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il 21 Gen 2018

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La storia di Aditya Agarwal, il pro indiano di PokerStars cresciuto in un collegio himalayano

La storia di Aditya Agarwal, il pro indiano di PokerStars cresciuto in un collegio himalayano

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Lo sapevate che nel Team Pro di PokerStars c’è anche un grinder di Calcutta?

La room n° 1 al mondo ha detto addio recentemente a gente come Vanessa Selbst o Jason Mercier, eppure si vanta di avere nel suo roster l’indiano Aditya Agarwal dal 2015.

Come mai PS punta forte su di lui? Beh, perché è uno dei migliori testimonial per un mercato in costante ascesa che può contare su un bacino enorme di giocatori.

Scopriamo allora qualcosa in più su Agarwal, player che online ha incassato più di 4.000.000$ ed è quarto nella Money List dell’India per quanto riguarda gli mtt live, dove ha vinto oltre 700.000$ dal 2006 a oggi.

Pensate che il giovane Aditya Agarwal ha frequentato un collegio in una regione himalayana, per poi trasferirsi negli USA all’università.

Lì, in un dormitorio di Philadelphia, ha scoperto il poker. Ha acceso la tv e su ESPN ha visto Chris Moneymaker, contabile del Tennessee, vincere $2,5 milioni nel Main Event delle WSOP 2003.

Da quel momento l’indiano ha cominciato a pensare sempre meno agli studi, lasciando spazio al grinding online e a una certosina costruzione del bankroll.

Di recente PokerStars ha fatto due chiacchiere con Aditya nella sua Calcutta. Ecco cosa racconta:

Sono nato e cresciuto a Calcutta, ma ho passato buona parte della mia vita ad alta quota nel nord dell’India. Ho frequentato un famoso collegio pubblico, il St. Pauls di Darjeeling, situato nello stato del Bengala Occidentale. Sono rimasto lì con mio fratello, Rajat, per diversi anni. Darjeeling, famosa per il suo tè, è come una stazione di montagna e lo scenario è pazzesco; da lì si può ammirare il monte Kangchenjunga, la terza montagna più alta del mondo. Molte città, in India, sono affollate e piene di smog, perciò le persone vanno in queste stazioni di montagna, o luoghi di villeggiatura, tipo il Darjeeling, perché c’è meno folla, l’aria è più pulita e il panorama è spettacolare. Vivere in un ambiente simile per qualche anno, lontano dalla città, è stato bellissimo“.

Aditya racconta di come i giochi di carte siano molto diffusi in India: “Tutti qui giocano a carte per divertirsi, come hobby. Da piccoli gocavamo a rummy e a qualche gioco di carte indiano tipo Teen Do Paanch. Durante il Diwali, un festival indiano, tutti giocano a carte; è un costume sociale importante, durante il quale la gente viene invitata a feste dedicate ai giochi di carte. Non ho mai giocato per soldi da piccolo, ma sapevo che una volta raggiunta l’età adulta lo avrei fatto. All’epoca, però, non penso che qualcuno conoscesse il poker: ci sono voluti molti altri anni prima che arrivasse in India. Vent’anni fa, il gioco di carte più popolare durante il Diwali era il Teen Patti, oggi sostituito dal poker“.

Da adolescente Aditya ha fatto 13.000 km per studiare alla Drexel University di Philadelphia e non ha fatto troppa fatica ad adattarsi: “Mio padre ha una famiglia numerosa, quattro fratelli e cinque sorelle: questo vuol dire che abbiamo famiglia ovunque. Viaggiamo sin da quando eravamo giovani e io ho sempre voluto studiare negli USA piuttosto che in India. Ho subito stretto tante amicizie e non ho sentito molto la lontananza da casa. Mi sono divertito parecchio, anche se una o due volte l’anno tornavo in India“.

