Diario di Viaggio Parte I – Seghe (mentali). Transizioni (fisiche).

Mogliano Veneto. Sono le 9 e venti del mattino, i miei piedi stanno pian piano mettendosi in fila uno dopo l’altro verso il bagno lasciando di buon cuore i miei ultimi neuroni sul cuscino. Il mio corpo li segue senza protestare con la passività di chi non ha la forza di reagire.  Altrettanto lentamente si fanno luce nella mente le immagini di una splendida fanciulla sorridente che alza al cielo un assegno da 41.000€. Penso subito di essere ancora dentro il sogno porno di questa notte (anche se nessuna vale 41 mila cocuzze…), e l’erezione mattutina sembrerebbe confermarlo. Ma invece sono solo gli ultimi ricordi di un lungo week end di poker alla Tilt Cup.

Lascio la porta del bagno aperta, per permettere ai miei neuroni di raggiungermi quando si saranno svegliati. Incredibilmente sono ancora vivo e la seconda parte di questo mese itinerante è messa in archivio grazie soprattutto alla splendida location del Casinò di Ca’ Noghera. Splendida perchè quando alle tre di notte hai finito di lavorare, il deserto che ti trovi intorno rende più facile buttarsi sul letto anzichè affogare lo stress sul fondo di un bicchiere.

Venezia Mestre. Sono le 11 e quaranta del mattino. Non so voi, ma la soglia dei 40 anni per me ha significato non riuscire più a respirare profondamente prima delle tre di pomeriggio. Così quando arranco per far salire la valigia da 712 chili sul treno non mi stupisco se per dodici minuti vedo solo uno sfondo nero con qualche stellina bianca a far da contorno. Aspetto pazientemente per vedere se il ritorno della luce coinciderà con il risveglio in una stanza d’ospedale, o solo con la realtà che riprendere a scorrere normalmente.

Vedo le rotaie scorrere sotto di noi. Anche per questa volta è andata bene.

Scampato il pericolo, resta il bivio delle scelte. Utilizzare questa ora di treno per cominciare a scrivere gli articoli e mettermi avanti con il lavoro, o abbandonarmi sullo schienale lasciando libero il cervello? No, non è un coinflip. Direi più un 80/20. Ma visto che non siamo ai tavoli questa volta vince la matematica e chiudo gli occhi lasciandomi tutto alle spalle.

In realtà sono ormai così affondato in questo circo, che anche quando potrei rilassarmi e pensare alla vacanza con la morosa o alle lunghe notti di sesso sfrenato con lei (oddio…definire lunghe notti i miei cinque minuti di coito mi sembra esagerato, ma lasciatemi  fantasticare…) non faccio altro che ripensare a tutti i volti che ho seguito in questi giorni. Non benissimo. Passare dalla rilassante immagine della morosa a quella di Roberto Giacometti che mi chiede una foto è un passaggio troppo repentino per la mia sanità mentale.

Così rivivo le fasi finali del torneo, con la splendida vittoria di Alessandro Meoni. No scusate, rifaccio. Con la splendida vittoria di Francesca Pacini, di cui onestamente sono contento. C’è una banalità imbarazzante nel definire sempre una bella ragazza come la solita paraculata che vive grazie al suo corpo e non al suo cervello. Sarà perchè nella maggior parte dei casi è vero. Ma fatto sta che posso svelarvi senza alcun dubbio che la Pacini al contrario è una gran “Secchiona”.  E da brava studentessa è riuscita a mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti portando a casa una meritata vittoria che dovrebbe far tutti contenti. Quindi la prossima volta che penserete a lei (e so che lo farete, porci) smettetela di digitare “Pacini Teen” su google, ma cambiate semmai in “Pacini SchoolGirl”.

Poi vabbè che vi siete persi di bello? Un Fabione Scepi che shippa un torneo a Ca’ Noghera non fa più notizia. Il Pizzo che scula side event e tornei stampa nemmeno. Quaranta player che si iscrivono ad acesbook solo perchè a fare le iscrizini è una teenager dagli occhi azzurri e la gonna appena sotto l’inguine nemmeno. Ah, una cosa straordinaria a cui non potete credere. Ho visto un cinese al Casinò di Ca’ Noghera. Incredibile davvero.

Bologna 13:05 del mattino (è mattino sempre fino alle cinque di sera…). “Bologna. Stazione di Bologna”

Mi desto dai pensieri (che stavano diventando incubi), scendo al volo (la valigia in discesa sembra pesare solo 112 chili), prendo un taxi, mi addormento venti secondi, rispiego la strada al taxista, pago, appoggio la valigia, saluto mio figlio (sembra più grande ad ogni ritorno, mi sto perdendo qualcosa di importante cazzo…), mi spoglio, cago, mi lavo, riabbraccio mio figlio, telefono alla fidanzata (si c’è una storia lunga da raccontare…), mi stendo sul letto. Suona il telefono.

“Ehilà Fava! Tra dieci minuti sono sotto casa tua per partire verso Sanremo!”

Bestemmio, mi alzo, mi vesto, rimetto quattro stracci in valigia. Riabbraccio mio figlio. Ribestemmio, saluto tutti, parto. La strada è ancora lunga…

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