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il 22 Mar 2017

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I quattro step di Alec Torelli per far diventare il poker un lavoro: “Tutti i pro ci sono passati!”

I quattro step di Alec Torelli per far diventare il poker un lavoro: “Tutti i pro ci sono passati!”

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Il poker può essere considerato un vero lavoro?

Il tema è annoso e controverso. Prova a rispondere alla domanda Alec Torelli in un video interessante pubblicato qualche giorno fa sul suo canale YouTube.

Il pro italo-americano ha deciso di dedicare un’analisi di 15 minuti sulla figura del professional poker player, spesso discussa da invidiosi o scettici.

Tutto è nato da una foto che ha pubblicato su Instagram, con una semplice didascalia che recitava qualcosa tipo: “Sono molto felice di viaggiare e giocare a poker per lavoro“.

In riposta a questa esternazione, un professore universitario è intervenuto scrivendo: “Il poker non è un lavoro; è un gioco“.

Torelli a riguardo ha pochi dubbi: “Capisco che il poker è un gioco e che non è uno sport. Gli scacchi sono definibili come una specie di sport, più del poker.

Ma il poker allo stesso tempo è chiaramente anche un lavoro. Ci sono varie persone che si mantengono con il poker e questo è innegabile.

Se guardi la gente che lo fa ad alto livello, ti renderai conto di quanto si impegnino ogni giorno. Lavorano sodo, più sodo di molte persone che hanno lavori più tradizionali.

Basta contare le ore che investono nel poker. Dai social network naturalmente traspare solo il lato migliore, quello più sexy delle loro vite, ma questo vale per tutte le persone.

È bello quando volo in prima classe per andare a un torneo live, ma nella mia vita ci sono anche molte rinunce e sacrifici“.

Torelli a questo punto stila il suo personale elenco delle quattro cose da fare per trasformare il poker in un lavoro. Sono quattro step che i migliori giocatori del mondo, secondo Torelli, hanno prima o poi affrontato.

 

1 – Tratta te stesso come un pro

Torelli racconta la sua storia: “Quando ero al college, cominciare a trattarmi da vero pro è stato un passaggio importante.

Alla gente non importava nulla della mia decisione ma a me sì. Ho iniziato a studiare i grandi campioni dello sport, come Roger Federer. Osservavo le loro abitudini.

Mi sono convinto a studiare, ad allenarmi. La stessa cosa ha fatto per esempio un mio amico fotografo che diventato professionista. Nel suo talento non è cambiato nulla, ma sono cambiate altre cose“.

Torelli fa un altro paragone: “Per fare il tennista devi svegliarti alle 5:00 e fare un sacco di allenamento. Anche a me piacerebbe essere un campione di poker ma non sono disposto a quei sacrifici“.

Questa è la conclusione di Torelli: “Il poker è un gioco per alcuni e un lavoro per altri. Dipende tutto dall’approccio mentale“.

 

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2 – Tratta il poker come un business

Questo è indispensabile se vogliamo trasformare appunto il poker in un business. Torelli dice: “Ad un certo punto io mi sono messo a calcolare tutti i miei guadgani, le mie perdite e le mie spese.

Insomma ho iniziato a trattare il mio lavoro come un business, quello che effettivamente è. Nessuno che gioca a poker per divertimento lo fa, giustamente.

Se vai a giocare al casinò solo il venerdì sera non devi annotarti nulla, pensi a divertirti è basta. Ecco un altro passaggio mentale decisivo verso il professionismo“.

 

3 – Studia il gioco spesso

Torelli fa ancora il paragone con gli sportivi professionisti:  “La differenza tra i pro e gli amatori si vede nel poker come negli sport.

Gli amatori spendono molto tempo praticando il gioco o il loro sport preferito. I pro invece spendono molto tempo studiando il gioco.

Prendiamo i campioni di football. Loro giocano una partita la domenica e per tutta la settimana si allenano, in pratica studiano, si migliorano. Anche la meditazione può essere considerata uno studio o un allenamento.

Io ogni volta che torno a casa studio il poker, lavoro sul mio gioco. Quando vado al casinò ho una routine, dalle 8 del mattino fino alle 13 faccio cose precise. Mi preparo per essere prontissimo, come una rock star che si esibisce“.

 

4 – Abituati a un certo tipo di studio

Secondo il coach Torelli dobbiamo analizzare il nostro gioco soprattutto quando perdiamo: “Concentrati su come hai giocato in diverse mani, non su un singolo spot più o meno fortunato.

A volte torno a casa insoddisfatto anche se ho vinto soldi. Ciò significa che non sono influenzato dai risultati ma dalla condotta strettamente tecnica delle mie mani“.

 

 

 

Ora sapete quali sono le cose che fanno e pensano i grandi giocatori di successo. Torelli però avvisa, come tanti suoi illustri colleghi: “Giocare a poker per lavoro sembra facile ma non lo è“.

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