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il 10 Apr 2020

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Le WSOP del 2005: i braccialetti di Hachem, Ivey e Brunson

Le WSOP del 2005: i braccialetti di Hachem, Ivey e Brunson

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Se la vittoria di Moneymaker aveva dato il via all’ascesa e quella di Raymer alla prima esplosione, si può in qualche modo dire che nel 2005 la vittoria di Hachem portò all’edizione WSOP della consacrazione.

Più che raddoppiato il numero di partecipanti al Main Event, in continuo aumento il numero di eventi disponibili e ovviamente i partecipanti generali. Insomma il poker vola e con esso i protagonisti vecchi e nuovi del tavolo verde.

Ivey e i suoi 30 braccialetti (dichiarati)

Se è vero che anche in questa annata sono stati sempre di più i nuovi appassionati che hanno affollato praticamente tutti gli eventi delle WSOP (ben 45 in totale, altro nuovo record del momento), va detto che soprattutto  in questa stagione sono stati molti nomi già noti del circuito a piazzare più di una zampata vincente.

A cominciare naturalmente dal quinto braccialetto ottenuto da Phil Ivey, ancora una volta nella sua specialità preferita del Pot Limit Omaha (ad oggi del resto non è ancora mai riuscito a centrare l’obiettivo in un torneo Texas No Limit), diventando così il giocatore più giovane della storia ad aver raggiunto quel traguardo.  Proprio alla fine di quel torneo lo stesso Ivey dichiarò come “posso arrivare a vincerne 30” riferendosi ai braccialetti. E in quanto a talento non sarebbe nemmeno così impossibile, solo che il destino non deve aver gradito molto quella sua presunzione, se è vero che a tutt’oggi siamo ancora fermi a 10

L’ultimo braccialetto di TexasDolly

Annata storica questa anche perchè segna il decimo e ultimo braccialetto raccolto dalla leggenda Doyle Brunson. Il torneo è uno di quelli tosti, un 5mila short-handed no limit, quindi particolarmente aggressivo come field e tipologia di gioco. Ma il buon Doyle si vede che ha saputo ben adattarsi, nonostante un avversario terribile sul finale a tre left come Scotty Nguyen.

Sarà anche la vincita più alta mai ottenuta in un solo torneo delle WSOP per lui, che pure arriverà a premio altre volte senza mai però ripetersi. E visto che ha già annunciato ampiamente il suo ritiro dalle scene, almeno per i tornei così lunghi delle series, c’è da pensare che il conto finale sia questo. Non è detto sia così anche per il suo primo discepolo, il figlio Todd, che proprio in questa tornata è riuscito ad emulare almeno in parte il padre, vincendo il braccialetto nel torneo di Omaha High-Low. E’ ancora l’unico della sua carriera, ma per lui ci saranno ancora altre possibilità.

Il decimo braccialetto di Johnny Chan

Curiosamente, un’altra leggenda del poker come Johnny Chan in questa stessa stagione conquista il suo decimo braccialetto in carriera. Anche per lui è l’ultimo al momento, con la differenza che non sono certo finite le sue possibilità di migliorare lo score.  Il torneo è un Pot Limit Hold’em, e oltre che per la sua splendida vittoria sarà ricordato anche per un head’s up finale spettacolare contro un soggetto particolarmente difficile come Phil Laak, in una sfida che ha visto due tipologie di gioco decisamente agli antipodi: il solido Chan contro il folle (quasi maniac) Laak.

Sappiamo com’è andata, ma certo deve essere stato un bello spettacolo. Il rush di Chan poi non si è esaurito, e almeno in un altra occasione, un torneo Limit Hold’em, ha rischiato di fare il bis di vittorie, chiudendo però solo al secondo posto.

Gli altri protagonisti

Tra i tanti altri vincitori, i nomi che rimangono più in mente sfogliando la lunga lista sono certamente quelli di Erik Seidel (che ottiene qua il suo settimo braccialetto in carriera con una prima moneta di oltre seicentomila dollari), il secondo braccialetto di Barry Greenstein e il terzo di un Allen Cunningham che in quegli anni ha sicuramente fatto vedere un bel poker e una certa costanza di risultati (non a caso ne otterrà altri due nei due anni successivi).

C’è poi stato il primo e unico braccialetto di Jennifer Tilly, splendida attrice (candidata anche a un premio Oscar) che si aggiudica un evento “ladies” con oltre seicento giocatrici iscritte. Vedremo poi molto spesso la Tilly in molte tra le più importanti trasmissioni dedicate al poker di quegli anni (e a venire).

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photo courtesy of Pokernews

E poi ci sono naturalmente tanti nomi “meteora” che hanno preso al balzo il rush di quel momento per portarsi a casa il trofeo e un ricco premio, per poi non riuscire più a ripetersi a quei livelli. E’ il caso per esempio di Mark Seif, che riuscì addirittura ad aggiudicarsi 2 Braccialetti oltre a circa 800 mila dollari di premio. Quando si dice sfruttare bene il “rush”.

Il Main Event: la vittoria di Joe Hachem

La ciliegina sulla torta è però come sempre il Main Event. Sono stati ben 5.619 gli iscritti di quell’anno, per un montepremi totale di oltre 52 milioni di dollari. Inutile dire che fu un record assoluto per i tempi. A giocarsi quel titolo un paio di nomi abbastanza conosciuti come Andy Black e certamente Mike Matusow che all’epoca aveva già comunque vinto altri due braccialetti.

Ironia della sorte è proprio il giocatore più esperto però a lasciare per primo il tavolo. E pian piano fu chiaro che quello era il momento propizio per far arrivare per la prima volta il bracciale più importante del mondo nella terra dei canguri, con Joe Hachem che si aggiudicò il titolo per la prima (e unica volta) in carriera.

Non possiamo però parlare di una meteora nel suo caso, perchè ad  oggi ha collezionato oltre dodici milioni di vincite nei tornei live. Ma è indubbio che così come dal niente era arrivato nel giro di pochi mesi a vincere il torneo più importante al mondo, da tempo il momento migliore del player australiano sembra ormai passato.

 

 

 

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