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Dall’ingegneria Aditya si è spostato sugli studi di marketing per via del poker: “Ho cominciato a studiare ingegneria, ma ho scoperto il poker al secondo anno grazie al cosiddetto ‘effetto Moneymaker‘. Era verso la fine del 2003 quando ESPN cominciò a mandare in onda le World Series of Poker 2003: guardandole, mi innamorai del gioco. Nel dormitorio si giocavano partite di Texas Hold’em da $5 e $10 e c’era sempre gente che partecipava. Poi uno del gruppo vinse un sacco di soldi giocando online e tutti cercammo di imitarlo. Ai tempi il poker era molto facile e c’erano un sacco di bonus deposito, perciò utilizzammo quelle offerte per costruire i nostri bankroll.

Giocavo a poker tante ore al giorno, sapendo che i miei genitori mi avrebbero ucciso se avessi mollato la scuola; perciò decisi di prendere una laurea più facile in marketing, in modo da portare avanti entrambe le cose. Quando mi laureai, il poker mi stava già dando belle soddisfazioni e per me diventare un giocatore professionista fu una scelta di carriera ovvia. Ebbi anche il pieno supporto dei miei genitori, che ringrazio tantissimo. Se avessi studiato in India, la mia vita avrebbe potuto prendere una piega diversa“.

 

 

Il boom ancora non aveva raggiunto l’India: “Passarono diversi anni prima che il poker raggiungesse l’India. Probabilmente fu intorno al 2009. Mentre il boom cominciava negli Stati Uniti nel 2003, diffondendosi in Europa e Australia, molti ragazzi indiani si spostavano in quei Paesi per studiare e giocare a poker. Poi tornavano in India e condividevano ciò che avevano imparato sul poker. Un altro motivo che favorì il boom in India fu la presenza dei giochi di poker gratis su Facebook: molti pro in India cominciarono proprio grazie a quei giochi.

Il poker ora sta diventando molto popolare in India. Il numero di persone che gioca aumenta costantemente, così come il numero di indiani che partecipano ai tornei all’estero. Molte città hanno aperto poker room legali e nella mia, Calcutta, ci sono delle cardroom di lusso. Ho giocato parecchio in India nel corso degli anni, anche se non molto di recente. Ad ogni modo, so che le partite oggi sono più difficili rispetto al 2009. In India esistono anche tre leghe di poker, con l’obiettivo di far arrivare il poker in TV e renderlo più popolare. Questo per dire quanto è diventato famoso il poker in India: non esistono molti altri Paesi a poter vantare tre leghe.

Inoltre PokerStars presto arriverà in India, cosa che la gente mi chiede tipo tre volte al giorno. Quando arriverà PS, cambierà tutto. L’anno prossimo sarà incredibile. Ci sono così tanti appassionati di poker oggi. È molto entusiasmante, in pochi anni secondo me diventerà mainstream. Prendete mia moglie: non aveva mai sentito parlare di poker prima di incontrarmi, ma dopo che le ho fatto conoscere il gioco ne è diventata una professionista, e ora viaggiamo insieme ai tornei. Ho fatto tanto coaching di poker in passato, ma oggi mi dedico quasi totalmente a lei“.

Aditya ci racconta qualcosa in più sulla sua vita privata: “Non sono una persona molto attiva, che ama stare all’aperto. Anzi, durante il giorno a Calcutta non esco, con tutto quel caldo e quel traffico. Mi piace leggere e guardare la TV, principalmente film di fantascienza e show. Non gioco ad altro che a poker. Semplicemente, preferisco fare altro se qualcuno mi chiede di giocare a carte. Dato che anche mia moglie Shuchi Chamaria è una giocatrice professionista, viaggiamo molto e lei adora visitare città diverse. Entrambi amiamo mangiare fuori, in particolare uscire a cena. Siamo sposati da 18 mesi e quasi la metà del tempo l’abbiamo passato lontano da casa. Quindi non abbiamo una vera routine. Viviamo con i miei genitori e mio fratello più grande, ma io e mio fratello dormiamo molto durante il giorno e stiamo svegli quasi tutta la notte a giocare a poker online. Mia moglie tende a spendere tutti i miei soldi e ama comprarmi i vestiti, dato che pensa che io non abbia gusto. Ma sono più che felice che se ne occupi lei“.

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