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il 14 Ott 2016

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Francia o punto eu/com? Di’ la tua sul futuro del punto it

Francia o punto eu/com? Di’ la tua sul futuro del punto it

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Da tempo auspicato dagli stessi regolatori, l’allargamento del mercato chiuso punto it dai confini nazionali sembra destinato a diventare realtà nel giro di poco.

Questa al momento è l’unica certezza, perchè sulla direzione da far prendere all’allargamento le ipotesi in ballo sono molteplici.

Al momento la più gettonata porta in direzione della Francia: da poco il Senato transalpino ha dato il via libera definitivo alla liquidità condivisa, e a quanto pare nel corso di una riunione tenuta a Parigi a metà settembre i regolatori italiani e francesi sembrerebbero aver trovato un accordo di massima per l’unione dei due mercati.

Ma il punto it ha ancora la porta aperta sul modello danese/inglese, che significherebbe l’accesso al field mondiale: nei due paesi dell’Europa settentrionale, infatti, gli operatori autorizzati dallo Stato dirottano i player sulle piattaforme .com / .eu.

Che modello preferite per l’Italia? Vediamo insieme i punti di forza e di debolezza delle due ipotesi in campo, prima di lasciarvi esprimere la vostra opinione.

 

Francia

E’ la soluzione più gettonata, quella di cui da più tempo si sente parlare.

L’unione tra punto it e punto fr porterebbe un aumento di liquidità nel breve periodo, ma indubbiamente il bacino di giocatori risulterebbe allargato fino a un certo punto.

Rispetto allo stato attuale aumenterebbero traffico e garantiti, mantenendo comunque una varianza contenuta.

Ma su questa ipotesi grava la grande ombra della tassazione. Tra gli addetti ai lavori, infatti, circola la voce insistente che dovrebbe essere l’Italia ad adeguarsi al regime fiscale francese. Questione di procedure: nello Stivale la tassazione sul gioco online è normata da regolamenti interni AAMS, mentre in Francia vi sono delle leggi ad hoc che dovrebbero essere modificate per via parlamentare.

E se l’adesione alla tassazione francese lascerebbe la situazione sostanzialmente immutata per sit e tornei, dove anzi probabilmente ci sarebbe un positivo marginale per i giocatori italiani; l’impatto sarebbe addirittura violento ai tavoli cash game, visto che il regime impositivo transalpino va in base a una percentuale di ogni piatto, e inciderebbe sul rake in misura superiore al 40%, rispetto al 20% attuale vigente su dot it. In pratica ai tavoli cash la tassazione raddoppierebbe rispetto a come è adesso.

D’altro canto l’unione .it – .fr potrebbe avere tempi di realizzazione davvero brevi, e darebbe comunque una bella boccata di ossigeno alla situazione stagnante del mercato italiano, con nuovi operatori pronti a entrare in gioco (a iniziare da Winamax).

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Ma probabilmente la concorrenza (e i benefici lato player ad essa collegati) aumenterebbe sì, ma solo fino a un certo punto, visto che i colossi mondiali del gaming che ancora non sono presenti in Italia e Francia, probabilmente, non vedrebbero in questo mercato allargato ma comunque chiuso un potenziale tale da giustificare investimenti massivi.

 

 

Punto com

Lo sbocco dei player nel punto com è l’altra grande ipotesi che sta in piedi, anche se il modello cui guardare dopo il Brexit non è più la Gran Bretagna ma la Danimarca.

Per il punto it questa ipotesi, che comunque avrebbe tempi di realizzazione più lunghi dell’altra, significherebbe sposare l’apertura più totale, con i pro e i contro derivati.

Lato player ci sarebbe sicuramente una situazione che oggi i giocatori italiani possono solamente sognare, con incredibili offerte di palinsesto, promo, classifiche… D’altro canto però, specialmente per chi ha intenzione di fare del poker un lavoro o quasi, la varianza sarebbe senza dubbio maggiore.

Questa soluzione avrebbe anche una maggiore prospettiva e slancio per il futuro dell’altra e potrebbe attirare in Italia gli investimenti di grandi operatori oggi assenti come 888poker.

D’altro canto l’ingresso di nuovi e pesanti soggetti potrebbe far soffrire non poco le realtà oggi operanti su punto it.

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