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il 28 Mar 2021

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Come ha lavorato il team dei range preflop di Doug Polk

Come ha lavorato il team dei range preflop di Doug Polk

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Comunque la si veda, la sfida cash game heads-up tra Daniel Negreanu e Doug Polk ha alzato l’asticella e a suo modo è diventata una pietra miliare del poker.

Prima di questo challenge, infatti, non si era mai visto un simile dispiegamento di forze per una immersione così approfondita in ogni meandro del gioco.

Tanto Polk quanto Negreanu nel corso della battle avevano alle spalle due team, a loro volta strutturati in gruppi di studio più specifici, che avevano un solo compito: analizzare dati ed elaborare strategie.

“Se pensiamo a un giocatore NBA probabilmente vogliamo credere che sia naturalmente dotato di talento e che tutto quello che deve fare è entrare nel campo e rompere il gioco, ma in realtà i professionisti NBA hanno alle spalle numerosi team di supporto, dai dietisti ai coach dei tiri liberi a coach specifici per ogni cosa fanno – spiega Bryan Pellegrino, ex giocatore di sit’n’go heads-up, durante il challenge a capo del team di studio dei range preflop di Doug Polk – Chiunque sia nella elite di qualcosa di competitivo come il poker sa che serve lavoro e lavoro.[…]  Tanti guardano il poker e vedono queste persone che lavorano allo stesso modo in cui tu guardi un atleta in televisione. Non vedi l’incredibile ammontare di ore che richiede arrivare ad avere quelle abilità e a competere a quei livelli.”

In una intervista al mensile statunitense Card Player Pellegrino ha spiegato nel dettaglio quello che è stato il suo lavoro per Doug Polk durante la sfida contro Daniel Negreanu.

 

Il ruolo delle reti neurali

Pellegrino spiega di essere stato avvicinato da Polk con la richiesta di entrare a far parte del suo team dopo aver ideato un nuovo tipo di intelligenza artificiale basato su una rete neurale e non sulla potenza di calcolo.

“La maggior parte dei solver odierni deve astrarre pesantemente quando lavorano con i range preflop e quindi è possibile costruire un albero decisionale con poche ramificazioni. Aggiungendo un buon numero di flop e un buon numero di turn, questo albero diventa davvero grande, centinaia di terabyte grande. Decisamente più di quanto possa processare un computer. Quindi questi solver devono astrarre al ribasso. Considerano solo 10 flop o 56 flop a seconda della potenza di calcolo di cui dispongono. E ovviamente ciò ha ripercussioni sul livello di accuratezza delle simulazioni. Devi sperare che i flop che hai scelto possano essere rappresentativi in tutto e per tutto e possano dare un ritratto fedele della situazione.”

Il solver elaborato da Pellegrino invece garantisce dei livelli di performance decisamente migliori:

“Il nostro solver lavora in modo differente, attraverso una rete neurale. In questo modo costruiamo un albero grande e complesso come rientra nelle possibilità umane. Le cose che richiederebbero 50 terabytes e quindi che nessun computer può processare oggi come oggi, a noi richiedono 30 secondi.”

Le richieste di Doug

Nella intervista Pellegrino spiega poi la routine quotidiana del suo team.

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“Magari un giorno Doug voleva sapere quale fosse il miglior bet sizing preflop per ogni stack. Quindi facevamo partire le simulazioni con un 2x, un 2.1x, 2.2x, 2.3x, 2.4x e così via, per ogni dimensione di stack. Dove sta l’aspetto pratico di implementare un cambio di size? Era un grande numero di simulazioni che teneva conto di quanto faceva daniel: e se apre questa size? E se limpa? Tribetterà con questa size? Quale è la nostra size ottimale di tribet?”

I dati del team preflop venivano poi analizzati da Polk con i coach degli altri team e calati nella realtà concreta del challenge:

“Questi outputs devono poi essere bilanciati con ciò che è realmente implementabile nel mondo: non puoi avere 57 size diverse e ricordartele tutte. Quindi puoi prendere una o due size e immaginare il livello di complessità della strategia che vuoi implementare e se conviene o no basarla sul valore atteso. Potevamo processare 150 flop in una notte e avere un report consistente per Doug al mattino. E lui reagiva di conseguenza. Poi tornava con un’altra iterazione e diceva “Ehi è stato interessante, ora approfondiamo questo aspetto”.

 

Gli adattamenti di Negreanu

Pellegrino spiega anche in che modo il cambio di passo materializzato da Daniel Negreanu durante la sfida ha impattato sul suo lavoro per Polk:

“Abbiamo notato alcuni cambi di tendenze, stava facendo delle cose che erano cose che non si dovrebbero fare. Stava flattando coppia di re e di donne fuori posizione, per esempio. C’erano tutte queste giocate che neanche possono essere considerate un mix di strategia ma che dovrebbero stare al grado zero del poker. Dovevamo immaginare da dove gli stesse arrivando questa strategia. Ha iniziato a mixare con altre size. Dopo un po’ capivamo dove aveva cambiato il suo bet-sizing e dove invece non lo aveva fatto. Oppure, avevamo pensato che avrebbe usato una determinata size di tribet mentre invece ne stava usando un’altra. E’ stato un processo in continuo divenire. Ogni giorno del challenge abbiamo dovuto elaborare alcuni range solo per poi buttarli nella spazzatura. Doug era davvero un animale, voleva sempre imparare di più per buttarsi anima e corpo dentro il challenge”

 

 

Foto di copertina by PokerNews

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