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il 29 Ago 2013

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Cosa ci faccio al 30€ Daily Deep? La folle avventura in un torneo non mio.

Cosa ci faccio al 30€ Daily Deep? La folle avventura in un torneo non mio.

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Quella che sto per raccontarvi è una storia che non sarebbe dovuta neanche esistere.

Perché? Molto semplice. Non c’era alcuna ragione valida che motivasse la mia partecipazione al Daily Deep da 30€ su Pokerstars, io che, da sempre, sono un estremista della gestione del bankroll, manco il poker fosse il mio lavoro… ma sono fatto male, lo so, tengo a quelle poche centinaia di euro faticosamente guadagnate in anni di stoica presenza ai microlimiti tra “omini random”, innumerevoli e giustificati ban dalla chat a causa delle mie sfuriate (ormai il rapporto coi moderatori è di “amicizia”…) e con il fegato che ha raggiunto le dimensioni di quello di George Best nel pieno della sua carriera alcoolica.

Dunque, come avrete capito, la mia presenza allo shuffle up & deal del Daily Deep di lunedì è stata casuale, ingiustificata, folle e forse unica. Eppure col poker un minimo ci so fare. Non dico di essere un campione, sennò non sarei a tediarvi ogni giorno qua raccontandovi le storie dei veri campioni, come non sarei segretario sportivo in un piccolo club di golf nella zona dove vivo, però il mio piccolo bankroll me lo sono creato e, come i miei amici hanno sempre detto, avrei pure potuto azzardare di più col poker, ma non me n’è mai importato più di tanto. Dopotutto “mizuno712″ nuota comodamente in mezzo a tanti pesciolini generosi.

Eppoi arriva il colpo di testa. Sarà stato il caldo di un Agosto insopportabile o forse la voglia di testare le mie micro-skill pokeristiche, comunque, nell’ultima ora di lavoro, tiro fuori il mio portatile e mi iscrivo a questo torneo, praticamente il mio Main Event WSOP. Gli ultimi golfisti ritardano, chiudo alle 20.20 e ho giusto mezz’ora per trasformarmi, almeno per una sera, in torneista online agguerrito, solo in casa, focused al 100% su un torneo che non dovrebbe essere il mio. Genitori non in casa, fidanzata avvertita, insomma lunedì sera eravamo soli io ed il poker. Io e la mia grande occasione di dare un senso ad una “carriera” passata per troppo tempo tra limpatori incalliti e giocatori che non foldano due carte suited neanche sotto minaccia nucleare.

Mangio come il peggiore dei nerd, con briciole di pane che cascano sulla tastiera… si apre il tavolo e ho fame, non avrei potuto far diversamente. Un bicchiere di Vermentino di Bolgheri però me lo concedo, magari mi fa giocare meno scarato, che ne so. Parto tranquillo, poche carte e pochi spot validi, così me ne sto buono senza aggredire a caso, faccio un po’ di stack solo quando devo. Noto subito un gioco diverso da quello a cui sono abituato: molta più tecnica e meno spazio al caso. Ma non mi lascio intimorire, dopotutto i miei quasi 7000 games su Pokerstars li ho e non devo farmi mettere sotto.

Si va avanti, bui che salgono e stack che si erode lentamente come la spiaggia della mia costa toscana. Devo fare qualcosa, deve essere la mia serata. Ecco che arriva la mano chiave, di quelle che cambiano i destini. Di quelle che ti fanno capire che, forse, non è una serata come le altre. Limpa UTG, raisa oppo da MP fino ad 800, chiudo gli occhi e butto dentro i miei risicati 12 bui con 77. Accade l’inenarrabile perché UTG pusha e chiama pure l’original raiser: inizio già a scavarmi la fossa. Epitaffio: “Sono morto stoicamente pushando 77 in un torneo che non avrei dovuto fare”. Beh, i miracoli esistono per accadere, dunque ecco il mio.

77 hand

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Un river grosso come una casa ed ecco il mio triple up! Torniamo in corsa con questi quasi 40 bui… e se fosse un segno del destino?

Il torneo prosegue, gli amici che su facebook mi prendono in giro ricordandomi la mia fama di “miz-ulo”, e tra una mano e l’altra, senza fortunatamente particolari scossoni, supero agilmente la bolla con un buono stack, comodamente nella top 20 provvisoria. Il mio torneo l’ho già vinto: per fare 20€ di profit nei “miei” heads up normal da 1€ ci metto, infatti, un sacco di tempo.

Gli avversari crollano, vado avanti rubacchiando in qua e là, assestando le 3bet giuste al momento giusto: giocate che se facessi ai miei soliti mtt da 2€ mi chiamerebbe anche il dealer del tavolo accanto. Qua invece funzionano. Figo.

Passano i minuti e quasi senza accorgermene arriviamo in bolla del final table. La sofferenza dura poco, si suicida uno short e vengo catapultato tra mille lucine ed avversari “stellati”: è quasi commovente vedere un bronze star là in mezzo. Non ci combino nulla, ma a questo punto voglio giocarmi le mie chance. Emozione e sofferenza, ma non gioco scarato. Uno, due “birilli” giù… siamo 7 left. Per me son già soldi, tanti soldi. Giochiamocela.

Arriva Anna Kournikova, vestita di cuori, elegante, ammiccante e pericolosa. Raisano da early, 3betto light to broke, l’oppo pusha e snappo. I suoi solidi Jacks vincono il flip sul board 357JK. Drawing dead al turn ed un K al river che sa di beffa. Vabbè, colpo obbigato. Rimaniamo coi nostri 4 bui che mettiamo a caso con 38o da UTG prima che l’arrivo del buio faccia calare il sipario sulla mia avventura. Mi chiamano e hitto “solo” poker di 3. Chapeau. Double up necessario e vitale, infatti un altro cooler uccide un oppo ed esulto per la posizione scalata. Scendo dal palco con onore, pushando da bottone il mio onesto A5, il big blind chiama con A9, saluto e ringrazio con i miei “sudati” 580€. Pochi per molti, tantissimi per me.

Si conclude così, nel migliore dei modi, la mia cavalcata in un torneo che mai avrei dovuto fare, per tante ragioni. Ci sono storie più belle della mia, racconti pokeristici più originali ed esaltanti, non ho dubbio alcuno. Quella che vi ho narrato è solo la storia di un appassionato come voi, che ama questo gioco e che, per una sera, ha vissuto il suo piccolo sogno da protagonista. Che adesso torna a scrivere di poker e nuotare nelle acque piene di pesciolini generosi, con un bankroll solo un po’ più gonfio. Anzi, vado subito a fare cashout!

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