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il 15 Gen 2014

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Pier Paolo Fabretti: “Evitare gli spot ad alta varianza? Dipende…”

Pier Paolo Fabretti: “Evitare gli spot ad alta varianza? Dipende…”

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Pensate a una situazione in cui ricevete un push da un giocatore e le odds dicono che dovete chiamare solo se avete almeno un 42%. Il range di push del vostro avversario è piuttosto stretto, diciamo che manderà la vasca solo con il top 7% delle mani. Voi avete in mano 9-9, quindi la vostra equity gira intorno al 43%. 43 è più di 42, quindi abbiamo un easy call, vero?

Visto così, senza dubbio sì. In ogni caso si tratta di uno spot ad altissima varianza: ciò significa che anche se la matematica dice che vinceremo il 43% delle volte, potrà capitare benissimo di perdere il colpo tante volte di fila, sia perché i coin flip non cadono dalla nostra parte sia perché possiamo trovare l’avversario con top range e dunque partire con chance di vittoria ancora minori.

Quindi: quante volte dobbiamo giocare questo colpo per abbattere la varianza e avere dunque una effettiva vincita in chips? La risposta è semplice: tante. Il lungo periodo è sicuramente dalla nostra parte, ma ciò significa che nel breve potremo perdere veramente tanti soldi. Sarebbe una pazzia foldare in questi spot?

Certo, nel lungo periodo stiamo perdendo (anzi, non vincendo) un po’ di soldi, ma nell’immediato stiamo evitando che il nostro bankroll possa subire un downswing che possa avere conseguenze non solo economiche ma anche di mindset. Ma poi: siamo sicuri che questo rivale vada all-in con il 7% delle mani? Basterebbe lo facesse con il 6% per abbassare la nostra equity sotto il 42% e quindi far diventare questo call -ev.

Siamo chiari: per un vero grinder, uno che gioca milioni di mani all’anno, un 1% è immancabile. Sono tutti questi piccoli vantaggi che lo fanno diventare vincente. Il suo mindset è pronto per affrontare queste situazioni perché sa che la matematica è dalla sua parte. Ma per gli altri giocatori? Pier Paolo Fabretti, membro del Team Pro PokerStars ci dice la sua:

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Penso che sia una cosa del tutto soggettiva e dipendente anche dalla propensione del singolo. È chiaro che essendo il gioco basato su matematica e statistica ogni spot che da questo punto di vista ci vede favoriti andrebbe individuato e sfruttato, ma d’altra parte considero del tutto legittimo che un giocatore occasionale, che non fa del poker la sua attività principale, ritenga di avere un approccio più conservativo e quindi attendere spot più vantaggiosi“.

Comunque, come al solito, le situazioni cambiano se parliamo di cash o di MTT o sit’n’go:

L’enorme differenza è che da una parte i bui sono fissi mentre nel secondo caso aumentano. Questo fa si che ad esempio nei sit in alcuni casi la mossa giusta, matematicamente determinata, sia una e una soltanto. Nel cash invece ogni mano può essere considerata singolarmente, benché ovviamente nel solco della partita che stiamo giocando, quindi ci possiamo permettere di attendere spot migliori e più ‘sicuri’“.

Si tratterebbe quindi di investire una parte del nostro bankroll non tanto in questi spot marginali ma nel nostro fegato, che ci farebbe giocare più tranquilli, più rilassati e più lucidi. E’ uno di quei caso in cui ‘meno’ conviene?

 

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