Musica post-rock per domenicali: tre dischi

Dopo aver consigliato tre dischi elettronici e tre acustici per le sessioni domenicali, a questo giro porto alla vostra attenzione tre dischi del macro-genere ‘post-rock’, a mio avviso capaci di infondere concentrazione e tranquillità durante la sessione.

Il termine ‘post-rock’ è stato coniato dai critici nella seconda metà degli anni ’90 per definire questa ‘nuova’ musica caratterizzata dalla quasi totale assenza di cantato e da un ruolo notevolmente ridimensionato della chitarra, che da strumento solista quale era nel rock viene messe in secondo piano al servizio della canzone (proprio per dirla in due parole).

Se vi ho lasciato qualche dubbio non vi preoccupate: schiacciando play le cose saranno più chiare. In fondo, come diceva il mai abbastanza idolatrato Frank Zappa, ‘parlare di musica è un po’ come ballare di architettura’. Ecco dunque i dischi.

Mogwai – Young Team

L’album d’esordio dei Mogwai è considerato dai più il capostipite del genere. A dispetto di quanto potrebbe far pensare la loro musica, questi scozzesi sono dei veri duri che non la mandano a dire. Per un periodo ai concerti indossavano magliette con la scritta “Mi piace la musica, per questo non ascolto i Blur!”

Godspeed you black emperor – Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven

Le canzoni di questo ensemble canadese sono lunghe suite strumentali caratterizzate da vigorosi crescendo. Il tono epico delle melodie è accentuato dalla presenza di strumenti ad arco. Sono nella storia per essere stati i primi a usare in ambito rock il Theremin, l’unico strumento che per suonare non deve essere toccato.

June of 44 – Four Great Points

A differenza degli altri gruppi del lotto, i June of 44 sono americani, e si sente sia per la maggiore presenza della voce sia per le distorsioni delle chitarre. Non a caso, a fianco di momenti più ispirati e tranquilli, questo disco suggestivo presenta passaggi ruvidi e decisamente rock. Immenso.