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il 12 Giu 2019

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Una curiosa mano all’888Poker Live Barcellona: ecco l’analisi di Ana Marquez

Una curiosa mano all’888Poker Live Barcellona: ecco l’analisi di Ana Marquez

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Torniamo nuovamente a parlare dell’ultimo main event dell’888Poker Live Barcellona. Il torneo giocato pochi giorni fa, si è rivelato fin dalle prime battute una sorta di fucina di mani interessanti. Oggi andremo ad analizzare uno spot assai spettacolare. Si tratta di un allin a tre giocatori, con altrettante monster hand. A prima vista un super cooler, ma che in realtà si poteva schivare in qualche modo.

Lo dice Ana Marquez che era presente a quel tavolo, pur non trovandosi allo showdown. Un’analisi attenta e profonda quella dell’ambasciatrice di 888Poker. Dal singolo spot, passa alla possibilità del fold, fino a puntualizzare il concetto di short stack e delle dinamiche che da esso derivano. Insomma un discorso molto articolato e allo stesso tempo assai interessante. Non resta che prendere nota di quello che dice la giocatrice spagnola.

La mano

Va detto che nella mano che vi andiamo a raccontare non sono indicate le size dei rilanci, ma quello che più conta è la dinamica in se e non la quantità dei raise. Il gioco lo apre da utg da Sofia Lovgren con Q-Q e da middle position 3betta Jean-Paul Adolle con K-K.Chiamano Santiago Giraldez dal bottone e Marvin Hannemann dallo small blind. Da grande buio, l’azzurro Pasquale Zuccarelli  4betta per circa 23 big blind con A-A.

La parola torna alla bella svedese che pusha. La stessa cosa la fa Adolle per uno stack inferiore a Sofia, ma superiore a quello di Zuccarelli che ovviamente snappa con gli assi. Il board non presenta sorprese e così mentre il nostro giocatore triplica, si accorcia in maniera pesante Sofia e Adolle conquista la differenza del main pot proprio sulla svedese.

K-K si può passare

Qui inizia l’analisi di Ana Marquez. A suo avviso ci poteva stare tranquillamente il fold di Jean-Paul Adolle in questa situazione. “La mano a prima vista sembra essere un cooler e lo possiamo anche classificare in tal modo, ma secondo il mio parere Adolle si trovava nella posizione adatta per passare i suoi Re. So bene che si tratta di una decisione difficile e dolorosa allo stesso tempo, così come so bene che è molto più facile parlare dall’esterno, rispetto poi a farlo seriamente“.

L’azione nella mano è veramente strong. Dopo la sua 3bet, seguono una 4bet e una 5bet allin da fuori posizione. Poniamo anche il caso che l’azione del big blind possa essere una sorta di bluff, per prendersi un piatto già molto consistente, ma ciò che segue dopo è da tenere conto. Una giocatrice esperta come Sofia, non farà mai un allin in bianco in quella situazione. Dunque Adolle poteva ancora salvarsi. Non è un easy fold, ma la dinamica lascia pensare che almeno uno dei due possa avere davvero A-A in mano”. 

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Va detto che il giocatore in questione, dopo la sua 3bet, era rimasto con 25 big blinds. Ma a quanto pare, secondo Ana, è un motivo in più per passare la mano. “25 big blinds in un torneo live sono importanti. Ci fossimo trovati online il discorso sarebbe cambiato. Ma dal vivo, con il gioco inevitabilmente più lento rispetto a quello in rete, è ancora uno stack da preservare. Non stiamo parlando di 5 bui o poco più: con 25 big blinds si può ancora attendere la mano della svolta. Soprattutto considerando che in quel momento eravamo a metà del day 1. Insomma niente di irrecuperabile”. 

Quando si è veramente short

Ana Marquez in questa sua lunga e condivisibile analisi, tocca poi un altro tasto molto importante. “Nella mia carriera, nel mondo del poker live, ho constatato che molti giocatori hanno visione errata sull’essere o meno short stack. Ripeto, online ci sono altre dinamiche che possono influire su stack medio-piccoli, ma dal vivo cambia tantissimo. E anche quello che ci appare come una piccola dote, è in realtà un capitale che ancora possiamo gestire“.

“Sia fra gli amatori e sia fra coloro che hanno una certa esperienza al tavolo, c’è la tendenza attorno ai 20 o poco più big blinds di pushare resto con troppa facilità. Ovviamente ci sono delle situazioni dove può anche essere giusto, ma spesso in altre, c’è quasi una voglia irrefrenabile di fare chips in maniera veloce. E questo nel lungo periodo è sicuramente un errore. Anche con 10 big blinds non siamo per forza di cose short o comunque obbligati a cercare l’allin in maniera costante. Credo che questo sia fra gli errori più pesanti che vedo fare dagli altri giocatori”. 

E voi cosa ne pensate? Ha ragione Ana Marquez? Diteci la vostra.

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