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il 13 Nov 2015

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Le pagelle ignoranti del final table Main Event WSOP!

Le pagelle ignoranti del final table Main Event WSOP!

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Ebbene si, il final table di quest’anno ci ha lasciato con l’amaro in bocca.

Un esito scontato quanto l’epilogo di un film di Tarantino per una qualità di gioco degna di un circolo del dopolavoro: a mali estremi, estremi rimedi perciò spazio all’ignoranzavia con il pagellone!

 

Patrick Chan: Voto: 2

Quattro mesi di preparazione per il tavolo finale più importante della sua vita buttati al vento come nemmeno l’Inter il 5 maggio. Il buon Patrick sbaglia tutto: a cominciare dal look da trafficante d’armi fino al call in bvb contro Joe ‘nonperdounagiradanovantasei’ McKeehen. Gamblarsi 13 big blind con K-Q off contro il chipleader al tavolo è sconsigliato persino al tavolo finale del The Big da 10 su Stars ma lui, impavido, le mette al centro e fa splash.

Zvi Stern: Voto: 3

Termina in quinta posizione la strabiliante performance di Alessandro Pastura. La combo occhiali da pubblicità della Sector uniti al felpone con cappuccio stile top grinder non sortisce l’effetto sperato. Parte da secondo in chip e prova a tutti i costi a dare un’immagine aggressiva, salvo poi farsi palleggiare a suon di 3-bet e 4-bet dall’amatore Blumenfield. Di fronte alle telecamere della ESPN dichiara di volere la vittoria più degli altri, ma probabilmente farsi coachare dai seguaci di Al-Qaeda non è stata la mossa giusta. Il push con 10-9 suited regala la prima nevicata sul deserto del Nevada dai tempi George Washington, poi l’israeliano attiva la modalità ‘missile’ e completa l’opera mandando vasca con A-J off: agghiacciante.

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Pierre Neuville: Voto: 4

“Ma non era al circolo l’altra sera?” Neuville è il classico giocatore che tribetteresti a prescindere qualsiasi cosa faccia, solo che tu stai ancora giocando le parrocchie da 30 euro mentre lui ha sculato il torneo della vita e si atteggia da professionista navigato. Nonostante i 50 blind a disposizione la sua eliminazione al Day 1 era data più bassa della vittoria di Lorenzo a Valencia: se consideriamo l’assenza di tassazione in Belgio il sesto posto è grasso che cola.

Max Steinberg:  Voto: 5

Pronti via, sorprende tutti presentandosi con un abito che nemmeno Enzo Miccio a Domenica5. Ne ha uno diverso per ogni Day e infatti conserva i pantaloni marroni per lo showdown decisivo contro Joe “settoanchecoibliglettideltram” McKeehen. Il push con coppia di Dieci contro il malcapitato Cannuli è come una scoreggia nella sala d’attesa del dottore: tutti sanno che l’hai combinata ma nessuno ha il coraggio di dire nulla e qualcuno, in fondo, ti stima pure. Tiene botta finché l’MDMA fa effetto, poi rilassa la mascella e torna a casa a smaltire la botta.

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Federico Butteroni: Voto: 5.5

Eccoci finalmente al nostro ‘Federì’, che nonostante il grido di battaglia stavolta ‘nun je l’ha data’. Gioca, si fa per dire, poco più di trenta mani con la stessa intraprendenza di una suora di clausura ad un rave techno. A quanto ci è dato a sapere le carte non gli hanno sorriso, ma fare le quattro di mattina per vederlo foldare da bottone con meno di dieci bui dietro su piatto unopened è stato più frustrante della stellina nelle locandine hot. A conti fatti considerate le tasse, le spese di trasferta, i regali agli amici e le quote da dividere stare a casa a vedersi lo streaming sarebbe stato EV +.

Josh Beckley: Voto: 6.5

L’unica cosa che lo distingue da un rappresentante di aspirapolveri sono gli occhiali da sole. Con la faccia pulita da primo della classe prova ad inventarsi qualche mossa e complice il livello più basso mai raggiunto ad un final table delle WSOP riesce addirittura a fare runner-up. Tuttavia la sua anima candida non può nulla contro quel diavolo di Joe “runnocomecristoalmenodagiugno” Mckeehen, che lo caccia via dal tavolo vincendo il suo quattrocentesimo coin-flip di fila.

Thomas Cannuli: Voto: 7 

Dichiara al mondo di essere un ‘feel player’: per lui i numeri contano poco al contrario delle sensazioni. E infatti quando arriva allo showdown contro Steinberg la matematica gli fa una bella pernacchia mentre la sensazione di aver preso un siluro nel deretano arriva bella intensa. A livello psicologico è l’unico in grado di far la guerra a McKeehen, ma la dea bendata decide di rispedirlo al parchetto a farsi i tromboni con gli amici.

Neil Blumenfield:  Voto: 8

Poi dicono che la birra fa venire la pancetta. E’ lui, Neil Blumenfield, il miracolato di turno, che gioca il Day 1 in preda ai fumi dell’alcool nascondendosi dietro un paio di occhiali in stile Roberto D’Agostino e un cappello alla texana che non si vedeva dai tempi di Chris Ferguson. Negli ultimi quattro mesi passa da super-nittone a mina vagante seminando il panico al tavolo per due giorni di fila. Al terzo giorno si riprende dalla sbornia e getta all’aria il suo stack con la stessa veemenza con la quale Baresi calciò il rigore ai mondiali del ’94. La dimostrazione concreta che il Texas Hold’em non è soltanto un gioco di abilità.

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Joe Mckeehen: Voto: 10 

Dagli epiteti coi quali abbiamo ribattezzato il vincitore di questo Main Event avrete sicuramente intuito che al paffuto Joe non è girata proprio male…Una run di questo tipo ha pochi precedenti nella storia: a confronto lo spin da 120 k vinto da Suriano equivale ad aver pestato una merda sul marciapiede. Distrugge il torneo sin da prima di approdare al final table, spizzando top range una mano si e l’altra pure, per poi asfaltare gli avversari con una facilità imbarazzante quasi quanto la sua espressione da duro al tavolo. Campione del mondo di Risiko e Campione del mondo di Poker: se i detti popolari hanno un fondo di verità questo ragazzo resterà vergine a vita.
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