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il 28 Apr 2022

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La mano che ha cambiato la carriera di Joe Cada

La mano che ha cambiato la carriera di Joe Cada

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Quattro braccialetti World Series con la ciliegina del Main Event 2009, più di quattodici milioni vinti in tornei live…

Joe Cada è diventato il giocatore che è oggi con un percorso fatto di studio e sacrificio, in cui c’è stata una mano chiave a dare una bella svolta al tutto.

Il 34enne del Michigan ha raccontato lo spot che ha fatto da ‘sliding door’ alla sua intera vita al portale PocketFives. Manco a dirlo, è del Main Event WSOP in cui si laureò il più giovane campione di sempre, portando a casa braccialetto e 8,5 milioni di dollari.

 

Il poker come ancora

Ma prima di raccontare lo spot, Joe Cada racconta il percorso intrapreso con il poker prima di raggiungerlo. Una sorta di ancora di salvezza, per un adolescente problematico qual era.

“Da teenager avevo dei problemi, ero depresso. Il poker mi ha aiutato ad aprirmi come persona. Quei 50$ [del primo deposito su una poker room online, ndr] erano miei, li avevo guadagnati io. Avevo iniziato a lavorare molto presto. Chiesi a mia madre di fidarsi di me, le dissi che il poker non sarebbe mai stato un problema. Dire a tua madre che giocherai online a una età così giovane non è semplice, ho avuto fortuna che si sia fidata”.

Per motivare la sua richiesta alla mamma Joe disse che vedeva il poker come la miglior forma di divertimento per sè stesso, molto meglio di uscire a fare festa e bere. Dopo sei mesi quei 50$ erano diventati centinaia.

Nel 2006 Joe vide l’incredibile vittoria di Jamie Gold al Main Event WSOP e decise che al compimento dei 21 anni avrebbe giocato il torneo dei tornei. L’unica cosa che ancora doveva decidere era quanta azione avrebbe tenuto per sé e quanta ne avrebbe data via in quote.

 

L’incontro con Darvin Moon

Alla fine Joe si tenne la metà del Main Event. A comprargli quote fu in larga parte Cliff ‘JohnnyBax’ Josephy. Durante il torneo lo colpì l’incontro con Darvin Moon, con cui poi avrebbe dato vita a un leggendario testa a testa.

“Prima dell’inizio del tavolo finale disse qualcosa che non dimenticherò mai. Disse che non voleva finire all’ultimo posto, ma non voleva nemmeno vincere. Non voleva la sponsorship da un milione di dollari con PokerStars che spettava al vincitore, non voleva per sè tutte le attenzioni e forse per questo giocò l’heads-up come se non gli importasse di perdere”.

Avendolo già incrociato, Cada aveva preso delle note mentali su Moon: giocare abc senza fare action strane o tribettare leggero per lasciarlo cadere negli errori del caso. Anche per un vantaggio in chips di due a uno, all’inizio dell’heads-up Joe credeva di avere la vittoria già in tasca.

“Non potevo essermi sbagliato di più. Giocai l’heads-up come se fosse un sit’n’go da due lire e non ho attuato gli aggiustamenti che di solito faccio. Come è iniziato il testa a testa Moon ha iniziato ad outplayarmi, ingigantendo i piatti e mettendomi davanti a decisioni scomode. Prima che me ne fossi reso conto la situazione si era ribaltata: a essere in vantaggio col doppio delle chips era lui”.

Ma Joe non si diede per vinto e con un costante lavorio ai fianchi di Moon riuscì a ribaltare la situazione degli stack. In quel momento arrivò la mano che cambiò la sua vita.

 

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Il coinflip decisivo

“Aprii da bottone coppia di nove e Moon mi tribettò. Pensai che una coppia di nove era una mano molto buona in una partita heads-up. Alzai ancora a tre milioni, lui rialzò a 8 milioni giocando per 60 milioni effettivi. Avrei potuto chiamare ma la coppia di nove è una combo che può essere esposta, dovessero arrivare delle overcards devi tirare a indovinare. Se avesse foldato avrei guadagnato un po’ di chips… Fu più per protezione”.

Annunciato l’all-in, Cada si aspettava che Moon abbandonasse il colpo.

“Pensavo che avrebbe foldato. Quando ha chiamato velocemente ho pensato che avesse coppia di donne. Al tavolo non si aveva una buona visuale e impiegai qualche secondo prima di capire che mi aveva chiamato con QJs”.

Dopo il flop 827 Cada saltò dalla sedia e corse dai suoi amici mentre Moon restò al tavolo, glaciale, con le braccia conserte.

Dopo il turn K Cada aveva solo una carta a frapporsi con il titolo di campione del mondo e al river 7 Joe venne sommerso dagli amici, a iniziare da ‘JohnnyBax’, ma si liberò dalla loro morsa per andare ad abbracciare l’avversario.

“Sentivo che meritava di stare dove stava – dice Joe – Il momento in cui ti rendi conto di essere arrivato così vicino alla vittoria è duro per tutti. Mi misi nei suoi panni per un secondo e mi resi conto che il torneo non era una cosa tra me e lui. Non ho mai voluto essere quel tipo di persona che esulta in faccia agli avversari. E’ difficile restare calmi dopo un simile risultato, ma volevo portare rispetto a Darvin”.

Dopo le parole di conforto ricevute da Cada, Moon lo abbracciò e poi sollevò il suo braccio al cielo, come negli incontri di pugilato. A sua volta Cada alzò il braccio di Moon. I due sono rimasti in contatto negli anni fino alla dipartita del ‘Boscaiolo’.

Cambio di approccio

Da allora le cose per Cada sono cambiate.

“Rispetto a quando avevo 21 anni, oggi sono un giocatore di poker decisamente migliore, ma non mi sento a mio agio come un tempo a giocare le partite più grandi. Quando ero un ragazzo volevo giocare contro chiunque a ogni limite. Oggi non ho più quel mindset: non voglio rischiare, posso giocare ai miei stake per il resto dei miei giorni ed essere a posto con me stesso”.

Il suo approccio al poker è oggi ben ancorato a terra.

“Mi piace incontrare persone di ogni tipo e mi diverto sempre a giocare a poker. Ho capito che quando smette di essere divertente non sono nel posto giusto. Con il lancio in Michigan delle WSOP online il gioco è tornato a essere divertente per me. E’ questo che conta. Non gioco per diventare ricco ma per divertirmi e competere”.

 

Photo credits: Katerina Lukina / PokerNews

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