Wednesday, Apr. 24, 2024

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il 19 Set 2014

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Una via alternativa al poker coaching: i corsi di gruppo di Alessandro Chiarato

Una via alternativa al poker coaching: i corsi di gruppo di Alessandro Chiarato

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Se parliamo di poker coaching la prima cosa che ci viene in mente sono le lezioni via skype che molti giocatori, spesso anche professionisti, hanno scelto per migliorare le proprie skill. Tuttavia, per ottenere buoni risultati e migliorare le proprie skill, oltre allo studio e alla dedizione esistono delle vie alternative.

Ne abbiamo parlato con Alessandro Chiarato che, insieme ad Alessandro “Bubukonan” Fasolis, ha dato vita a un corso interessante e decisamente più economico rispetto alle lezioni individuali. Il tutto, grazie a un uso intelligente dei social network, si basa sulla condivisione delle idee, sul confronto, sull’analisi di mani e thinking process.

IPC: Alessandro per cominciare, visto che il vostro corso non è propriamente individuale, volevo chiederti come sono strutturate le lezioni.

AC: Diciamo che una volta iscritti al corso si ha diritto ad entrare in un gruppo privato di facebook che rimane aperto anche dopo la fine dei 25/30 giorni di lezione, in modo da rimanere disponibili anche al termine di queste. Nel gruppo vengono pubblicati quotidianamente degli articoli scritti da me e Bubukonan relativi ai diversi argomenti di un MTT: analisi delle varie fasi di un torneo, studio di Hold’em Manager e così via. In più durante la settimana ci sono delle giornate dedicate a dei tornei tra i partecipanti che tendenzialmente vengono giocati su Poker Club. Questi, poi, diventano materiale di studio per il giorno successivo che dedichiamo all’Hand Review, in cui analizziamo anche gli spot giocati dagli allievi con particolare attenzione ai thinking process dei player nella mano.

IPC: Quali sono le differenze sostanziali tra il vostro metodo rispetto e il comune poker coaching individuale?

AC: Da questo punto di vista sicuramente ci sono dei pro e dei contro. Uno dei pro sta nel fatto di avere una interazione costante con due coach, che significa innanzitutto poter usufruire di due punti di vista, che possono essere tra loro diversi, per interpretare determinate situazioni di gioco. Inoltre c’è il vantaggio di poter sentire cosa hanno da dire gli altri partecipanti al corso, il che può essere un bene e un male. Da un lato, infatti, il gruppo non è mai omogeneo, ma dall’altro ascoltare il thinking process di una persona che consideri a un livello inferiore, può essere utile a ragionare nel modo giusto quando incontrerai un giocatore di quel livello.

IPC: Che giocatori si sono avvicinati al vostro stile di insegnamento?

AC: Questo corso è stato particolarmente apprezzato da quelle persone che non hanno voluto essere coinvolte più di tanto sia per mancanza di tempo sia perché preferiscono rimanere un po’ dietro le quinte piuttosto che esporsi. In altre parole tutti quelli che lavorano, avendo il gruppo di facebook aperto e potendo consultare la lezione a qualsiasi ora, possono tranquillamente far passare anche un paio di giorni prima di andare a riguardare tutto.

IPC: E per quanto riguarda il livello tecnico quali sono i miglioramenti che avete riscontrato maggiormente?

AC: Dal punto di vista tecnico devo dire che tendenzialmente i giocatori diventano più aggressivi perché, osservando i range di apertura e capendo un po’ di motivi per cui ci si comporta in questo modo, si accorgono che in alcuni dei momenti del torneo non avevano le giuste statistiche a livello di aggressività. Magari si trovavano in late stage con un certo stack che non gli permetteva determinate giocate, o a al contrario in early stage rimanevano troppo chiusi. Bene o male tutti riescono a fare degli aggiustamenti sul loro modo di giocare, come riscontriamo nei questionari che sottoponiamo agli studenti.

IPC: Che tipo di questionari sottoponete agli allievi?

AC: I questionari sono composti da dieci domande, otto a risposta chiusa e due a risposta aperta.  Tendenzialmente si tratta di domande pratiche dove spesso c’è una mano che descriviamo con diversi thinking process e con la relativa spiegazione. Ogni domanda vale un punto e alla fine stiliamo una classifica finale, basata sui punteggi ottenuti nei questionari e nei tornei. Al migliore o ai due migliori, che stabiliamo in base al numero dei partecipanti, regaliamo pacchetti per tornei live.

IPC: Quali sono le motivazioni principali che spingono i giocatori ad iscriversi?

AC: Guarda, io sono un sostenitore del coaching e sono convinto che possa essere molto utile. Io stesso ne ho usufruito via skype con ragazzi americani quando era il momento. I motivi partono dalla consapevolezza di avere dei limiti che, per quanto possano essere celati o riconoscibili, si materializzano rendendoti poco confidente in determinati momenti del gioco. Quando devi scegliere se prendere un coaching individuale piuttosto che di gruppo, sicuramente incide il lato economico, perché quello individuale ha un costo orario e vista la lunghezza degli MTT si basa quasi sempre sull’Hand Review. Se vuoi fare una cosa decisamente più abbordabile dal punto di vista dell’impegno e del coinvolgimento, forse il mio corso può essere una buona scelta. Siamo disponibili ogni giorno e se vengono scritte delle domande rispondiamo sempre all’istante.

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