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Strategia

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il 15 Mar 2018

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Cos’è il Quoziente Strategico e perché è fondamentale nel poker?

Cos’è il Quoziente Strategico e perché è fondamentale nel poker?

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Tutti sanno più o meno cos’è il QI, ovvero il Quoziente d’Intelligenza.

Si tratta di un punteggio, ottenuto tramite dei test standardizzati, che si prefigge lo scopo di misurare lo sviluppo cognitivo di un individuo.

Pochi però sanno cos’è il QS, ovvero il Quoziente Strategico. Eppure è un concetto molto importante soprattutto per economisti e giocatori, quindi anche per i pokeristi.

Possiamo definire il QS come una misura standard delle capacità strategiche degli individui; una quantificazione sintetica dell’abilità di un individuo di ottenere il massimo risultato possibile in una situazione strategica.

Questa almeno è la definizione fornita da un gruppo di esperti impegnati a portare in giro per l’Italia il ‘progetto QS‘, una ricerca interessante che va dalla psicometria alla teoria dei giochi.

Gli ideatori sono Ennio Bilancini, Leonardo Boncinelli e Alan Mattiassi, professori universitari che stanno perfezionando il loro ‘Test del Quoziente Strategico’, già proposto in varie versioni e occasioni.

Per esempio il test è stato sottoposto a studenti, insegnanti, Mensani (membri del Mensa) e nella più importante fiera italiana dedicata ai giochi, la Play di Modena.

All’interno del test sono presenti diversi giochi, nei quali bisogna dimostrare sostanzialmente di saper prevedere il comportamento delle altre persone per poter vincere.

Vi proponiamo di seguito uno dei giochi più semplici. Si tratta di un rompicapo alquanto famoso che dovrebbe riguardare da vicino gli appassionati di poker.

Il quiz venne pubblicato tra l’altro in modo simile anche nel 1991 dal Financial Times, con tanto di premio per i solutori. Chi, tra i lettori del giornale, avesse vinto individuando la risposta esatta avrebbe ricevuto due biglietti di prima classe andata e ritorno Londra-New York.

 

 

Ecco le istruzioni molto concise del rompicapo: “Scegli un numero compreso tra 1 e 90, in modo da avvicinarti il più possibile ai due terzi della media dei numeri che scelgono gli altri partecipanti al gioco“.

Per aiutarvi a capire come funziona questo gioco, ipotizziamo che ci siano solo tre giocatori e che le loro risposte siano 20, 30 e 40. La media delle risposte è 30. Due terzi di 30 è 20. Ragion per cui il giocatore che ha scelto 20 può senz’altro essere proclamato vincitore.

Il quiz però è complicato perché nessuno conosce le risposte degli altri concorrenti. Ecco allora che entrano in gioco i cosiddetti ‘livelli di pensiero‘ che noi pokeristi conosciamo bene…

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Consideriamo quello che potremmo chiamare il pensatore ‘zero’, cioè a livello zero per quanto riguarda il pensiero critico. Questo partecipante dirà qualcosa tipo: “Boh, non lo so. Mi sembra un assurdo giochetto di matematica e a me i problemi di matematica non piacciono“. A quel punto questa persona potrebbe scegliere un numero a caso. Se tutti ragionassero (o meglio non ragionassero) così, la media dei numeri scelti tenderebbe al 45, numero a metà tra 1 e 90.

Come si comporterà, invece, un giocatore di tipo 1, cioè al primo livello di pensiero? Dirà, tra sé e sé, qualcosa come: “Mi sembra che le persone con cui mi sono trovato a giocare non siano inclini a ragionarci su troppo. Sceglieranno un numero a caso attorno al 45. Perciò la mia risposta sarà 30, cioè due terzi di 45“.

Un giocatore di secondo livello penserà invece: “Molti partecipanti saranno di primo livello e penseranno che gli altri giocatori siano simili a loro, quindi risponderanno 30. Se la maggioranza risponde 30, io sceglierò 20, cioè due terzi di 30“.

Si può andare oltre. Ecco un ipotetico giocatore di terzo livello: “Molti giocatori capiranno la logica di questo rompicapo e risponderanno 20, ragion per cui io scelgo 14“. E così via. Non c’è un punto in cui ha senso interrompere questa catena di ragionamenti che porta a numeri sempre più piccoli: dipende solo dal livello di pensiero che attribuite agli altri partecipanti al gioco.

Una buona domanda da porsi potrebbe essere allora: che cosa farebbe un computer programmato per risolvere questo problema? Semplice: non si fermerebbe mai. Attraverserebbe tutti i livelli di pensiero, fino ad arrivare al numero minimo, cioè alla fine della corsa. Non si curerebbe certo delle risposte altrui perché, per un computer programmato per rispondere con un algoritmo elementare, l’unica risposta razionale è 1. Tuttavia, se il computer giocasse contro uomini con un livello di pensiero più basso, perderebbe la partita. I concorrenti umani potrebbero facilmente dare come risposte numeri più grandi di 1 e i due terzi della media si avvicinerebbero probabilmente più a una delle loro risposte che non a 1.

L’incrociarsi delle aspettative diventa, quindi, determinante nel comportamento di ciascuno e nel sancire chi sarà il vincitore. Il meccanismo del gioco se ben compreso, a un certo punto costringe le persone ad alzare la testa dal foglio, a guardare in faccia gli altri partecipanti e a crearsi delle aspettative circa il loro comportamento.

Che cosa serve, allora, per vincere un gioco come questo? Beh, bisogna prima di tutto saper mettere in discussione le idee date per scontate, visto che la soluzione razionale non garantisce la vittoria in questo gioco; bisogna poi saper adottare prospettive diverse e capire il potenziale delle persone che ci stanno attorno; infine bisogna saper convivere con l’ambiguità.

Proponete il gioco alla vostra famiglia o ai vostri amici se volete e riflettete…. Scrivereste sempre lo stesso numero in qualsiasi situazione? Che numero scrivereste per esempio giocando con un gruppo di pokeristi?

 

 

Questo gioco ricorda un po’ un concorso di bellezza trattato dall’economista John Maynard Keynes (1883-1946). Il concorso era molto popolare negli anni ’30 in Inghilterra. Un quotidiano presentava cento fotografie e i lettori segnalavano i sei volti più gradevoli. Tutti coloro che avevano scelto la faccia complessivamente più votata, partecipavano automaticamente all’estrazione di un premio.

Keynes spiega: “Non si tratta di scegliere quelle che, per ciascuno, sono le più belle foto, e neppure quelle che l’opinione media ritiene le più belle. Noi cerchiamo di anticipare quella che l’opinione media penserà essere l’opinione media. Il premio viene dato al concorrente la cui scelta si avvicina di più alla media delle scelte degli altri concorrenti“.

Vi è venuto il mal di testa? Rileggete tutto da capo perché ne vale la pena. Questi studi sono molto importanti in campi come l’economia e la politica. Ci aiutano a capire meglio come funziona il cervello umano e come pensa la gente intorno a noi.

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