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il 2 Lug 2010

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L’altra faccia del pianeta Wsop: quando si va rotti

L’altra faccia del pianeta Wsop: quando si va rotti

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LAS VEGAS – Tavoli finali, braccialetti, mazzette di dollari a palate. Queste sono le World Series che vi raccontano tutti. Le Wsop però hanno anche un’altra faccia. Perché se tutti questi milioni di dollari qualcuno li vince, e se l’organizzazione fa utili, qualcuno questi soldi li deve anche perdere.

E’ l’altra faccia del sogno americano. Tutti possono provarci, ma solo pochi ce la fanno. Gli altri, nel paese delle mille opportunità dove però l’assistenza sanitaria per tutti è un bene di lusso, finiscono al tappeto. Anche se prima di arrivare in America si potevano permettere di investire migliaia di dollari per giocare i mondiali di poker.

GLI INDIZI – Lavanderia a gettoni di un hotel-residence di Flamingo Road, carino e pulito sì, ma di gran lunga meno costoso del Rio o degli alberghi della Strip. Nella lavatrice, in mezzo al bucato, una maglietta dell’Ept Snowfest. Poco distante, una borsa per raccogliere il bucato firmata Rio. Qui i conti non tornano. Perché uno che gioca a poker dovrebbe lasciare l’hotel dove si giocano le Wsop lavandosi per di più la roba da solo, senza farsi venire a ritirare la roba in camera come fanno quelli che soldi ne hanno. Questa roba deve essere di un giocatore di poker “andato rotto”. Aspettiamo.

IL COLPEVOLE – Eccolo, deve essere lui. Entra un ragazzo tarchiatello, rasato a zero, che veste la maglietta della nazionale di calcio della Germania. Apre la porta con la destra, e nella sinistra tiene un pc portatile. Ok, non ci sono più dubbi. L’abbiamo trovato. E’ venuto a mettere nell’asciugatrice i panni ormai puliti.

Mi chiamo Christopher, niente foto o cognomi però, non mi va. Dico solo che sono tedesco e lavoro per una grossa poker room. Ma non scrivere il nome neanche di quella, è meglio. Sono venuto a Las Vegas per provarci, ho giocato un paio di eventi alle Wsop, un torneo alla Bellagio Cup, e pure del cash pesante, ma è sempre andata male. Un disastro”.

Viva la sincerità, non succede spesso nell’ambiente del poker. “Ora devo restare un’altra settimana a Las Vegas – continua ma ho il volo di ritorno tra più di una settimana, l’8 luglio, e non ho praticamente più un soldo, devo stare attento a quello che faccio per passare il tempo perché qui si può fare di tutto, ma mica gratis. Per fortuna avevo già preso un biglietto per vedere David Copperfield, così una sera me la passo. Se ti interessa il biglietto per lo spettacolo comunque te lo posso vendere”.

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No, no, grazie, chi ne sa più di me dice che ormai è passato di moda e che ora sia meglio Lance Burton. “Non so cosa farò per tutti gli altri giorni, forse mi infilerò a qualcuna delle feste per i giocatori”. Cominciamo prima col capire cosa stai facendo con quel pc…”Ah, ho trovato un sito che mette in palio un ticket per il Main Event. 109 dollari di iscrizione, solo 59 iscritti. C’è un sacco di dead money, chissà che non vada bene almeno stavolta. Ora ho finito, ci rivediamo dopo quando il bucato è asciutto”. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio…comunque in finiscigli in bocca, a questo lupo.

CONDANNA D’APPELLO – Passano quarantacinque minuti. Ormai la curiosità è troppa. Ce l’avrà fatta Christopher col suo satellite? Si torna in lavanderia. Eccolo lì, a riporre il bucato nel suo sacchetto che gli ricorda il Rio che non si può più permettere. Il computer però non è più con lui …Ahia…”Pensa – racconta – ho 4-5 off suited nei bui e siamo quattro nel colpo. Flop J-4-5 con due quadri, “overbetto” il piatto e finisco ai resti con uno che gira K-9 di quadri. Questi giocano così male e poi…”. Basta, fermati. Il resto già lo so da solo. Per vivere il sogno americano i colpi uno contro due bisogna vincerli. Altrimenti si va a casa. Sempre che non ci si venda pure il biglietto.

Las Vegas, dal nostro inviato Rudy Gaddo

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