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il 3 Ott 2018

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Hand review fai-da-te: come diventare giudici di se stessi?

Hand review fai-da-te: come diventare giudici di se stessi?

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Hand review, studio, ancora review…

Tutti a parlare di rivedere il proprio gioco quando poi vanno a vederti l’all-in con 7-2 off!

Che tra il dire il fare ci sia un quantitativo imprecisato di acqua non è qualcosa che scopriamo questo pomeriggio. Che, invece, tra gli appassionati di poker, tutti sappiano realmente come ‘metter mano alle proprie mani‘ è un altro paio di maniche.

La review è un po’ come la revisione alla macchina, solo che il tagliando va fatto con una frequenza decisamente maggiore. Ma soprattutto, non ci sarà nessuno a ricordarci le scadenze con una bella multa: saremmo noi, nell’occasione propizia, a consegnarci direttamente alla polizia =)

Rivedere il proprio gioco con l’aiuto di un coach preparato è sicuramente il modo migliore per approcciare il poker nel lungo periodo, ma se si gioca for fun, pur avendo l’ambizione di migliorare costantemente, è possibile fare una bella review da soli? La risposta è sì, ma attenzione agli ambiti su cui intervenire!

Se non si hanno sufficienti conoscenze strategiche è inutile prendere degli accorgimenti su un certo tipo di giocate. Invece di apportare un miglioramento potremmo, altresì, peggiorare un aspetto che magari non andava benissimo ma che non necessitava di essere stravolto.

Prima di imbarcarci in concetti troppo sofisticati e spostare il discorso sulla metafisica pokeristica più che sul poker giocato, andiamo a individuare alcuni aspetti su cui chiunque può lavorare in autonomia senza bisogno di affidarsi a chissà quale coach a pagamento.

 

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Un po’ come accade per le caricature, ognuno di noi può esser rappresentato con pochi e semplici tratti, anche a poker. Ecco quindi che prima di arrovellarci su questo o quell’altro spot, è bene prendere un singolo torneo/tavolo cash, e individuare quali sono stati i difetti principali a cui porre rimedio quanto prima.

Per fare un esempio, se in più di un’occasione vi siete trovati a giocarvi con top pair/no kicker tutto lo stack ai primi livelli di gioco di un torneo dalla struttura deep contro un giocatore sconosciuto, forse dovreste rivedere qualcosa circa la gestione dello stack nei tornei MTT.

Frequenze preflop

Nei tornei tutto comincia dal preflop, ovvero dalle due hole card che ci vengono consegnate all’inizio di ogni mano. Considerando la totalità delle mani disponibili (169 senza contare i semi), entrare in gioco una volta su due significa inevitabilmente giocare gran parte di queste con un range non propriamente ottimale.

Eccezion fatta per coloro i quali dispongono di conoscenze approfondite e strategie vincenti postflop tali da giustificare un VPIP del 50% (Volountary Put Money in the Pot – quantità di volte in cui si entra in un piatto), vi consigliamo di selezionare i vostri range più accuratamente, posizione per posizione.

A partire dalle prime, fino ad arrivare al Bottone, le frequenze aumenteranno progressivamente perché il Texas Hold’em è un gioco nel quale la posizione è fondamentale e ci può consentire di vincere il piatto pur senza aver preso una delle nostre carte.

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Questo comparatore confronta i bonus di benvenuto attualmente verificabili sui siti degli operatori italiani. Questa tabella ha una funzione informativa e gli operatori sono mostrati in ordine casuale.

I due parametri da tenere in conto per quanto riguarda il gioco preflop sono il PFR (PreFlop Raise) e il VPIP (vedi sopra), ovvero non solo il numero di volte in cui entriamo in gioco ma anche il numero di volte che lo facciamo essendo noi i primi a rilanciare.

  • Un giocatore tight avrà un VPIP compreso tra il 6 e il 10% e un PFR leggermente inferiore, compreso tra il 4 e l’8%.
  • Un giocatore mediamente aggressivo avrà valori di PFR/VPIP compresi tra 10/8 e 15/20.
  • Un giocatore loose avrà dei valori che oscillano tra 20/15 e 30/25.

Se il vostro PFR è inferiore di oltre il 20/30% al vostro VPIP probabilmente state giocando in modo troppo passivo. Se i valori coincidono invece, magari sarebbe meglio flattare qualche volta in più invece di 3-bettare ogni colpo giocato e via discorrendo. Ogni adattamento va fatto non in senso assoluto ma relativamente al field contro cui ci si misura.

Frequenze postflop

Rispetto al preflop il discorso diventa enormemente più complicato, semplicemente perché aumentano le variabili in gioco. Si può arrivare a spendere ore ed ore su una singola mano o una specifica texture del board, includendo pù informazioni possibili e osservando il gioco da ogni sua sfaccettatura.

L’obiettivo qui però non è diventare dei novelli Phil Ivey ma cercare di far quadrare i conti a fine mese nel tentativo di migliorare, quindi lasciamo da parte i sofismi. Un’analisi postflop basilare deve focalizzarsi su elementi semplici da individuare, sui quali intervenire in maniera opportuna senza fare ulteriori danni.

Ecco quindi che andremo a considerare:

  • frequenze di c-bet
  • frequenze di check-raise
  • frequenze di c-bet turn dopo missed c-bet flop
  • frequenze di triple barrel
  • frequenze di bluff tra flop/turn e river
  • frequenze di donk-bet
  • frequenze di bet su missed c-bet flop/turn
  • varie ed eventuali

Anche in questo caso gli accorgimenti vanno presi in base al field e non secondo chissà quale criterio assoluto scritto in calce da qualche parte. Se il field tende a overfoldare già al flop non è impensabile tenere una frequenza di c-bet ben superiore al 50% (in media ‘hittiamo’ un pezzo del board una volta su 4), includendo diverse mani con equity e qualcuna senza nemmeno l’ombra.

Al contrario, se il field è formato da calling-station, inutile avere frequenze altissime per poi trovarci pot-committed su texture complesse contro qualcuno che non vede l’ora di fare call.

Non solo, le domande che dovremmo porci saranno molteplici: quante volte, dopo aver chiamato un raise, effettuiamo una donk-bet (ovvero siamo i primi a puntare fuori posizione su raisato non nostro)? Quante volte lo facciamo con valore e quante volte senza, quante altre lo facciamo in heads-up e quante in multiway…

Come potrete notare da soli, più si va avanti è più è possibile aggiungere nuovi elementi all’analisi. L’importante, per chi inizia, è avere ben chiaro in testa cosa sia importante e cosa invece accessorio: inutile cambiare l’olio ogni mese se poi girate con le ruote bucate…Buona revisione!

Inoltre, se vi siete persi la nostra guida su come “Migliorare a poker guardando un video-replay a carte scopertecliccate QUI

 

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