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il 13 Apr 2016

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Daniele Mazzia e i segreti di una longeva carriera da poker pro: “Primo, evitare di fare i ballas…”

Daniele Mazzia e i segreti di una longeva carriera da poker pro: “Primo, evitare di fare i ballas…”

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Qual è il segreto che bisogna conoscere per poter giocare a poker ad alti livelli per tanti anni?

Lo abbiamo chiesto ad un esperto giocatore di casa nostra come Daniele Mazzia, che continua a calcare la scena pokeristica grazie ad alcune accortezze precise.

Possiamo dire che Mazzia riesce a farsi valere da anni ai tavoli più importanti grazie al suo stile di gioco, abbinato ad un mindset di ferro e soprattutto ad una gestione del bankroll appropriata.

Non a caso, recentemente ci ha dato una risposta in apparenza piuttosto conservativa ad un divertente quesito di Negreanu che abbiamo sottoposto a diversi pro italiani.

Ecco quindi la nostra chiacchierata sui segreti della longevità di un poker pro con Daniele Mazzia, attualmente 17esimo nella All Time Money List italiana con più di un milione vinto in tornei live.

IPC: Daniele, svelaci qual è il vero segreto che sta dietro ad un longeva carriera da poker pro.

DM: Avere culo? No, a parte gli scherzi, essere imprenditori di se stessi non è facile, anzi. Ci vuole testa. Non bisogna mai cedere alla tentazione di giocare i giochi del casinò. Non bisogna sprecare i soldi quando si vince pensando che si vincerà sempre. Sono considerazioni forse scontate ma sacrosante

IPC: Possono riuscirci tutti secondo te?

DM: Diciamo che quello del poker pro è un lavoro che pochi riescono a fare nel lungo periodo, non per mancanza di skills tecniche ma piuttosto per quelle gestionali… Un giocatore medio con ottima gestione va avanti. Un giocatore tecnicamente forte ma con gestione approssimativa rischia di saltare

IPC: Tu per esempio conti di giocare ancora per molti anni?

DM: Diciamo che arriverà un momento dove giocherò per puro divertimento… Smettere del tutto al momento mi sembra impossibile

IPC: Non ti hanno mai proposto qualcosa di folle che hai dovuto rifiutare?

DM: Guarda, nell’ambiente del poker mi conoscono talmente bene che non me lo propongono nemmeno. Se non l’ha fatto Alessio Isaia ai tempi d’oro…

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IPC: Dunque nel live quali sono le regole d’oro da seguire per quanto riguarda la gestione del bakroll? Il buy-in del torneo o lo stack del cash quanto deve essere in percentuale rispetto al roll?

DM: I miei swing live sono stati veramente minimi… Quindi a livello puramente teorico per il mio tipo di gioco basta relativamente poco. Chiaramente a livello psicologico fa la differenza avere la possibilità di perdere senza patire. Numeri non te li so dire perché è veramente soggettivo. Fare regole secondo me non ha troppo senso. Un conto è se i soldi li dai in mano ad un nittone come me, un conto se li dai ad uno spewer

IPC: Come si scelgono gli eventi e le trasferte da giocare?

DM: Gli eventi li scelgo sempre per il cash game. Faccio poche trasferte ormai e solo dove so che ci sarà action al cash. Il torneo è la scusa. Vado dove c’è più action, predire la presenza di tavoli facili non è possibile ma sicuramente più action c’è e più si potrà fare una giusta table selection

IPC: Oltre a te chi indicheresti come esempio da seguire?

Ti dico la verità? Così come ti dico che sono un medio giocatore, ti posso dire anche che non cambierei la mia testa a livello di gestione con quella di nessuno…

IPC: Allora dicci un esempio di giocatore da NON imitare!

DM: Basta che apri una qualsiasi home di Facebook dei pokeristi. Ne puoi trovare molti di esempi negativi… Troppo polemico? Starò invecchiando. Comunque oggettivamente la comunità pokeristica è una fucina di cattivi esempi. Nomi non farmene fare, altrimenti parte il flame dell’anno!

IPC: Per concludere con un paragone, ti senti un po’ come Joey Knish del famoso film Rounders? Ovvero colui che gioca senza troppi rischi per mantenere la famiglia e non per la gloria…

DM: Assolutamente sì. Come dico sempre, meglio poter mantenere un tenore di vita medio-alto per tutta la carriera che fare il ballas 1/2 anni, giocare le partite più alte e rischiose, o i tornei high roller, per poi andare rotti. Dal 2006 ho visto fin troppi giocatori arrivare a grandi risultati, farsi prendere da manie di onnipotenza e sparire

 

 

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