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il 12 Feb 2014

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Joe Hachem polemico su Jerry Yang e Jamie Gold: ormai è dibattito fra tutti i pro

Joe Hachem polemico su Jerry Yang e Jamie Gold: ormai è dibattito fra tutti i pro

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Un’intervista di Joe Hachem all’Aussie Millions ha aperto la scatola di Pandora. Le opinioni dell’australiano sul ruolo da ambasciatore del poker che il campione del Main Event delle WSOP secondo lui dovrebbe svolgere sono sfociate in un dibattito molto più ampio sulla “guerra fredda” fra la nuova e la vecchia scuola del poker.

Innanzitutto i fatti: Hachem raccontava in un’intervista a un noto portale di poker statunitense come a suo avviso alcuni campioni del Main Event delle WSOP avessero recato un notevole danno al mondo del poker. Nominava concretamente Jerry Yang e Jamie Gold, che secondo lui, non sono stati all’altezza di quello che il mondo del poker si aspettava da loro. In pratica ha accusato loro di essere scomparsi dalla scena pokeristica, di aver giocato solo per i soldi e di aver contribuito a “distruggere il poker“.

Jamie Gold ancora non si è fatto sentire ma Jerry Yang ha subito mostrato il suo disappunto sulle parole di Hachem. Yang ha schivato un po’ l’argomento principale (essere scomparso dal mondo del poker) per centrarsi sulla beneficenza: Yang ha effettivamente donato un milione di dollari alla “charity” e ha detto che non ha visto altri campioni del mondo farlo.

Il cuore della polemica scoppiata per questa intervista non sta però nelle parole che riguardano Yang e Gold, ma in altre considerazioni più generali dell’australiano sullo stato del poker attuale: secondo Hachem la gente non si diverte più come un tempo a giocare a poker. Questo sarebbe dovuto in parte alla nuova generazione di giocatori che quando arrivano ai tornei live dopo milioni di mani giocate online non socializzano, non parlano, sono noiosi non solo per gli altri giocatori ma anche per gli spettatori. E’ così che il mondo del poker starebbe pian piano morendo.

Queste parole di Hachem hanno suscitato non poche reazioni da parte dei giocatori. A iniziare da uno che di solito in questi casi non riesce a stare zitto, Daniel Negreanu. Il pro di PokerStars ha offerto una riflessione molto interessante: da un lato non pensa che chi vince il Main Event sia in qualche modo costretto a continuare a giocare, ma dall’altro crede che questo sarebbe un bene per il gioco perchè aiuterebbe a a portare nuovi giocatori al mondo del poker.

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Negreanu, però, solleva un argomento molto delicato: il fatto che a livello di spettatori tv, il poker sta veramente andando a rotoli. “Il motivo per cui la gente iniziava a guardare il poker in tv è perché erano curiosi sui personaggi, non c’entrava niente con il gioco, a nessuno gliene fregava niente! Ora nei programmi i commenti sono sull’altissimo livello del gioco, quindi li guarderanno solo quelli che se li guardavano già da prima… E questo non va bene. Se devo essere sincero penso che i giorni di gloria del poker in tv sono già finiti“.

Nella discussione è intervenuto anche Phil Galfond attraverso un lunghissimo post nel forum da lui creato. Galfond ha tentato di far avvicinare queste due scuole, quella dei “vecchi” come Hachem e quella dei ragazzi che hanno iniziato a giocare a poker dopo il boom di Moneymaker nel 2003.

Galfond, che si considera appartenente alla generazione dei ragazzi, dice che c’è troppo “risentimento” fra le due generazioni. Da un lato la vecchia scuola serba una sorta di rancore nei confronti della nuova per tutte le facilità con cui i ragazzi di oggi hanno potuto non solo iniziare a giocare ma diventare anche dei veri campioni. Dall’altro ci sono questi ragazzi che non vedono riconosciuti i loro meriti da parte di quei giocatori che hanno fatto la storia del gioco.

Una cosa è chiara: il poker non è più quello di una volta. Il boom dell’ online ha cambiato radicalmente non solo il gioco ma anche il modo in cui questo viene percepito da tutti, tanto dai grandi campioni del passato quanto dai nuovi talenti passando per i telespettatori. Come sarà il poker fra dieci anni? Chi vivrà vedrà!

 

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