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Strategia

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il 24 Mag 2015

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Leveling: come evitare di pensare troppo e farci del male da soli

Leveling: come evitare di pensare troppo e farci del male da soli

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I livelli di pensiero, teorizzati la prima volta nel libro “No-Limit Hold’em theory and practice” di David Sklansky, al capitolo “Multiple Level Thinking”, sono la base di tutta la componente psicologica del poker.

I livelli di pensiero corrispondono alla complessità dei ragionamenti in-game, sia nostri che dei nostri avversari, e sono di fondamentale importanza per poter giocare correttamente indipendentemente dalle carte che abbiamo in mano.

Ecco i livelli di pensiero specificati nel libro di Sklansky, che è una vera e propria ‘Bibbia’ per neofiti:

Livello 0: Conoscenza nulla, gioco “a caso”.
Livello 1: Conoscenza essenziale, valutare il punto che abbiamo in mano.
Livello 2: Conoscenza sufficiente, valutare il punto che abbiamo in mano e che ha in mano l’avversario.
Livello 3: Conoscenza buona, pensiamo a cosa rappresentiamo e a cosa pensa l’avversario.
Livello 4: Conoscenza ottima, pensiamo a cosa l’avversario pensa che noi pensiamo della sua giocata.
Livello 5: Conoscenza eccellente, valutiamo l’idea dell’avversario sul nostro pensiero e come cerca di sfruttarla.

Livello n: Cosa pensiamo che lui pensi che noi pensiamo che lui pensi ecc. valutando come questo incida sull’action della mano in corso. I livelli di pensiero virtualmente possono proseguire all’infinito, anche se si tende a non superare questi cinque descritti.

È evidente che per approfittare del thinking level dell’avversario, il nostro livello deve essere superiore al suo di uno ed uno soltanto: questa è la tecnica chiamata ‘leveling’ (che ultimamente sta assumendo anche il significato di “trollare” quando viene utilizzata in contesti esterni al gioco)

Quando pensiamo ad un livello inferiore infatti facciamo ovviamente il gioco del nostro avversario, se pensiamo allo stesso livello il vantaggio si annulla, ed ancora peggio quando pensiamo due livelli sopra si arriva all’odiatissimo auto-leveling.

L’auto-leveling è molto intuitivo da capire: se noi ragioniamo al livello 2 contro un avversario al livello 0, sbaglieremo nel valutare cosa ha in mano, in quanto lui non ci fa proprio caso!

Quindi potremmo passare una coppia d’assi pensando che lui abbia doppia e vederlo girare air, oppure value-bettare il nostro set su un board complicato pensando che “scala non la può mai avere” per poi vederlo girare proprio la mano che temevamo

Salendo di livelli, l’auto-leveling diventa più sottile ma sempre problematico: pensiamo a cosa stiamo rappresentando agli occhi dell’avversario quando a lui non interessa proprio, o pensiamo a come sta sfruttando il suo range percepito per outplayarci mentre lui non sa nemmeno cosa sia il suo percepito e gioca soltanto con mani di valore.

Questo over-thinking porta a gravi errori che incidono fortemente sul nostro stack, ed è bene stare attenti e prevenire piuttosto che sbagliare e poi leccarsi le ferite.

Quando si gioca online l’auto-leveling deriva spesso da una nostra valutazione sulle statistiche dell’HUD dell’avversario, a volte al suo status VIP elevato che ci fa pensare che sia più bravo di quanto sia in realtà, o ancora da qualche frase scritta in chat che ci dà un’idea errata sul suo conto.

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• Le stat possono darci un’idea su che tipo di giocatore sia, non a che thinking level ragioni: certo, spesso un giocatore con VPIP 23 e PFR 19 penserà meglio di un “30/8”  ma pensate forse che due giocatori con le stesse stat pensino per forza alla stessa maniera?

• Che sia Chrome Star o Supernova Elite non fa la differenza: indica soltanto quanta rake produce, ed anche se i SNE sono sicuramente molto bravi non è detto che ragionino ad un livello così alto contro chiunque.

Giocando live il discorso diventa un po’ più difficile: non abbiamo prove scritte ma molte sensazioni, che spesso non considerarle diventa a sua volta un errore. Possiamo sopravvalutare un giocatore per il suo abbigliamento da pro, per la sua attitudine ai tavoli o per i semplici tell che percepiamo mentre fa un’action che non riusciamo a comprendere. A volte anche la stanchezza del live, o il tilt, o altri fattori interni possono trarci in inganno sul giudizio dell’avversario.

• L’abbigliamento conta poco, ricordatevelo. Non nulla, ma sicuramente poco, e prima di usarlo come info vi conviene confermare i vostri sospetti. Prendete ad esempio l’ultimo paragrafo di questa intervista a Marco Della Tommasina

• Davvero pensate che se qualcuno sta zitto ed immobile a fissarvi attraverso lenti scure sia capace di ragionamenti più intricati di quello seduto al suo fianco, che fa baccano e parla costantemente? Detta così chiunque direbbe di no, ma seduti ai tavoli può capitare

• I tell possono tradire un’emozione, non un thinking level: può essere nervoso il debuttante come il veterano, e chiaramente entrambi penseranno alla loro maniera.

• Stanchezza, tilt, affaticamento… beh, qua c’è davvero poco da fare: bisogna lavorare su sé stessi e cercare di accorgersi il prima possibile di quello che sta accadendo. Cercare di spezzare questo affaticamento psicologico prendendo un bel respiro, un bel sorso d’acqua fresca e sperare che funzioni… Poi appena tornati a casa subito a leggere Poker Mindset!

Ma allora cos’è che dobbiamo considerare nella guerra di levelling? È molto semplice. Solo le mani giocate dai nostri avversari.

Per essere sicuri del leveling, cercate di immedesimarvi in loro ad ogni mano possibile e di capire perché hanno tenuto una condotta diversa da quella che avreste tenuto voi. Prendete una nota, anche mentale, di che livello di pensiero ha tenuto l’avversario in una mano specifica e perché.

Osservate molte, se non tutte, le sue mani, analizzatele e confrontatele, cercate di capire se il suo livello è sempre lo stesso, se è sempre coerente, e quali percorsi segue il suo ragionamento. A quel punto avrete un’idea abbastanza nitida di che giocatore sia e saprete a che livello di pensiero dovete arrivare per avere la meglio.

È chiaro che non è facile stare così focused per tutto il tempo, ma nessuno ha mai detto che avrebbe dovuto essere facile; la concentrazione è il leak più comune del player medio ed il vantaggio più grande di molti tra i più grandi campioni… direi che vale la pena lavorarci su!

 

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