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il 6 Ago 2018

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Il più grande problema dei tornei live per Tom ‘durrrr’ Dwan

Il più grande problema dei tornei live per Tom ‘durrrr’ Dwan

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“Da quel che ho visto in quei pochi tornei giocati ultimamente, posso dire che tanti giocatori hanno portato il concetto del ‘fissare l’avversario’ a un nuovo livello, prendendosi molto, troppo tempo per ogni mano. Credo che l’ego di alcuni player stia prendendo il sopravvento e non è così divertente. Non è questo il poker sportivo”

Nonostante l’intera community lo ricordi, in primis, per il suo sguardo penetrante e le sue lunghe riflessioni, il Tom Dwan 2.0 sembra non riconoscersi più in quel tipo di giocatore. E attacca.

L’ex Enfant Profige del Cash Game della Golden Era si è infatti aperto alla telecamere di Pokernews rivelando di averne abbastanza riguardo il comportamento di alcuni colleghi al tavolo. Dichiarazioni piuttosto sorprendenti, specie per uno come lui, ma se racchiuse all’ambiente degli MTT possono comunque essere più che comprensibili. Il cash game è sostanzialmente un’altra cosa…

Che sia questo uno dei motivi principali per cui non lo abbiamo visto schierarsi al Big One For One Drop di Las Vegas?

Probabile. Anche perché Tom è stato intercettato a Jeju, durante le Triton Super High Roller Seris, dove di soldini che ballano ce ne sono davvero tanti:

“Qui il clima è diverso. C’è un mix di professionisti e amatori e quasi nessuno tanka in maniera esagerata. L’atmosfera è decisamente più gioviale e nei tornei così deve essere. Un professionista che squadra un’amatore lo mette in soggezione e non gli permette di vivere questo gioco come meriterebbe”.

Tom Dwan intervistato da Sasha Salinger (Pokernews)

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Immediate le reazioni social di alcuni Big. I primi a intervenire a riguardo sembrano condividere a pieno il Dwan-pensiero.

Antonio Esfandiari dice che “non potrebbe essere più d’accordo” mentre Bryn Kenney rincara addirittura la dose: “Credo che i professionisti che fissano a ripetizione gli amatori meriterebbero una penalità. Le persone hanno bisogno di capire quanto sia importante rendere il gioco divertente per attirare nuovi giocatori.”

Il tweet di Antonio Esfandiari.

Pur non sbilanciandosi sullo ‘Shot clock’ – del quale, a questo punto, non possiamo che pensare sia favorevole – Tom chiosa esprimendo un concetto passibile di plurime interpretazioni:

“Non credo che il poker possa mai essere riconosciuto come uno sport vero e proprio. Chi corre per miglia, chi gioca a calcio è uno sportivo. Questo è un gioco e noi siamo giocatori. Proprio per questo il divertimento dovrebbe essere la prerogativa numero uno, a prescindere dalle cifre in ballo.”

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