Saturday, Apr. 27, 2024

Strategia

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il 15 Nov 2023

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La fiducia in sé stessi: lavorare sulle proprie consapevolezze genera risultati

La fiducia in sé stessi: lavorare sulle proprie consapevolezze genera risultati

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Nel momento in cui la fiducia comincia ad essere uno dei motori della vostra carriera pokeristica, le strade che essa può prendere sono sostanzialmente due e fanno capo essenzialmente al modo di affrontare le sessioni successive a particolari eventi che sono capitati in quelle precedenti.

La lunga strada da percorrere

Diventare dei buoni giocatori di poker, non significa venire a capo di quelle che sono le dinamiche prettamente tecniche di ciò che vogliamo fare al tavolo da gioco, ma anche completare positivamente quelle espressioni di carattere mentale e psicologico che vengono sollecitate all’indomani di eventi più o meno “fortunati” che una sessione può originare.

Tenendo da parte un attimo il solito concetto di varianza del quale abbiamo scritto in centinaia di altre occasioni, vogliamo invece oggi soffermarci sul prodotto che tale dinamica può esercitare sul nostro gioco.

Avere un mindset allenato, o semplicemente forte di suo, fa spesso la differenza tra i giocatori vincenti o perdenti nel medio e nel lungo periodo.

Eh sì, perché ciò che conta veramente, come abbiamo avuto modo di analizzare in altre occasioni, non è tanto la sessione che abbiamo appena concluso in modo più o meno positivo, il problema sta tutto nel verificare quale risultato essa possa mettere in campo rispetto alle nostre performance di lungo periodo.

Vendere i nostri prodotti

Una teoria di qualche anno fa, metteva a confronto l’attività del giocatore di poker con una qualsiasi attività facente capo ad un lavoro”normale“.

L’esempio al quale i padri divulgativi del gioco ricorrevano in maniera maniacale, era quello del fruttivendolo, che poteva contare sulla prosecuzione del proprio lavoro solo nel momento in cui all’interno del proprio magazzino ci fosse della frutta e/o la possibilità di contare su un fornitore che, quella stessa frutta, continuasse a consegnarla di modo che il fruttivendolo potesse continuare a venderla ed ottenere un profitto.

Se per un fruttivendolo questo tipo di merce ha un valore tangibile come quello della sua frutta da vendere, per un pokerista che vuole continuare a giocare e quindi a guadagnare dei soldi per quello che fa, la merce primaria è essenzialmente il proprio bankroll.

Il lettore più attento storcerà il naso pensando che sempre di soldi si tratta, e in un certo senso è vero, ma il fatto è che, una volta terminato il proprio bankroll, il pokerista non potrà più vendere la propria merce e dovrà aspettare una stagione migliore per approvvigionarsi di “nuova frutta”, andando a trovarla tramite altri mezzi e non più attraverso il proprio gioco.

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La fiducia in sé stessi

Su codigopoker.com, sono state riportate nei giorni scorsi alcune frasi del mental coach e autore di “The Mental Game Of Poker“, Jared Tendler, che fa della fiducia in sé stessi un caposaldo dell’eventuale successo nella carriera pokeristica di ognuno di noi.

Paura e rabbia sono due caratteristiche negative che fanno spesso da fondamento rispetto alla qualità del gioco che esprimiamo nelle sessioni successive ad un dato evento.

La chiama “sindrome del cane bastonato“, ed è quella che viene alla maggior parte dei giocatori che fanno autocritica esagerata, ai quali manca quella fiducia in sé stessi che spesso foraggia una componente assolutamente decisiva per performare al tavolo da poker: il coraggio. 

Nel momento in cui entriamo in questo perverso meccanismo, infatti, abbiamo talmente tanta paura di sbagliare per evitare di auto flagellarci, che commettiamo degli errori marchiani che, al contrario, non commetteremmo se fossimo tranquilli.

Si diventa riluttanti al rischio, si passa a diventare dei giocatori fin troppo tight e si perdono ghiotte occasioni di massimizzare il proprio profitto.

La soluzione, anche se questo concetto è più facile a dirsi che a farsi, risiede nel provare ad aumentare la propria stima, assumendo un atteggiamento che ci aiuti ad avere una maggiore consapevolezza dei nostri errori, laddove “maggiore” non deve assumere un significato quantitativo, quanto qualitativo, per ridurre l’autocritica ad un livello ragionevole.

Non è certo un percorso di breve durata e tanto meno di una certa facilità, ma con l’impegno e la perseveranza, sessione dopo sessione e settimana dopo settimana, si riesce con il lavoro su sé stessi a generare rapidamente fiducia nei propri mezzi e tornare a giocare il proprio A-game. 

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