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il 28 Feb 2021

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I più grandi gambler della storia: Micheal Kent, il padre dei bookmakers online

I più grandi gambler della storia: Micheal Kent, il padre dei bookmakers online

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Nel 1972, all’età di 27 anni, Michael Kent lavora per Westinghouse, l’azienda leader del nucleare di Pittsburgh, in Pennsylvania. La sua mansione è di usare i computer al fine di progettare un software da applicare ai sottomarini nucleari di futura costruzione. Nel fine settimana, poi, Kent gioca al centro della squadra di softball dell’azienda.

E’ una squadra formidabile, che vince campionati e coppe a ripetizione. Tali ripetute performance motivano Kent a sviluppare un programma per pc utile ad analizzare tutte le informazioni disponibili, al fine di capire se vi fosse ancora margine di miglioramento. E, per farlo, utilizza i sofisticati computer dell’azienda.

Tuttavia, per quanto  avanzati, i pc del lavoro non riescono a soddisfare le curiosità analitiche di Kent, che così inizia a lavorare su un nuovo programma. Programma che gli avrebbe cambiato la vita e lo avrebbe portato dalla periferia di Pittsburgh alle luci brillanti di Las Vegas.

Un’infinita raccolta dati

All’epoca, non esistono particolari database e raccolte di dati statistici applicati allo sport. L’unica documentazione alla portata di Kent è quella relativa al football americano: così il programmatore raccoglie tutto quello che può, e inizia a costruire un programma che a poco a poco riesce ad evidenziare quali siano i numeri statisticamente da raggiungere per primeggiare con la palla ovale.

Dopo aver trascorso un anno ad inserire dati, per testare la bontà del sistema Kent inizia a piazzare piccole scommesse con gli allibratori di Pittsburgh, convinto di iniziare a conoscere alcuni dettagli sconosciuti ai più.

Contestualmente, inizia a raccogliere dati certosini anche sulla NCAA, altro sport di cui nel frattempo trova archivi e dati statistici.

Kent continua a raccogliere dati e a piazzare scommesse per sette anni, al fine di tentare di ottimizzare la sua macchina e ricavarne un buon modello previsionistico.

Nel 1979, quindi, dopo anni di tentativi, errori, analisi, dati e modelli, finalmente si convince di aver creato una macchina perfetta. Così si licenzia dal lavoro, con l’obiettivo di trasferirsi a Las Vegas e valorizzare i propri studi.

Lo sbarco a Las Vegas

Quando Kent arriva a Sin City, inizia immediatamente a impiegare strategie che sono in contrasto con i metodi usati nelle scommesse sportive al tempo. All’epoca, infatti, la maggior parte delle scommesse si basa sull’analisi di base e sull’intuizione. Kent, tuttavia,  ignora  quelle linee guida e preferisce fare affidamento sulla massiccia raccolta di dati compilata negli ultimi sette anni.

Un’altra convinzione diffusa è quella di scommettere solo su poche partite ogni settimana. Ancora una volta, Kent sceglie di andare controcorrente scommettendo su qualsiasi partita che gli fornisse un vantaggio statistico. Armato del suo programma per computer e di una copia del testo “Theory of Gambling and Statistical Logic” di Richard A. Epstein, Kent è pronto a rivoluzionare il concetto di betting professionistico.

Ogni giorno, infatti, Kent legge i giornali del mattino e aggiorna le sue informazioni. In seguito, col proprio programma, inserisce sul suo pc i dati necessari a stilare una linea che gli permetta di individuare quali fossero i bookmaker che forniscono uno spread di punti tale da dargli un vantaggio.

Se il suo primo anno a Vegas va molto bene, una grande “bad run” nel suo secondo anno di esperienza lo porta sull’orlo del fallimento, e si chiede più volte se non sia il caso di tornare a Pittsburgh al suo vecchio lavoro.

Tra mille incertezze e ripensamenti, non avendo nessun altro a cui rivolgersi, un giorno prende il telefono e fa una chiamata.

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L’incontro con Ivan Mindlin

Un amico di Kent, di nome Billy Nelson, lo mette in contatto col Dottor Ivan Midlin, un appassionato di gambling che scommette lontano da Las Vegas, grazie ad una fitta rete di allibratori conosciuti grazie alle sue frequenti trasferte di lavoro in tutto il midwest degli Stati Uniti.

L’idea nasce spontanea: dato che gli allibratori sparsi nel territorio offrono quote molto più convenienti rispetto a quelle di Las Vegas, Kent avrebbe raccolto i dati e formulato le puntate, con Midlin che avrebbe poi giocato alla miglior quota tramite la sua vasta rete di conoscenze.

In pochi mesi, i due costruiscono un vero e proprio network di scommesse grande come tutti gli Stati Uniti, e insieme fondano pure una società chiamata “Computer Group”.

La macchina è perfetta : il sistema statistico di Kent, con base a Las Vegas, studia statistiche, partite e giocatori. Midlin, una volta ottenuta l’indicazione, telefona a qualcuno dei suoi uomini sparsi in giro per l’America alla ricerca della quota migliore, su cui poi insieme scommettono cifre sempre più grandi.

I due fanno milioni. Solo nel 1983, infatti, vincono 3 milioni di dollari con la pallacanestro. E il lato curioso è che il merito, in giro per l’America, se lo prende Midlin: quasi nessuno sa dell’esistenza di Kent, che invece muove i fili da Las Vegas.

Tuttavia, le vincite (dato il sistema utilizzato) risultano essere tutte in nero: fuori dai Casinò quella mole di scommesse sfugge infatti alle tasse.

I guai col fisco

Tra i tantissimi contatti di Midlin, ad un certo punto, qualcosa si inceppa: si accorge della rete l’agente FBI Thomas Noble, che inizia ad indagare su quella che (erroneamente) ritiene inizialmente essere una rete gestita dalla mafia.

Alla vigilia del Super Bowl del 1985, questo poliziotto riesce ad organizzare una sorta di raid che porta ad un giro di arresti tra gli allibratori, e questo porta alla fine del Computer Group tra Midlin e Kent. Quest’ultimo, addirittura, si rende conto di essere stato parzialmente truffato dal socio, che si è trattenuto molte più vincite di quanto non gli sarebbe spettato. Per ripicca, quindi, collabora con l’FBI e smantella a poco a poco tutta la rete, dovendo rinunciare a tutto il vinto in favore dell’immunità.

La fine dell’avventura

Uscito tutto sommato pulito dall’esperienza del Computer Group, Kent fonda la MJM Ventures, società di scommesse che più o meno svolge la medesima attività, però regolamentata in pieno dalla legge e dal fisco.

L’arrivo di internet, però, toglie tutto il vantaggio che Kent aveva saputo accumulare sui bookmakers, e, non riuscendo più a trovare quel vantaggio che si era procurato negli anni precedenti, e questa situazione lo costringe al ritiro.

Oggi, Kent vive in una località sconosciuta, lontano dai fasti degli anni ’80, quando, prima dell’arrivo della rete, aveva capito per primo la potenza del computer e delle statistiche.

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