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il 5 Feb 2020

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Guida al Poker – Gli errori più comuni dei principianti al tavolo da poker

Guida al Poker – Gli errori più comuni dei principianti al tavolo da poker

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Per cominciare giocare a poker bastano veramente poche regole di base. Conoscere la scala dei valori delle carte e quel minimo di informazioni riguardanti il gioco. Ma trovarsi al tavolo solo con questi fondamentali è un po’ come consegnarsi nelle mani della dea bendata (che conta, certamente, ma non può guidare il nostro gioco) e, peggio ancora, dei nostri avversari.

Di solito durante le prime esperienze di gioco (ma vi assicuro, capita anche a giocatori molto meno inesperti), ci sono degli errori abbastanza comuni che viene quasi naturale fare, complice la voglia di giocare e spesso l’incapacità di coglierne subito la pericolosità (dando magari quasi sempre la colpa alla sfortuna, appunto). E’ utile quindi partire con il piede giusto, divertendosi ma cercando di essere subito consapevoli di qualche abitudine da togliere al più presto.

Giocare troppe mani

Proprio perchè abbiamo appena iniziato e siamo particolarmente carichi ed entusiasti, capita quasi sempre che nelle prime esperienze si sia portati a giocare molte più mani del dovuto. Stiamo tendenzialmente giocando per il gusto di divertirci, motivo per cui ogni mano è occasione utile per provare a vincere un piatto. Che di per sè non è discorso sbagliato, ma non avendo ancora la capacità e l’esperienza per gestire situazioni tanto diverse (come è ogni mano), stiamo semplicemente aumentando la possibilità di perdere ogni volta.

Ogni “mano di partenza” ha in realtà una sua probabilità di vittoria, e anche se siamo portati a pensare che in fondo ogni mano può legare qualcosa con le cinque in tavola, accade molto più facilmente il contrario. Dobbiamo quindi avere pazienza non solo nell’aspettare le carte giuste (almeno all’inizio), ma anche di valutare bene il momento in cui arrivano: la posizione al tavolo rispetto ai bui, l’azione che c’è stata prima di noi e tante altre piccole variabili. Non siamo ancora in grado di gestire tutte queste informazioni? Allora giochiamo meno mani e selezioniamo di più in partenza.

Fare troppi “Bluff” e nei momenti sbagliati

Per un motivo molto simile, molti giocatori alle prime armi sono portati a giocare comunque le loro mani che non hanno trovato aiuto dalle cinque sul tavolo. E come detto, giocando molte mani saranno molte più le volte che accade questo rispetto al contrario. Ma se è importante selezionare meglio le mani di partenza e non giocare sempre a prescindere, altrettanto importante è capire quando è necessario abbandonare il piatto e non ostinarsi a portare avanti le nostre puntate.

Soprattutto ai limiti bassi che si giocano di solito all’inizio, gli avversari sono generalmente portati a non foldare (scartare) troppe mani (come noi del resto), per cui in primis anche il “bluff” dovrebbe essere ridotto ai casi più essenziali. Il problema però è che la nostra inesperienza non ci consente di capire al meglio quali siano questi e quali invece quelli dove una nostra puntata appare totalmente senza senso. Ogni “Bluff” richiede comunque una sua costruzione e una sua coerenza che non sempre siamo in grado di costruire durante la mano. Motivo per cui in principio, non è così sbagliato pensare di affrontarli con molta prudenza e solo quando siamo sicuri che sia quanto meno credibile.

 

Sottostimare o sovrastimare la mano avversaria

A quanto sopra, si aggiunge poi un ulteriore problema. Non avendo ancora ben chiaro il “livello di pensiero” (lo approfondiremo poi in seguito) su cui sta ragionando anche il nostro avversario, saremo spesso portati a sovrastimare o sottostimare la sua mano a seconda delle poche informazioni che abbiamo (e che probabilmente sono errate non avendo l’esperienza per tradurle al meglio).

Ecco così che ci ritroviamo a pensare che in quella mano il nostro avversario non possa avere niente in mano, e che stia puntando solo per farci andare via dal colpo. Quasi che lo smacco di essere bluffati sia peggiore del chiamare la mano e trovarsi perdenti. E infatti molto spesso è così, molto semplicemente puntavano perchè avevano il punto (e sarà molto più spesso che non il contrario ai primi livelli).

Innamorarsi delle proprie carte

Capita poi che dopo vari giri in cui non stiamo vedendo carte, ne arrivino finalmente due molto belle. Classico esempio è quello di “AK”, ma vale per tante altre combinazioni che ci sembrano imbattibili e vogliamo assolutamente giocare fino alla fine. Il punto è che per quanto belle, nessuna coppia di carte è imbattibile prima della fine.

