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il 4 Dic 2025

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Due cose che Alec Torelli direbbe al giovane sé stesso

Due cose che Alec Torelli direbbe al giovane sé stesso

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Cosa direbbe un pokerista oggi, con il bagaglio di esperienza accumulato nel corso degli anni, al giovane sé stesso?

Dopo Shaun Deeb, a cimentarsi nell’esercizio di scrivere una lettera al sé stesso di qualche decennio fa è stato Alec Torelli.

 

Il ruolo dei solver

Per iniziare, Torelli riflette su quanto sia cambiato il poker negli ultimi anni.

“Oggi i solver sono arrivati alle masse e hanno rivoluzionato tutto. I giocatori iniziano a fare cose approvate dal solver, come bettare small su certe texture, senza capire davvero perché. I solver fanno vedere che quelle small bet hanno un perché, ma fanno vedere anche quando checkare, overbettare e foldare. Molti giocatori prendono solamente una parte della equazione e la applicano ovunque, sbagliando. Quindi sì, oggi il gioco è più tosto, ma è anche pieno di nuovi edge da prendere. Più giocatori basano le loro decisioni sulle euristiche delle macchine invece che sul pensiero, più valore si ha nel capire bene le dinamiche. Oggi tanti giocatori sanno cosa fare, ma sono in pochi a capire il perché. La cosa diventa un problema quando si trovano in qualche spot che non hanno mai affrontato prima, o situazioni troppo complesse per un solver”.

 

Non giocare quando ti senti in dovere di farlo

L’italo-statunitense affronta poi un ambito più personale, riconsocendo di aver fatto nel corso degli anni ogni errore che potesse fare, dal giocare tiltato all’ignorare le regole della corretta gestione del bankroll.

“Direi due cose al me stesso giocane: medita e abbi più fiducia nella tua intuizione. Di solito hjo giustificato ogni mia decisione con la logica, raramente con la intenzione. Ho giocato quando avrei dovuto, non quando me lo sentivo. Adesso non gioco quando dovrei farlo, ma quando ho l’intenzione di farlo. Sembra semplice, ma è un modo di viverla completamente diverso.”

 

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Quella abitudine che cambia tutto

Per Alec diventare un giocatore di poker “di lunga durata” non significa solo conoscenza tecnica, ma anche stabilità mentale e fisica. Le sue abitudini quotidiane — meditazione, allenamento fisico e cura dello stile di vita — hanno un ruolo centrale.

“La meditazione mi aiuta a rispondere piuttosto che a reagire, e l’allenamento mi aiuta a stare calmo sotto pressione. Le due cose mi danno la fiducia che posso fare cose difficile, e le abitudini che mantengo rinforzano la mia resilienza e la certezza di portare a termine le cose. Queste abitudini sono la differenza tra il burnout e il durare venti o più anni in questo gioco”

 

L’importanza della condivisione

Un altro aspetto fondamentale nella visione di Torelli è l’importanza della comunità. Spesso il poker può essere un gioco solitario, e molti aspiranti giocatori rimangono bloccati non per mancanza di abilità, ma perché non hanno nessuno con cui poter discutere di strategia seriamente. Il confronto e la condivisione sono invece essenziali.

“All’inizio della mia carriera avevamo costruito una comunità con giocatori come Andrew Robl, Brian Rast, Tom Dwan, Doyle Brunson e altri giocatori di elite di Macao. Quelle conversazioni mi hanno reso il giocatore che sono oggi”

 

La lezione più importante

Per Alec Torelli, la carriera di un pokerista non ha un punto di arrivo.

“Non ci sono soldi, trofei o conferme dall’esterno che risolveranno quello che è insoluto dentro di te. L’ho imparato nel modo più duro. Ho vinto un milione di dollari prima che fossi abbastanza vecchio per poter bere – e l’ho perso in modo altrettanto veloce. Ho visto le vette più alte e il fondo del barile che questo gioco può offrire. Ho capito che il mondo esteriore è solamente un riflesso del nostro mondo interiore. Se voglio continuare a vincere in modo consistente, devo continuare a lavorare su me stesso.”

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