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il 30 Set 2021

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Il consiglio di Charlie Carrel ai suoi allievi di poker

Il consiglio di Charlie Carrel ai suoi allievi di poker

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Sappiamo che il vulcanico Charlie Carrel ha creato una scuola di poker sui generis, che fa convivere la teoria del gioco con spiritualità, energia e intuizione.

In una lezione di gruppo il coach inglese ha tirato le orecchie a un suo allievo, spiegando quali sono gli aspetti che realmente devono contare per i giocatori alle prime armi che aspirano a salire tutti i livelli del gioco. Vediamo subito.

 

Quella scintilla per la teoria del gioco

Nell’analizzare le mani giocate da un suo allievo Charlie tira in ballo il fascino della teoria del poker:

“Penso che negli ultimi tempi hai un po’ perso quella scintilla che in passato ho visto in diverse mani che hai giocato. Oggi non sto vedendo in te il genio che vedevo prima. Non è niente di cui prendersela, sia chiaro, i giocatori del tuo tipo hanno questo andamento in cui dei momenti di genio sono seguiti da perdite. La cosa che davvero non va è che hai smesso di pensare alle cose giuste da fare, e questo è un processo emotivo più che logico e razionale”.

Secondo Carrel questo suo allievo ha perso la passione per il gioco:

“Dal modo in cui parli sento che hai perso la passione per la teoria del gioco, ci dici cosa hai fatto e perchè ma nelle tue parole non la sento. Quando monotabli rallenta e pensa ‘sto giocando un gioco davvero meraviglioso e complesso’. A poker ogni spot è così difficile che il cervello umano non può arrivare a capirlo, a noi non resta che fare del nostro meglio e arraffare tutto quello che possiamo”.

 

Superare lo stallo

Ovviamente Carrel si rende conto che l’approccio per il gioco può dipendere da mille variabili, dalla vita privata a mindset e meditazione. Ma l’inglese sottolinea che non bisogna mai scoraggiarsi:

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“Anche a me capita di scoraggiarmi quando a perdo a poker per una settimana o due, o quando a scacchi perdo cinquanta partite di fila giocando come un idiota. Mi serve sempre tanto tempo per superare il trauma, ho bisogno di fare meditazione,  ho bisogno di un cambio di mentalità per tornare ad apprezzare il gioco degli scacchi. Bisogna apprezzare il gioco e imparare ad amarlo, non bisogna giocare in cerca del rush di dopamina portato dalla vittoria”.

Secondo Charlie il percorso di un pokerista non è affatto una linea retta:

“Piuttosto è una spirale in cui devi imparare la stessa lezione più e più volte ancora, ma la impari in modi diversi, attraverso lenti diverse. Per progredire nel poker a volte dobbiamo vedere le cose da un’altra prospettiva, o fare un passo indietro prima di farne uno in avanti. Non devi avere la sensazione di essere un cattivo giocatore di poker o di non avere quegli sprazzi di genialità che ho visto. Devi tornare a sintonizzarti con le frequenze dell’amore per il poker”.

 

L’esempio di Tom e la decisione fondamentale

Procedendo nel discorso Carrel fa l’esempio di un suo allievo chiamato Tom:

“E’ davvero sintonizzato con molte parti della teoria del poker e sono davvero impressionato, il suo cervello lavora molto velocemente e a livello subconscio dimostra una profonda connessione con il poker. Certo, ha i suoi leak, a volte parte da dei presupposti che non sono corretti. Ha ancora una lunga strada davanti a sè ma io sento che vibra con la frequenza di qualcuno che ‘sente’ il gioco e lo capisce. La domanda che devi farti è: stai vibrando su quella frequenza o solo su quella del fare soldi?”.

Se la risposta è la seconda allora per Carrel devi correre ai ripari anche in modo piuttosto drastico:

“Devi amare la teoria e la psicologia del poker, devi amare parlare di poker perché se non lo fai devi considerare di non giocare a poker in modo professionale o devi cambiare qualcosa per avere questo approccio. E’ un po’ come succede con le persone, abbiamo una connessione emotiva: quanto stai pensando e amando gli aspetti del poker ogni giorno? Se ci sono delle parti del gioco che non ti eccitano devi prendere una decisione: abbandonare il poker o trovare il modo di amarlo.”

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