Se stiamo puntando forte e qualche altro giocatore ci segue o addirittura ci rilancia contro, dobbiamo intanto cominciare a rizzare le antenne. Così come se il nostro “AK” non ha legato nulla fino alla fine, non ha molto senso continuare a spingere senza motivo alcuno (questo non significa che non si possa vincere la mano lo stesso, ma solo che non dobbiamo pensare di vincerla solo perchè all’inizio avevamo le carte migliori) nè tanto meno chiamare fino alla fine solo per il macabro gusto di mostrare quanto eravamo forti in principio e che siamo stati davvero sfortunati (anche in questo caso, credetemi, capita più spesso di quanto si creda).

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Pensare solo alla (s)fortuna

Più di tutti gli errori di tecnica e strategia che si possono fare agli inizi, uno di quelli più deleteri (perchè poi rischia di radicarsi e compromettere tutto il nostro percorso di crescita), è quello legato al fatto che quando vinciamo siamo stati bravi e quando perdiamo è colpa della sfortuna. Come ripetuto più volte, la fortuna è certamente componente essenziale del gioco e di ogni vittoria. Ma è fondamentale aiutarla.

Per farlo, dobbiamo cercare prima di tutto di comprendere quella che è la “matematica” del gioco. Ogni scelta può essere più o meno buona a seconda delle probabilità che ha di riuscita. Sapere quante possibilità ci sono di chiudere quel determinato punto, è fondamentale. Ci permette di conoscere quali sono le carte migliori da giocare, i punti migliori a cui ambire, le possibilità di vincita in una certa situazione. Nonchè di comprendere quanto e come puntare in tutte quelle situazioni. Questo non significa che vinceremo tutte quelle mani, ma solo che, alla lunga, saranno più le volte in cui vinciamo che quelle in cui perdiamo. Che di fatto, è esattamente l’unico modo per vincere a poker sul lungo periodo.

Essere troppo passivi

Abbiamo detto che uno dei problemi è giocare troppe mani e fare troppi bluff. Ma è vero anche il contrario. Molti giocatori alle prime armi, oltre a giocare più mani del dovuto le affrontano anche in maniera molto passiva. Significa quindi che saremo sempre costretti a chiudere realmente il punto, perchè dovremo arrivare in fondo per vincere (e come detto, capita molto più raramente del contrario).

A parte il fatto che rendiamo la vita decisamente facile ai nostri avversari (che potranno fare il loro gioco senza timore contro di noi), saremo sempre più facilmente riconoscibili per le mani in cui avremo il punto. E’ il caso dei giocatori che fanno continui “call” anche con mani molto marginali, mentre spingono solo quando sono sicuri di avere il punto maggiore. Il risultato è che perderemo infinite chips quando non chiudiamo e ne vinceremo pochissime quando abbiamo il punto.

Giocare contro avversari troppo forti

Giocare in un tavolo con avversari molto più forti di noi, potrebbe essere sicuramente utile per imparare qualcosa in termini di strategia. Ma è una lezione cara da pagare alla lunga. Meglio quindi essere consapevoli dei propri limiti e cominciare dal giusto livello di gioco, con avversari alla nostra portata con cui poter sviluppare al meglio la nostra strategia.

Questo comprende quindi anche la scelta del limiti di gioco in cui cimentarsi. Partecipare a tornei di alto livello quando siamo agli inizi forse potrà essere adrenalinico, ma non è quasi mai una buona idea. Discorso poi che diventerà ancora più importante quando parleremo di “gestione del bankroll“, ovvero di quando sia importante giocare sempre con la libertà e la consapevolezza di non aver investito nulla al di sopra delle nostre possibilità.

Giocare in condizioni alterate

Il gioco del poker dovrebbe essere prima di tutto un divertimento. Ma poichè per quanto piccole ci sono anche delle cifre in gioco, soprattutto all’inizio dovremo giocare soltanto quando siamo in condizioni perfette. Non ha senso prendere parte a un torneo (più o meno lungo) se siamo particolarmente stanchi, o peggio ancora siamo appena tornati da una festa tra amici dove abbiamo bevuto una birra di troppo.

Parimenti dovremo stare attenti a non sederci a un tavolo quando siamo arrabbiati, troppo tristi, o con particolari condizioni emotive che renderebbero la nostra mente poco serena. Se è vero che il poker ha diverse componenti al suo interno, dalla matematica alla fortuna, è anche vero che moltissimo dipende dalla nostra capacità di concentrazione, pazienza e analisi. Compromettere uno di questi elementi, significa già partire con uno svantaggio notevole (a cui si aggiungono i vari difetti di inesperienza).

Anche in questo caso l’argomento è talmente importante per chi vuole approcciarsi al gioco del poker, che ne faremo un’approfondimento a parte parlando di quello che viene definito “Mindset“.

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