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il 3 Mag 2021

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La prima intervista da italiano di Alec Torelli

La prima intervista da italiano di Alec Torelli

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I giorni scorsi ha preso la nazionalità italiana. Ieri Alec Torelli (nella foto sopra in un angolo di Chianti) ci ha concesso la sua prima intervista in qualità di nostro connazionale.

La principale curiosità di noi appassionati di poker, ovviamente, riguarda la decisione di Alec sulla bandiera da affiancare al suo cognome in tornei e classifiche GPI.

L’esperto giocatore di cash-game high stakes ha dimostrato di avere le idee molto chiare.

 

Ciao Alec, quando e come ti è venuta l’idea di prendere la cittadinanza italiana e che iter burocratico è stato necessario?

Ho sempre avuto l’idea di prendere la cittadinanza. Quando mi sono sposato ho dovuto aspettare un paio di anni prima di poter fare la richiesta, poi nel 2016 ho compilato tutti i moduli e già sapevo che ci sarebbero voluti quattro anni. Avere due nazionalità è un beneficio in più, puoi viaggiare in Europa e nel Mondo molto più facilmente, ma sento anche che una parte di me è italiana e volevo avere qualcosa che lo rappresentasse.

Questa volontà di rappresentare la tua parte italiana si estende anche al poker, ossia chiederai al GPI di essere inserito nella All Time Money List italiana?

No, francamente non ho mai pensato a cambiare la mia lista All Time Money. Non ci avevo mai pensato prima di leggere il vostro articolo, ora sono più consapevole di non cambiare bandiera: non sento di avere del merito nell’eventuale ingresso al numero 18 della ATML Italia perché ho vinto quei premi quando ero ero americano. Ragiono un po’ così, mi sento italiano ma da un punto di vista pokeristico in Italia entro dalla porta secondaria.

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Parlando di poker giocato come hai vissuto le limitazioni del live?

Ho giocato qualche sessione online visto che il live non esiste più come prima, ma il poker online, per me, non è bello come quello dal vivo, perché vedo il poker come un gioco “di gente”. Quando non si può stare in compagnia a chiacchierare per me non è più il gioco classico a cui sono abituato, per quello non ho giocato troppo online. Però ho continuato e continuo a insegnare, anche ieri ho avuto un allievo per tutto il giorno: abbiamo parlato di strategia, gioco mentale, routine e obiettivi con il poker oltre a equity, pot odds, matematica… Dedico tanto tempo all’insegnamento, sia dal mio sito che dal canale Youtube della Academy. Il focus è far crescere il business attorno al poker degli allievi per trasformare il loro viaggio nel gioco in qualcosa che avrà successo.

Per te quando potremo tornare a giocare dal vivo? Negli States come stanno andando le cose?

Non so quando tornerà il poker live ma so delle WSOP, sarà eccitante tornare al poker live, in un ambiente confortevole e senza paure. Credo che il ritorno pieno al live ci sarà all’inizio dell’anno prossimo. Adesso sono negli Stati Uniti da settembre, qui è molto diverso rispetto al lockdown di marzo 2020 che ho fatto vicino Codogno. E’ stato spaventoso e surreale trovarsi nel primo posto fuori dalla Cina raggiunto dal COVID. In quei giorni ho cercato di veicolare contenuti sul web per far capire al resto del mondo cosa stesse accadendo. La California, dove vivono i miei parenti, è tra gli stati americani che hanno fatto i lockdown più stretti di tutti gli Stati Uniti, eppure potevi andare al parco, potevi andare fuori, la situazione era molto più flessibile rispetto a quella che ho vissuto in Italia l’anno scorso.

Cosa pensi della situazione del poker in Italia? Riusciremo a slegare il gioco dalla sfera dell’azzardo per farlo entrare in quella dell’abilità, come succede negli Stati Uniti?

Sinceramente non conosco tantissimo la situazione italiana, so chi sono i giocatori più famosi ma anche negli Stati Uniti non seguo tanto, non mi interessa sapere chi ha vinto il torneo perché al poker dedico già tanto tempo tra gioco e lezioni. Dal mio punto di vista vorrei essere di aiuto per portare il poker in Italia dove si trova adesso negli Stati Uniti, ossia al punto in cui tutti sanno che è un gioco di abilità con una componente di fortuna, che è una grande differenza rispetto al vederlo come un gioco d’azzardo. So che Dario Sammartino con la sua University of Gaming ha questo obiettivo, che è anche quello della mia scuola Conscious Poker: un mondo dove tutti apprezzano il nostro gioco per i principi che lo distinguono. Seguitemi sui social o su YouTube per saperne di più!

 

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