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Strategia

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il 9 Gen 2017

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Doug Polk spiega come ha vinto milioni con il poker: “Studiate i range, lasciate stare i livelli di pensiero”

Doug Polk spiega come ha vinto milioni con il poker: “Studiate i range, lasciate stare i livelli di pensiero”

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Una vanteria, uno sfogo o l’ennesimo atto di grande generosità?

Decidete voi come definire uno degli ultimi video pubblicati su YouTube da Doug Polk, che in meno di mezz’ora spiega la sua visione del gioco del poker.

In questo atipico video Polk si lascia andare, rivelando come ha fatto negli anni a vincere milioni di dollari grazie al gioco e rispondendo direttamente ad alcuni commenti negativi ricevuti in passato dalla rete.

Più volte vi abbiamo proposto qui su ItaliaPokerClub i filmati di coaching, assolutamente gratuito, che il campione americano ha deciso di sfornare da un po’ di tempo con regolarità.

Nonostante la qualità del lavoro di Polk, c’è chi critica le sue analisi e mette in dubbio le sue capacità. Polk allora riassume così la sua storia personale:

Voglio presentarmi a tutti e chiarire perché sono qualificato a insegnarvi il poker. Io ho scoperto il poker nel 2007 quando giocavo ancora al videogioco Warcraft III.

Un amico ha notato quanto ero bravo e mi ha consigliato di passare al poker, così almeno avrei fatto dei soldi. Io ero titubante perché pensavo che il poker fosse un gioco d’azzardo.

L’inizio è stato difficile. Mi impegnavo ogni giorno ma non riuscivo a vincere. Poi le cose sono cambiate e nel 2008 ho lasciato il college per il poker.

Ho vinto milioni di dollari e sono diventato uno dei più bravi specialisti in heads-up. Sono diventato famoso nel 2013 grazie a una sfida conto Ben Sulsky.

In seguito mi sono avvicinato al mondo del coaching e ho seguito molti studenti, diventati poi grandissimi giocatori.

Nel 2014 ho cominciato a interessarmi anche ai tornei. È stata una transizione facile, devo dire. I tornei sono più facili del cash, c’è più gente che vuole gamblare e divertirsi“.

 

 

A questo punto Polk chiarisce quali sono per lui i principali aspetti del poker da studiare per diventare dei player vincenti. Al primo posto c’è il concetto di range:

Devi imparare a puntare sia per valore che per bluffare. Se l’avversario sa che tu non bluffi mai, folderà con molta più facilità. Se sa che bluffi troppo, farà dei call facili. Quindi devi bilanciare i tuoi range“.

Seguite questo esempio: “Consideriamo una tua puntata da 100$ al river su un piatto da 100$. Il tuo avversario deve chiamare 100$ per vincere un pot da 300$ totali (100$ di piatto, 100$ della tua puntata e 100$ della sua puntata). Ha bisogno di vincere il 33% delle volte per far pari, quindi tu dovresti bluffare circa il 33% delle volte“.

Cerchiamo di capire il perché: “Se l’avversario foldasse sempre tu vinceresti sempre 100$. Se chiamasse sempre perderesti con bluff (100$) ma vinceresti il piatto (100$) e la tua puntata (100$) in caso di tua value bet.

La puntata per essere corretta deve portare in pratica allo stesso risultato del fold avversario.

Se fai solo value bet vinci 100$ quando oppo folda e 200$ quando chiama. Se oppo folda sempre, vinci 100$.

Se bluffi e basta perdi 300$ quando oppo chiama e vinci 100$ quando folda. Se oppo chiama sempre, perdi 100$“.

Supponiamo di avere un range misto. Supponiamo di bluffare il 50% delle volte e valuebettare il restante 50% delle volte: “Se oppo chiama sempre perdi 100$ con i bluff ma vinci 200$ con value“.

Dai calcoli di Polk emerge che con questo bilanciamento di range alla pari si vince 50$ in media al colpo (-50$+100$). “Vinci 100$ quando folda sempre. Vinci 50$ quando chiama sempre“.

