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il 27 Ott 2012

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Poker Coaching – approccio generale per coach e allievi

Poker Coaching – approccio generale per coach e allievi

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Scrivere un post come quello che sto per proporvi non è semplice. Da un lato rischia di essere autocelebrativo – e credetemi – è l’ultimo dei miei scopi. Dall’altro vorrebbe provare a dare consigli e dare consigli è difficile. Quello che stiamo per andare a vedere riguarda il coaching e quelle che dovrebbero essere le “regole” alla base di un buon servizio del coach nei confronti del coachato.

E’ un anno ormai che seguo ragazzi; ho avuto una cinquantina di studenti e “in carriera” ho circa 400h di lezione fatte. Se siano tante o poche non ne ho idea, ma, forse, sono un numero sufficiente per fermarsi a ragionare un attimo su quello che si dovrebbe fare per fornire un insegnamento corretto, su quali siano le cose da affrontare e quelle da evitare. Se non volete prenderli come consigli, prendeteli come una riflessione personale; non si sa mai che ne possa, comunque, scaturire qualcosa di buono.

Il target di questo post, tendenzialmente, vorrebbero essere i coach, ma se siete studenti – non necessariamente miei studenti – potete prendere degli spunti interessanti e cercare di capire se state spendendo bene il vostro denaro.

1. Simpatia: se dovete fornire un servizio ad una persona, siate simpatici. Non è che dobbiate fare i burloni a tutti i costi, ma affrontare la sessione di coaching in maniera allegra, come se realmente, si spera, vi piacesse fare lezione è di gran lunga un buon segnale e aiuta il coinvolgimento. Ci sono giorni in cui fare lezione può essere pesante, ci sono giorni in cui non si sta bene. Anche in queste occasioni, però, cerchiamo di dare il nostro massimo dal punto di vista “umano”. Essere belle persone aiuta in ogni cosa, lavoro o non, che affronteremo nella vita. Iniziare ad essere “solari” con i nostri studenti può essere un buon allenamento e sicuramente ci farà meritare di più la cifra che richiediamo loro.

 

2. Disponibilità: quando uno studente compra delle ore, per come vedo io questo lavoro, non solo acquista il tempo delle sessioni di coaching, ma compra anche tempo extra sessione. Essere disponibili su Skype per un paio di hand histories al giorno non è un gran fardello per noi e può essere di sincero aiuto per loro. Una mail, un pm, un post su ItaliaPokerForum: tutti elementi che rientrano nelle nostre mansioni, quindi se anche è Domenica e non abbiamo lezione, dare un’occhiata alle mani o alle domande (rapide) dei nostro coachati non è uno sforzo, è il completamento del servizio per cui siamo pagati.

 

3. Ascolto: ci sono momenti in cui accanto al coaching tecnico, dobbiamo fare coaching mentale. Non prendiamolo come una attività extra e di poco conto: saper ascoltare è importante, sempre. Sentiamo whines e bad beats e discutiamo di gestione del bankroll e del tilt. Non sarà tempo sprecato per i nostri studenti, che, in alcune situazioni particolari, potranno trarre maggior giovamento da un’ora “terapeutica”, piuttosto che da un’ora tecnica.

 

4. Organizzazione: siate puntuali. Quando un coachato arriva in ritardo impazzisco perché magari ho altre 3/4h dopo. Siete pagati per essere al pc alle 21? Salvo casi rari, arrivare alle 21.30 non ha scuse. Se questa regola è rispettata, posso aspettarmi anche dai miei studenti la medesima puntualità.

 

5. Professionalità: siate professionali. Salvo urgenze, non si mangia mentre si fa lezione, non si mastica. Non si scrivono messaggi e non si grinda.

 

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6. Durata delle ore e schedule: difficilmente una sessione di coaching dovrebbe terminare dopo 60 minuti. Magari ci sono spot ancora da discutere, magari c’è un argomento interessante da approfondire. Magari non c’è nulla da fare, ma 10/15 minuti in più non sono un grande problema e rientrano in quel tempo extra comunque pagato dai nostri allievi. Se ho lezione dalle 21 alle 23 con due ragazzi diversi, so che non finirò prima delle 23.30, ma è giusto così. La gente si aspetta un’ora perché per quella ha pagato. Sicuramente con 75 minuti il servizio fornito sarà migliore.
Ogni quanto ha senso fare lezione? Questo credo sia molto personale, siccome dipende dal rapporto tra coach e coachato. Più di una lezione alla settimana spesso non ha ragione d’essere tranne che in due casi: argomenti complessi per i quali è necessario unire teoria e pratica in tempi ragionevolmente brevi per un più completo insegnamento, oppure studenti nuovi alla disciplina con i quali passare da subito qualche ora insieme per dar loro una corretta impostazione.

 

7. Coaching vs grinding: chi coacha per professione probabilmente offre un buon servizio. Chi grinda e coacha insieme, magari anche solo 30k hands mese, offre un servizio migliore. Avere contatto diretto con il gioco è importante e aiuta a sentirsi maggiormente “sul pezzo” quando si affrontano sessioni live o spot con i nostri studenti.

