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il 12 Nov 2014

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Il thinking process di Mark Newhouse nella mano che lo ha condannato…

Il thinking process di Mark Newhouse nella mano che lo ha condannato…

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Difficile immaginare possa aver fatto sogni tranquilli.

Come già saprete, Mark Newhouse, back to back november niner, ha chiuso, esattamente come lo scorso anno, al nono posto nel torneo di poker più prestigioso al mondo.

Un’occasione irripetibile gli si era incredibilmente ripresentata dinanzi, eppure il professionista americano non è riuscito a far fruttare l’esperienza maturata nel 2013, gettando letteralmente alle ortiche il suo Main Event.

Nella giornata di ieri abbiamo analizzato la mano che ha sancito la sua eliminazione; quest’oggi abbiamo la possibilità di ascoltare direttamente dall’interessato il thinking process che lo ha indotto a trasformare in bluff la sua coppia di 10

httpv://www.youtube.com/watch?v=LLEAotU7MLQ

Come potete apprezzare nel video qui sopra, Mark analizza la mano in maniera piuttosto lucida, ma i suoi ragionamenti non appaiono del tutti lineari.

Ripercorriamo un attimo il suo pensiero.

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Pre-flop, sull’apertura di Van Hoof, NewHouse flatta la sua coppia. Dopo la tri-bet di Tonking, Van Hoof passa e NewHouse decide di chiamare ancora: “Una coppia di 10 è un’ottima mano per gustarsi un flop, specialmente in posizione“.

Su flop J42, Tonking c-betta e Mark decide di chiamare: “Qui ci sono diverse combo alle quali sono avanti. A-K e A-Q giocherebbero alla stessa maniera. Ovviamente Will potrebbe avere anche over pair, quindi decido di chiamare e rivalutare al turn”.

Il turn 4 pareggia il board e Tonkig checka. “Qui decido di fare una puntata relativamente piccola, che credo sarebbe comunque sufficiente per fargli passare A-K, A-Q. Quando chiama so di essere fottuto. Ha sicuramente over pair…

Il river è però un J e sul check di Tonking, Mark decide di metterle tutte al centro: “Questa carta mi dà l’opportunità di rubare il piatto. So esattamente la mano che ha e vado all-in sperando di fargliela passare. Con quella puntata al turn, ai suoi occhi avrei potuto avere facilmente un J e bettare semplicemente per ingrossare il piatto. Purtroppo decide di chiamare ed io sono fuori dai giochi…”

Vi convince questo ragionamento? Quali sono le falle d questo thinking process? Siamo sicuri che con un J non avrebbe bussato turn per pot controllare? Ma soprattutto, quale mano pre-flop che contiene un J flatta un open raise e una tribet? 

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