Melissa Burr sulla promozione del poker online: “Darei a tutti la possibilità di indossare la patch!”

Il poker online in New Jersey, dopo la legalizzazione del 2013, non è mai decollato. La dottoressa in ‘marketing & management’ Melissa Burr ha comunque idee piuttosto chiare su quali possano essere i motivi di tale ‘debacle’.

Per chi non la conoscesse, lei è la prima donna ad aver centrato l’in the money al Poker Player Championship da 50.000$ alle World Series: raggiunse il tavolo finale lo scorso anno per 165.000$.

Melissa gioca professionalmente a poker da quindici anni, è specializzata nei mixed games e ha fatto la sua fortuna ai tavoli di cash game live di Atlantic City. Non è affatto, quindi, l’ultima arrivata.

La cosa che l’ha sconvolta più di ogni altra è questa: una buona percentuale dei residenti del New Jersey nemmeno sa che è possibile giocare, legalmente, a poker online. La mancanza di visibilità, dunque, è di per sé già una pecca grave.

Ogni sito di poker online, poi, è collegato con un casinò vero e proprio di Atlantic City. Eppure rimane debole il rapporto tra le due parti. Non c’è, infatti, quel gioco di squadra che potrebbe essere semplice da costruire e vincente.

Cosa fare per rafforzare questo legame? Attraverso un sistema di punti (una sorta di VPP PokerStars) il giocatore dovrebbe avere la possibilità, secondo la Burr, di poter ‘vincere’ un soggiorno. Va al casinò, dorme sì gratis, ma spende poi soldi tra ristoranti, roulette, black jack e negozi.

Facile no? Eppure lassù non ci sono ancora arrivati.

Il marketing, talvolta, è piuttosto semplice da fare. E poco costoso. A Melissa è rimasta in mente una trovata dell’Aria Casino di Las Vegas, famoso anche per le partite high stakes.

Era in corso un torneo e PartyPoker, in un grande contenitore all’ingresso della poker room, mise a disposizione dei giocatori centinaia di patch. Chi voleva, poteva prenderne una e apporla sul petto. Quale occasione migliore per Michael, Steve, John e Tom di emulare il loro professionista preferito?

Soluzione geniale, estremamente economica e riproducibile in tornei di ogni tipo, anche dal buy-in piccolissimo. Pubblicità quasi a costo zero.

La Burr, comunque, non salva nemmeno i colleghi professionisti. Sono colpevoli, secondo lei, di isolarsi con le loro scintillanti cuffie, vogliosi solo di prendere, prendere e prendere (soldi ai ‘fish’…) senza però dar nulla in cambio.

Dovrebbero, a parer suo, promuovere il poker online semplicemente parlandone bene agli altri, invogliando così i frequentatori dei casinò ad aprire un conto gioco per provare quella ‘comoda’ esperienza.

Consigli validi, forse, a tutte le latidudini…