzardo e non ai giochi di abilità come le scommesse”.

Secondo quanto riferisce Agimeg, Garrisi ha promesso battaglie legali e sta addirittura valutando l’ipotesi di continuare a fare pubblicità:

“Se non verrà modificato si tratterà di una violazione del diritto interno e quindi suscettibile di ricorsi di vario tipo. Se il decreto rimarrà come è attualmente chiederemo prima la restituzione dei soldi della concessione online appena acquistata e poi provvederemo alla richiesta di risarcimento danni con tutti gli strumenti legislativi che ci sono a disposizione. Saremmo tentati anche di una “dimostrazione per assurdo”, cioè che quando si vuole dimostrare qualcosa si fa l’esatto contrario per vedere gli effetti. Potremmo quindi valutare la possibilità di continuare a fare pubblicità e vedere le conseguenze di fronte ai tribunali ed ai diversi gradi di giudizio. Comunque – ha concluso il Chief Executive Stanleybet – stiamo verificando se il Decreto sulla pubblicità violi la Costituzione ed in questo caso siamo pronti a chiedere l’intervento del Presidente della Repubblica Mattarella”

 

Associazione Logico

L’ Associazione che riunisce l’80% degli operatori italiani ha espresso la sua posizione sul divieto con una nota stampa.

“La nostra posizione rispetto al Decreto Dignità, come configurato ora, è chiara: non lo condividiamo nel metodo e nel merito – dice il presidente dell’associazione Moreno Marasco –Riteniamo infatti che con un iter legislativo efficiente e definito, che non abbia carattere d’urgenza, si possa costruire una normativa più efficace, grazie al dialogo fra tutte le parti a totale vantaggio e tutela degli italiani. La “domanda” di gioco esiste da sempre, a prescindere dall’offerta, dai Monopoli e dalla pubblicità”.

Marasco prosegue sottolineando come la pubblicità nel panorama italiano sia fondamentale per distinguere gli operatori legali da quelli illegali, e invita i concessionari a stemperare eventuali toni aggressivi nelle comunicazioni commerciali:

“Nel nostro settore la comunicazione commerciale, regolamentata e riservata esclusivamente a operatori titolari di concessione, ha un ruolo forse non consueto poiché è fondamentale per distinguere gli operatori legali dai player illegali. Non vi è garanzia che questi ultimi abbiano vincoli alla registrazione (col rischio di aprire le porte al gioco minorile), traccino i fondi (con seri rischi a livello di antiriciclaggio), e che non operino con software truccati, con seri rischi per la tutela dei giocatori. Siamo certamente consapevoli che sia necessario rendere la pubblicità meno invasiva sterilizzandola da toni a volte aggressivi a livello commerciale, ma a tal fine avevamo già avviato un percorso virtuoso. Invito inoltre tutti i Concessionari a rimuovere offerte promozionali aggressive – i bonus -, prestando massima cura soprattutto alla comunicazione televisiva e ad avvalersi in ogni occasione del parere preventivo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria”.

La nota conclude ribadendo la volontà di lavorare congiuntamente per promuovere senza divieti totali il gioco sicuro e responsabile:

“Tutti gli Associati di LOGiCO non solo condividono la preoccupazione per il gioco minorile e per i fenomeni di gioco problematico – derive che le nostre aziende ostacolano da sempre con il supporto delle tecnologie più avanzate – ma vogliono combatterli insieme alle Istituzioni e al Regolatore. Non solo. A nostro avviso serve lavorare congiuntamente e unire gli sforzi sia degli operatori online sia di tutti gli operatori del gioco, includendo anche i rappresentanti di settori che ne sono fortemente toccati come il mondo dello sport e quello dell’editoria. Il nostro intento è quello di promuovere il gioco sicuro e responsabile, senza divieti dalle conseguenze forse non totalmente percepite o sottovalutate, ma migliorando ulteriormente un sistema che è già preso a modello da molti Paesi nel mondo”

 

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