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il 3 Lug 2010

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Wsop 2010, anche Hellmuth e Ferguson mangiano in mensa

Wsop 2010, anche Hellmuth e Ferguson mangiano in mensa

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LAS VEGAS – Cinese, messicano, insalate, pollo, hamburger, pizza, panini, gelati. E anche tante, ma non troppe visti gli standard statunitensi, schifezze. E’ la “Poker Kitchen”, la mensa delle World Series of Poker.

E’ qui che quasi tutti, avventurieri di giornata e campioni con più braccialetti che dita di una mano, prima o poi durante le Wsop passano per mangiare un boccone veloce durante un break. Perché non sempre nelle pause c’è la possibilità di farsi trecento metri nei corridoi del Rio per spostarsi dal centro congressi dove si gioca alla hall dell’hotel, dove ci sono tutti i ristoranti.

A TAVOLA Sono le sette e dieci, il sole si abbassa sul Rio. Il day1B dell’evento 54B, un “popolarissimo” 1.000 dollari no limit hold’em, e il day2 dell’evento 55, il “quanto mai elitario” 10.000 dollari pot limit omaha, sono “in dinner break”. Entriamo alla mensa, vediamo se qui mangiano solo i “poveracci” (si fa per dire, se mettono un mille per un torneo di poker), o anche i mostri sacri del gioco.

POCHE STELLE Di campioni se ne vedono pochi, due in tutto, seduti alla quarantina di tavoli sparsi nella Miranda Room (sala dove l’anno passato si giocavano i satelliti e anche qualche evento principale, quest’anno invece dedicata alla “Poker Kitchen” che dodici mesi fa invece era dimenticata nel retro del padiglione congressi, con tanto di tavolini all’aperto sull’asfalto).

C’è Tom McEvoy, hamburgherone d’ordinanza ma niente foto mentre mangia che non sta bene. E c’è Thomas Kremser, che campione con le carte in mano non è ma è pur sempre il direttore di torneo più famoso al mondo. Stop.

Per il resto tanti Carneadi, per lo più soli perché qui vieni solo se hai fretta, se hai pochi soldi o se non hai compagnia per allungarti fino ai ristoranti.

Kremser almeno, impegnato nell’omaha dove sta tenendo botta, è cortese e probabilmente non solo perché non ha nessuno con cui parlare. Per lui cibo cinese: non me ne intendo ma credo siano “noodles”, spaghetti di soia.

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Sono molto buoni, li trovi allo stand là in cima” dice l’austriaco. “E’ comodo qui, è veloce, non si mangia male e ci sono scelte molto differenti tra loro” aggiunge. Prendiamo nota.

IL CIBO La qualità di quello che serviamo qui è migliorata moltissimo rispetto a due anni fa” conferma Mark, che qui fa l’inserviente. Tutto sommato ha ragione.

Non aspettatevi nouvelle cuisine, però rispetto all’anno passato, ad esempio, oltre a pizze, panini e hamburger sono state aggiunte anche le insalatone fai da te, dieci dollari e metti in uno scodelline gigante tutto quel che vuoi, oppure i cibi orientali.

E poi rispetto al 2009 la collocazione è più centrale – aggiunge Mark -. Non siamo fuori nel parcheggio, facendo mangiare la gente all’aperto senza aria condizionata, ma vicini alle sale da gioco, in un posto in cui devono passare tutti. Infatti lavoriamo molto più dell’anno scorso e hanno cominciato a venire anche i campioni. Una volta è entrato anche Doyle Brunson, ma ci ha solo salutato e augurato buon lavoro”.

CAMPIONIMolti giocatori famosi comunque si fermano anche a mangiare” precisa Roger, il cassiere, che gioca anche a poker e conosce qualche stella in più. “Ieri c’era qui Antonio Esfandiari, Phil Hellmuth viene qui spesso e di tanto in tanto arriva anche Chris Ferguson”. Ah però.

Hellmuth però oggi pare intenzionato a preferire uno dei ristoranti del Rio, visto che passa ma tira dritto. Bon appetit. E se vuoi arrivare a vincere il dodicesimo braccialetto, caro “Pokerbrat”, quando tornerai in mensa consiglieremmo di stare alla larga dalla carne secca che sponsorizza le Wsop e viene  venduta in quantità esagerate anche qui. Quella, sia concesso, deve essere qualcosa di terribile anche solo come snack. Figuriamoci consumarla al pasto.

Las Vegas, dal nostro inviato Rudy Gaddo

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