Se bluffiamo il 33% delle volte però la vincita media aumenta a 100$: -33$+133$. “Vinci 100$ se folda sempre o chiama sempre“.

Polk risponde a una domanda che gli fanno: perché allora conviene bluffare? Se vinciamo la stessa somma che si vince facendo value bet (100$ nell’esempio), perché bluffare?

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Supponiamo che tu possa avere dieci mani al river. Due di queste sono forti, una è un bluff e le altre sono da check to check.

Se punti solo le mani di valore, punti il 20% delle volte vincendo 100+100$. Ma se punti tre mani su dieci (comprendendo il bluff) punti il 30% delle volte vincendo 200+100$, cioè 300$“.

Tutto questo ragionamento è volto a individuare una strategia non battibile dagli avversari. Rientra nella teoria dei giochi, che si applica anche negli scacchi.

Polk ci parla anche di livelli di pensiero nel poker, definendoli però come uno strumento inutile e addirittura pericoloso. Questa è la tabellina classica dei livelli di pensiero:

Livello 1: io ho questa mano X.
Livello 2: lui ha quella mano Y.
Livello 3: lui sa che io ho X.
Livello 4: lui sa che io so che lui ha Y.
Livello 5: lui sa che io so che lui sa che io ho X.
Livello 6: follia.

Polk sul suo pc scrive uno schemino simile da applicare al gioco della morra cinese. Si capisce subito che lo schema può andare avanti all’infinito anche qui.

Livello 1: io giocherò roccia. L’avversario allora gioca carta.
Livello 2: lui gioca carta. Allora io gioco forbici.
Livello 3: lui sa che io voglio giocare roccia. Allora io gioco forbici.
Livello 4: lui sa che io so…

Polk spiega che si potrebbe andare avanti così tutto il giorno. “È meglio cancellare tutti questi inutili ragionamenti sui livelli di pensiero. È un gioco pericoloso“.

Fa un interessante paragone: “A volte ci sono degli spot dove, secondo la maggior parte dei giocatori, non ha senso bluffare. Allora perché non bluffare per costringere l’avversario a foldare?“.

L’esempio perfetto è una storica mano giocata da Dimov e Parlafes all’EPT di Deauville 2015.  Il board è 7-9-2-6-5 e il pot è di 680k.

Dopo un check/check al turn, Dimov spara una overbet al river da 1.200k con la scala nuts. Parlafes con Q-8 in mano e la scala second nuts folda incredibilmente dopo tre minuti di riflessione.

 

 

Polk riporta un commento di uno dei suoi followers che recita: “Questo è un easy fold perché un bluff avversario sarebbe troppo stupido“.

La risposta di Polk è questa: “Se il bluff è così stupido, perché l’avversario non dovrebbe bluffare? Lui sa che allora saresti costretto a foldare“.

La prossima volta però allora si potrebbe pensare: “Wow, qui bisogna sempre bluffare e allora anche sempre chiamare“. Eccetera…

Polk, esasperato, dice. “Nel poker c’è una puntata, una size e dei range. Non puoi studiare il poker in base ai livelli di pensiero.

Un 8 su quel board è troppo forte, perdi solo contro una mano. Non è un buon fold quello di Parlafes“.

Un’altro commento dei fans (o hater) si Polk recita: “Non è mai un bluff quello di Dimov“. Polk risponde stizzito: “Ecco il vostro problema.

Non potete essere certi al 100% di una cosa del genere. Considerate tutte le possibilità. Perché qui Dimov non puà aver fatto una overbet con l’8 e basta?“.

Polk risponde così ad un ultimo commento: “Io non mi faccio mai condizionare dal risultato di una mano. È come nello sport, ci sono squadre che giocano bene eppure perdono. Nel poker ciò si nota ancora di più perché c’è la fortuna coinvolta“.

Chiudiamo con questa ultima frase di Polk: “Non sono un giocatore di poker perfetto, ma se vi do dei consigli dovreste prenderli per buoni, considerando i miei risultati. La vostra opinione comunque è importante“.

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