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il 12 Giu 2018

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Doyle Brunson torna alle WSOP ma annuncia: “È il mio ultimo torneo, questa estate mi ritiro”

Doyle Brunson torna alle WSOP ma annuncia: “È il mio ultimo torneo, questa estate mi ritiro”

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Con la sua maglietta rosa, l’immancabile cappello da cowboy e i suoi 84 anni suonati, Doyle Brunson stanotte ha rubato la scena a tutti nel Day 2 del NL 2-7 Lowball Draw Championship delle WSOP!

Ebbene sì, dopo parecchi anni il mitico Texas Dolly è tornato a giocare un torneo delle World Series piazzando una clamorosa bandierina. Doyle è riuscito infatti a imbustare 470.500 chips sfruttando alla grande la late registration. La bolla è scoppiata e al final day 11 left lotteranno per una prima moneta da 259.670 dollari!

Come se non bastasse, nel field resiste anche il figlio Todd Brunson (con 185.000 di stack) e il nostro Dario Sammartino (394.000). Sammartino ha avuto l’onore di giocare al tavolo con Doyle e ha documentato il tutto su Instagram.

I colleghi di PokerNews e Poker Central hanno ovviamente intervistato a fine giornata il campione dei Main Event del ’76 e ’77. Ecco cosa ha svelato Doyle sul suo grande ritorno:

Mio figlio mi ha scritto che questo era l’unico torneo da me giocabile in questa edizione delle Series grazie alla late reg. I giochi Deuce to seven sono sempre stati i miei preferiti, tra l’altro.

Questo, tuttavia, sarà probabilmente l’ultimo torneo che giocherò in carriera. Sto pensando di ritirarmi del tutto dal poker dopo l’estate.

I tornei durano troppo e mia moglie non va a dormire finché non torno a casa. Non è in buona salute, quindi dopo 57 anni mi sento in dovere di tornare a casa“.

Doyle e Louis per la cronaca si sono incontrati nel 1959 e sposati nel 1962. Sembra dunque che Doyle abbia giustamente intenzione di anteporre famiglia e salute al gioco dopo una lunghissima carriera.

Peccato, perché Doyle tuttora è un regular del Big Game al Bellagio, come racconta lui stesso: “Gioco ancora ogni giorno a cash game. Mi riservano un seat fino alle 13:00. Io mi presento lì verso mezzogiorno e gioco fino alle otto o nove di sera. È una buona partita per me perché vinco. Mi sento un 30enne nello spirito, anche se il mio corpo non è d’accordo“.

A proposito degli high stakes, Doyle dice. “Non ho mai visto tanti giocatori di limiti alti in città come ora“.

Doyle parla poi dei suoi figli. Todd ha vinto un braccialetto e più di 4,3 milioni da giocatore. La figlia Pamela è una giocatrice occasionale con 89.000$ di vincite.

Non parlavo mai di poker quando Todd era un bambino. È andato al college ed è arrivato al terzo anno di legge. Non sapevo nemmeno che conoscesse le regole del poker. Era alla Texas Tech a Lubbock e mi ha detto che non sarebbe tornato a scuola, che sarebbe diventato un giocatore professionista di poker.

Io e sua madre non eravamo contenti. L’ho portato però a qualche partita per vedere come se la cavava. Vivevamo in California a quei tempi e c’erano vari casinò là. L’ho fatto sedere a un tavolo e ho subito capito che sapeva quel che stava facendo. Non ha avuto bisogno del mio aiuto. A quel punto non mi sono più opposto“.

Todd ha vinto nel Jim Brady Month del 1993 incassando 198mila dollari al Bicycle Casino di Los Angeles e non si è più fermato. Doyle commenta: “Quello era uno dei tornei più importanti all’epoca“.

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Doyle ha però nostalgia del suo amato Texas: “Mi manca la sua gente, non c’è nessuno come i texani. Se sei in difficoltà in Texas, ci sarà sempre qualcuno pronto a fermarsi e aiutarti. In Nevada invece ti ignorano“. Se solo nel Texas ci fossero le poker rooms, Doyle tornerebbe a casa.

Nel frattempo su Twitter scrive di poker, politica, cinema, armi da fuoco, religione e di tutto quello che gli passa per la mente, proprio come un ragazzino. E non è politicamente corretto.

Twitter è divertente. Ci sono un sacco di informazioni e puoi farti nuovi amici. Non uso Facebook, anche se mia figlia forse si prende cura di un mio account su FB“.

Doyle parla anche della Poker Hall of Fame: “Ci sono molti giocatori meritevoli di entrare nella lista. Gli specialisti del cash game meriterebbero. Non godono della stessa pubblicità dei torneisti e alcuni non si fanno mai vedere ai tornei. Ci sono poi dei giocatori della vecchia guardia che meriterebbero di far parte della HoF. Senza di loro non saremmo qui“.

Chiudiamo con un solido brag di Doyle: “Non so come vorrei essere ricordato in futuro. Va bene tutto. La gente mi considera una leggenda di Las Vegas perché ho giocato ai livelli più alti più di chiunque altro, credo. Ho iniziato quando avevo 22 anni e ho giocato le partite più ricche per 62 anni. Sarà difficile per qualcuno battere questo mio record“.

Come dargli torto? Auguriamo ancora tanta fortuna e tanta salute a Doyle. Stanotte di sicuro avrà un sacco di tifosi dalla sua parte…

 

Photo credits: Jayne Furman e PokerNews

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