 

8. Pacchetti di lezioni: ripeto spesso ai miei coachati che abbiamo uno dei lavori più belli al mondo. “Stipendi”, perché noi di ItaliaPokerGrinder paghiamo le tasse sul nostro servizio, decisamente decorosi per parlare in un microfono di argomenti che sono la nostra passione. Spettacolare! Personalmente lavoro spesso a pacchetti per le prime 5h. Mi sembra corretto prenderci un tempo ragionevole per conoscerci a vicenda e indagare, soprattutto con studenti dei microstakes, quali siano le lacune più evidenti e come riempirle. Oltre le 5h, lascio sempre libera decisione sul proseguimento del corso: spesso loro stessi prendono un altro pacchetto della medesima durata, altre volte facciamo ore aggiuntive sulla base della necessità. Pensare di vendere un pacchetto da 20h, secondo me, è un tentativo di legare il coachato al coach. Siamo sicuri che sia il metodo migliore per insegnare? Per guadagnare, sicuramente. Per trasmettere conoscenze, dipende. In alcuni casi, magari lo è per davvero; in altri, dopo 8/9 lezioni, soprattutto con players degli small stakes+, si sono esauriti gli argomenti di conversazione. Ha senso proseguire?

 

9. Tariffe: credo che le tariffe dipendano da quello che il coaching rappresenta per noi. Vogliamo fare tante ore free variance perché ci piace trasmettere insegnamenti e il contatto umano? Probabilmente scegliere un hourly rate inferiore al nostro effettivo derivante dal grinding, ha senso. Vogliamo pochi coachati? Alzare i prezzi è legittimo. Vogliamo mixare coaching e grinding? Possiamo prendere esattamente il valore di €/h fornito da Holdem Manager o simili e applicare quello. In relazione al punto 5, spesso effettuare sconti su pacchetti grandi è una scelta sensata, basta che non si cerchi – ancora – tramite lo “sconto” di catturare allievi per più sessioni del necessario.

 

10. Argomenti delle lezioni: se il vostro coach inizia ogni ora con “umh…cosa vuoi fare oggi?” probabilmente sta sbagliando qualcosa. Ci saranno ore meno interessanti di altre, ma in ciascuna sessione si dovrebbero trovare argomenti di discussione, preferibilmente previamente individuati durante i giorni antecedenti alla lezione. Per le tematiche, la suddivisione è semplice: ghosting, hand e video review, argomenti teorici.
Ghosting: funziona soprattutto con i beginners. Vedere da subito il gioco e macroleaks di players micro/low stakes è determinante per impostare correttamente il corso. Non può, però, in alcun modo essere l’unico mezzo di insegnamento. Se Hero è card dead per 60 minuti, servono argomenti di discussione, che devono nascere da entrambe le parti.
• In correlazione all’ultima frase del punto precedente, non ha senso per gli studenti pagare per un servizio e presentarsi “a mani vuote” all’ora fissata. Una delle prime domande di un coach dovrebbe essere: “Hai mani dubbie? Domande?” e, visto che si suppone che il coachato grindi, la risposta dovrebbe essere sempre sì. In caso negativo, andiamo sul database di Holdem Manager, cerchiamo piatti grandi delle ultime sessioni o analizziamo le statistiche, ma fare hand review è di gran lunga più produttivo. Osservare hand histories, fare domande sul range di Oppo, cambiare le carte dello spot e sentire come gli studenti si adeguano, sono tutte cose che aiutano a costruire collegamenti mentali vincenti e un thinking process potenzialmente corretto.
• Ci saranno lezioni in cui ci si ferma e si discute di teoria: gli studenti meno volenterosi le odiano, ma insistete su discussioni come range di 3bet polarizzato/depolarizzato o quando e perché isolare i limpers. Sono basi fondamentali e chi è predisposto al gioco assorbirà veramente in fretta queste nozioni, modificando il proprio atteggiamento nelle sessioni successive.

 

11. Rapporto con gli studenti: non siamo balie. Fermo restando quanto detto al punto 3, non siamo messi li per fare da bambinai ai nostri coachati. Dico sempre chiaramente, fin dalle prime lezioni con un ragazzo nuovo, frasi del tipo “ti insegno la tecnica, ci facciamo ore e ore – se serve e me lo chiedi – sulla gestione del tilt, su concetti come stop loss, sul perché stiamo grindando e su quali siano i nostri obiettivi, ma se ti va di gamblare perché ti annoi o se credi che il livello a cui ti ho consigliato di partire sia “poco divertente”, allora non posso fare molto per te.” L’esperienza insegna a tutti noi che alcuni arrivano e altri no. Non intestardiamoci a far comprare ore e ore a studenti poco portati; non è giusto per loro e neanche per noi, perché quel tempo che occupiamo potremmo dedicarlo a qualcun altro. Non sto dicendo di abbandonarli alla loro strada, ma evitiamo di sfruttare – eccessivamente – grinders wannabe che “non potranno mai arrivare”.

Credo e spero che nei punti sopra ci siano riflessioni valide per coach e coachati. Mi piacerebbe avere un parere anche da altri ragazzi appartenenti ad entrambe le categorie, sugli elementi che ho evidenziato. Per quanto uno creda di fare bene il proprio lavoro, probabilmente c’è sempre un margine di miglioramento. Alcuni, con la loro esperienza, possono correggere e/o aggiungere alcune cose a quelle sopra esposte, quindi discutiamone, perché solo dal più sincero confronto nasce qualcosa di veramente buono.

Note conclusive:
– liberamente ispirato da “The Poker Coaching FAQ” – DC – WiltOnTilt & jk3a
– ogni riferimento a persone specifiche è puramente casuale; nessuno – coach e coachati – si senta chiamato in causa
– a livello prettamente personale credo di rispettare quasi nella loro globalità i punti di cui sopra, anche se ovviamente i pareri migliori vengono dai nostri coachati e non dalle nostre impressioni

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