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il 18 Lug 2018

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“Illegittimo se non notificato alla Commissione UE, aumenterà il gioco nero!” La European Gaming and Betting Association stronca il divieto totale di pubblicità

“Illegittimo se non notificato alla Commissione UE, aumenterà il gioco nero!” La European Gaming and Betting Association stronca il divieto totale di pubblicità

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Dopo la pubblicazione in Gazzetta del decreto dignità, il dibattito sul discusso divieto totale di pubblicità sul gaming si allarga all’Europa.

Questa mattina infatti a Bruxelles è arrivata una lettera del segretario generale della EGBA (acronimo di European Gaming and Betting Association, l’associazione che riunisce gli operatori europei del gaming) Maarten Haijer, che contesta il divieto totale di pubblicità sul gioco attivato dopo la firma del presidente Mattarella.

Nella lettera Haijer ribadisce che al momento la misura anti-pubblicità non rispetta le procedure europee:

“L’EGBA ritiene di fondamentale importanza per l’Italia, nonché per tutti gli Stati membri dell’UE, per la Commissione europea e per l’industria, che venga rispettata la corretta procedura di notifica e che venga rispettato lo stand still di tre mesi– si legge nella lettera riportata da Agimeg.

Come già avevamo detto, in ambito europeo ogni misura che può minare la libera circolazione di beni e servizi deve essere comunicata alla Commissione dove resta ‘in pausa’ per tre mesi per permettere agli altri Stati UE di esaminarla (ed eventualmente contestarla nel merito).

Per questo l’EGBA sollecita la Commissione “a contattare l’Italia per ribadire l’obbligo di notifica” previsto dalle direttive comunitarie, affinché non sia violato “l’ordinamento giuridico dell’Unione Europea”.

Dopo aver esaminato le questioni più squisitamente formali, poi, la lettera prosegue con un attacco alla sostanza del divieto totale di pubblicità sul gioco:

“Uno dei più importanti vantaggi della pubblicità sul gioco è che indirizza i clienti italiani verso quegli operatori che hanno la licenza per operare e che rispettano le regole in Italia. Senza pubblicità aumenterà il gioco sul mercato nero – con i clienti che accedono a siti Web senza licenza in Italia e che operano al di fuori del quadro regolamentato, incluse le tutele protettive legali per i consumatori. Nessun altro paese in Europa – ricorda ancora l’EGBA – attualmente vieta la pubblicità per il gioco proprio per questo motivo”.

Anche perchè, vista la “natura transfrontaliera di Internet e della televisione, i cittadini italiani continueranno a vedere la pubblicità sul gioco, ma tali annunci pubblicizzeranno siti web che non sono autorizzati in Italia”.

Per questo motivo la EGBA sostiene “fortemente le misure volte a reprimere la pubblicità irresponsabile del gioco al fine di proteggere i consumatori – ma un divieto totale di pubblicità è controproducente per questo fine. Il governo dovrebbe invece concentrarsi sull’incoraggiare la pubblicità del gioco responsabile che diriga sufficientemente i consumatori verso gli operatori regolamentati e, allo stesso tempo, non induca i giocatori problematici o i giovani a giocare”

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Ban di Google per la pubblicità legale sul gaming

E in effetti i problemi sostanziali rilevati dalla EGBA sembrano più che fondati dopo il blocco all’advertising dei concessionari AAMS fatto scattare ieri da Google.

“Google ha preso atto che in Italia la pubblicità al gioco è bandita”– ha detto ieri sera il Vice-Premier Luigi Di Maio.

Ma come già per altre affermazioni del fautore di questo divieto totale, le cose non stanno affatto così. Seguendo alla lettera le indicazioni del decreto dignità, infatti, Google ha bandito solo ed esclusivamente la pubblicità dei concessionari AAMS: ciò significa che tutti gli operatori senza la concessione a operare in Italia possono tranquillamente continuare a pubblicizzarsi su Google.

Ecco cosa restituiva il motore di ricerca per la chiave ‘poker online’ pochi minuti fa:

 

Come si vede, l’unico advertising presente riguarda una piattaforma dot com in cui è scritto che si può giocare a poker “for fun”, ovvero senza vincite in denaro come autorizzato dalla Legge italiana…

Ma come si dice, “fatta la legge trovato l’inganno”: per sedersi a questi tavoli ‘for fun’ le “fiche” (chips, ndr) devono essere acquistate con soldi veri!!!

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