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il 26 Ago 2022

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Il nuovo approccio ai bluff di Romain Lewis

Il nuovo approccio ai bluff di Romain Lewis

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Rivoltare le proprie abitudini, nella vita come al tavolo da poker, è più facile a dirsi che a farsi.

Questo perché oramai sono meccanismi interiorizzati e ben oliati che viaggiano in automatico a livello inconscio.

Ma se c’è la volontà, tutto è possibile. Lo insegna Romain Lewis. In un corposo contenuto pubblicato sul blog della poker room francese Winamax, il compagno di trasferte di Mustapha Kanit ha spiegato come è riuscito a rivoltare come un calzino il suo approccio ai bluff.

 

Il disagio di tornare a bluffare dal vivo

In apertura Lewis ha ricordato il disagio di tornare a bluffare nei tornei di poker live dopo i due anni di pausa per il COVID.

“Ho un ricordo abbastanza vivido del mio primo torneo dopo la ripresa post Covid. È ottobre 2021, un $ 1.500 6-max alle WSOP. Sto vivendo l’inizio della mia quarta trasferta WSOP a Las Vegas. E’ il mio sesto anno come giocatore professionista, tuttavia, dopo 18 mesi di assenza dal circuito, sono molto sorpreso dalle mie reazioni, che mi fanno capire che non sono più a mio agio come prima. Sto facendo uno dei miei primi bluff dal vivo dopo quasi due anni, il cuore mi batte molto più forte del previsto. In questa occasione ricordo come le sensazioni dal vivo siano estremamente potenti, a maggior ragione dopo una lunga pausa. Non è che siccome ho giocato un milione di mani necessariamente la fiducia debba sempre regnare: non funziona così. Il mio avversario mi sta guardando e sicuramente coglie il mio disagio: chiama e il bluff non passa.”

 

L’insegnamento di Adrian

Quel disagio per Romain è stato molto più di un campanello di allarme. La soluzione gli è arrivata dal compagno di team Adrian Mateos durante una Masterclass.

“Decido allora che uno dei punti mentali più importanti della mia estate sarà essere più calmo nei momenti di stress. In fondo è per questi momenti che amiamo questo gioco: sono i ricordi più suggestivi, le emozioni, gli elementi della nostra riflessione interiore che ci segnano di più. “Devi apprezzare i momenti stressanti”, ci ha detto Adrián Mateos durante la sua Masterclass durante il seminario del Team Winamax. La sua frase mi è rimasta impressa, perché è vero: più ti abitui al disagio, più puoi goderne, più diventa facile il tuo poker. Per quale motivo dovrei mettermi un ulteriore carico di pressione solo perché sto bluffando? Ho già preso la mia decisione, che spero sia razionale. Devo affrontare i miei dubbi e le mie emozioni davanti a un avversario che ha il compito non facile di risolvere l’enigma. Devo cercare di semplificarmi la vita.”

 

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Coltivare il distacco emotivo

A Romain l’insegnamento di Mateos ‘ha fatto vedere la luce’. Secondo quanto scrive il francese, dopo la presa di coscienza del problema, nella sua testa si è fatta viva una vocina che non aveva mai sentito prima:

“Tutti questi meccanismi di difesa, queste voci che echeggiano nella mia testa durante le deeprun delle WSOP, vengono amplificate durante i momenti più importanti dei tornei più importanti. Ecco perché ci sono solo una manciata di giocatori in grado di fare il loro miglior gioco in questi momenti. Devi iniziare accettando la difficoltà del compito e acquisire esperienza. Dobbiamo accettare che i nostri colpi più brutti, che potrebbero farci vergognare, servano invece di lezione o di allenamento, con l’obiettivo di acquisire fiducia e distacco. Le mani che odierai in questo momento, ma che alla fine ti avvantaggeranno a lungo termine, esistono. È diventato uno dei punti su cui mi concentro di più: cercare di trovare punti che prima non riuscivo a trovare. È pericoloso, ma mi sento pronto.”

Lewis ha notato subito gli effetti ai tavoli di questo nuovo approccio:

“Quest’anno ho quindi cambiato l’approccio al torneo rispetto agli anni precedenti. Ho attaccato in modo più aggressivo con taglie più elastiche e potenzialmente più grandi. Dopotutto, giochiamo a Texas Holdem senza limite di piatto: quindi perché non utilizzare la dimensione del nostro stack per uscire da idee preconcette? Quindici minuti dopo essermi seduto, ho puntato due volte il piatto con gutshot, difeso dal BB su un board king-high che il mio avversario non aveva c-bettato. La prima voce, quella un po’ stressante, è sempre la stessa. “Ma perché hai scelto questa strategia? Perché andare contro l’idea che avevi quando hai giocato gli altri Main Event? Pensi davvero di riuscire a fare un grande bluff river al secondo livello?” Poi, quando il mio avversario ha restituito le sue carte al dealer, una voce timida e nuova di zecca mi è saltata in testa. È quella che non parlava troppo nei precedenti Main Event. Mi ha detto: “È solo una mano, è stato molto bello ma non lasciarti trasportare”.

 

I frutti del nuovo approccio

Dopo quel bluff, da un punto di vista emotivo la strada è stata in discesa per Romain:

“È stato un pot piccolo e insignificante, ma che mi ha colpito in quel momento. Il Main Event è il torneo a cui tengo più di ogni altro, ma se sono paziente e trovo buoni spot da bluffare, devo prenderli. E’ difficile, e lo sarà ancora di più con l’avanzare del torneo. Ma se troppe luci sono verdi, ora devo vincere la mia paura. Tuttavia, non devo essere troppo avido, e questa è la parte più complicata: questa vocina aumenta di potenza ad ogni bluff riuscito… Alla fine del Day 1 faccio check/raise al flop, poi al turn punto di nuovo, con una size grande, prima di mollare al river. Ne esco un po’ scosso da questa mossa perché penso che una terza bet avrebbe funzionato. Eppure ho avuto l’impressione di aver imparato la lezione un’ora prima. O non avrò capito niente? Mi gira la testa… Ma una lezione non si può imparare tutta in una volta: occorre necessariamente tempo per integrare ogni nuova idea. Le chips vanno e vengono, ma è ciò che ti rimane in testa che conta.”

 

Anche grazie al nuovo modo di affrontare i bluff, Romain Lewis ha chiuso il Main Event WSOP in 542° posizione per 25.500$ di premio.

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