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il 14 Giu 2015

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Quanto incide la varianza sul nostro r.o.i. atteso?

Quanto incide la varianza sul nostro r.o.i. atteso?

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La varianza è un tema sempre attuale per ogni poker player.

Abbiamo approfondito più volte l’argomento, anche grazie al contributo di professionisti come Massimo ‘Maxshark’ Mosele, che ha messo a disposizione la sua competenza in materia per dimostrare quanto sia importante possedere un bankroll solido.

In questa occasione analizzeremo assieme a Gabriele Lepore, poker pro del team Sisal, l’incidenza che la varianza ha sul nostro R.O.I. atteso, prendendo in esame i dati relativi ad un gruppo di 30 stakati con cui collabora in qualità di coach da oltre tre mesi:

Per capire meglio i discorsi relativi alla run/varianza ho preso 3 esempi di simulazione in modo da evidenziare come variano i dati all’aumentare del numero di tornei giocati. Nei grafici riportati sotto ci sono tre simulazioni fatte sui tornei della schedule serale presente su iPoker. Ho stimato in modo approssimativo diversi dati (numero partecipanti, payout, rake e roi atteso) e ho simulato per mille volte rispettivamente 10, 100 e 1000 sessioni composte da 9 tornei ciascuna associandoli ad un determinato roi“.

Ecco i tre grafici proposti da Galb: sull’asse delle ascisse indicato il numero delle sessioni giocate, su quella delle ordinate invece il profitto corrispondente a seconda della ‘run’, con venti esempi ciascuno sui mille elaborati.

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Comparatore Bonus

Questo comparatore confronta i bonus di benvenuto attualmente verificabili sui siti degli operatori italiani. Questa tabella ha una funzione informativa e gli operatori sono mostrati in ordine casuale.

 

Come si evince dai grafici, in proporzione i soldi vinti sono sempre gli stessi: 348$ su 10 sessioni, 3468$ su 100 sessioni e 34768$ su 1000 sessioni. Ma mentre nelle simulazioni con 1000 sessioni non vi è un solo caso nel quale un giocatore chiude senza fare del profitto, in quelle da 100 sessioni nel 4% dei casi ci sono giocatori perdenti. Su 10 sessioni invece ben il 33% delle simulazioni si conclude con un saldo negativo.

Da ciò si capisce benissimo – prosegue Galb – perché il roll e la costanza nel grinding siano fondamentali. Inoltre da questa analisi si deduce quanto sia’ importante concentrarsi sul gioco e non sui risultati, perché la run è impossibile da controllare e ‘runnare male’ non solo è possibile ma è assolutamente nella norma! Per questo motivo ho consigliato ai ragazzi di provare a ragionare in modo diverso: il loro obiettivo deve diventare uno solo: giocare al meglio le sessioni, con la consapevolezza che nel 96% dei casi ogni 100 giocate bene si chiuderà con un discreto profitto, molto probabilmente vicino all’atteso. Di conseguenza è inutile ‘whinare’ su un campione di 10 sessioni lamentandosi della ‘run’, dal momento che per capire veramente di che pasta è fatto un giocatore ne occorrono circa un migliaio“.

Un invito quindi a concentrarsi soltanto sulla qualità del gioco, in quanto la variante aleatoria può distorcere l’atteso soltanto se non si ha una visione abbastanza ampia del proprio andamento.

Detto questo – aggiunge Galb – su un gruppo di trenta stakati statisticamente soltanto uno dovrebbe chiudere in negativo su 100 sessioni. E’ improbabile ma possibile che capiti a più di uno, di certo pero’ su 1000 sessioni, come si può vedere vedere nell’intervallo di confidenza, un giocatore con un roi medio del 24% può avere un’oscillazione che va dal +13% al +37%, con soltanto lo 0,3% di probabilità che il dato finale differisca in positivo o in negativo da questo range. Per contro nell’arco di 100 sessioni la forbice si allarga notevolmente, facendo oscillare il roi da – 17& a + 69%. Un’oscillazione che si accentua spropositatamente nell’arco di 10 sessioni, variando dal – 68% al + 192%. Insomma è davvero sorprendente quanto il roi possa differire dall’atteso se non si misurano i dati in un arco di tempo sufficientemente ampio“.

 

 

 

 

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