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il 3 Set 2018

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Che fine ha fatto Fabian Quoss?

Che fine ha fatto Fabian Quoss?

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Vincere quasi dieci milioni di dollari nei tornei live, entrare nella Top 10 della all-time money list tedesca ed esser temuto e rispettato nei tornei più costosi al mondo, trasformare un semplice giochino nel sogno di una vita…E poi?

Mollare tutto.

Dal luglio 2017 Fabian Quoss è letteramente sparito dalla luce dei riflettori, disertando quegli stessi tornei che l’avevano reso celebre nel mondo del poker.

Il motivo lo ha spiegato attraverso un post su Instagram lo scorso 22 agosto e a ben guardare potrebbe non essere una scelta così scellerata come si potrebbe immaginare.

In fondo il suo l’ha fatto egregiamente e dietro la scelta di appendere le carte al chiodo c’è qualcosa di molto profondo:

Nel corso della mia carriera non ho mai avuto la percezione di me stesso come un personaggio pubblico, mantenendo sempre privati i miei pensieri e la mia vita. Ecco perché non ho mai pensato di ‘annunciare’ la mia uscita. Tuttavia, non giocando da un pezzo, in tanti hanno cominciato a chiedermi perché. In questi giorni ho cominciato ad esser più attivo sui social, motivo epr cui ho scelto di condividere alcune riflessioni.

Questo l’incipit del post comparso su Instagram, nel quale racconta in che modo è avvenuto il distacco dal mondo delle due carte:

[…] Per essere un professionista ad alto livello bisogna fare molti sacrifici. Dedicare la propria vita a qualcosa consuma inevitabilmente la gran parte delle energie senza lasciar altro tempo per il resto. Un aspetto che ho notato nei miei colleghi high stakes è l’ossessione con la quale si sentono di dover compiere la loro missione, che diventa l’unica cosa a cui dedicano tutto il tempo a loro disposizione. Da una parte questa abnegazione può esser vista come una qualità, all’altra invece è più simile a una ossessione compulsiva e malsana. Chi riesce ad arrivare al top nel proprio mestiere si sente guidato dal bisogno di mettersi alla prova in qualsiasi circostanza, sia per soddisfare l’ego che per dimostrare il proprio valore ai colleghi e a chi non ha mai creduto che ce la potesse fare.”

Più che una passione un’ossessione, anche se all’inizio le cose stavano diversamente:

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Il motivo per cui amavo giocare a poker a livello professionistico non riguarda il fatto che pensassi si trattasse di qualcosa di particolarmente interessante o gratificante, ma ero attratto principalmente dalla libertà che era in grado di darmi. Ero il boss di me stesso, viaggiavo in giro per il mondo incontrando persone straordinarie e facevo qualcosa per cui avevo una passione genuina.

Focus sì, ma nella vita più che nel gioco:

C’è una quantità infinita di cose sulle quali possiamo scegliere di spendere il nostro tempo, anche se per molti di noi la maggior parte della vita gira intorno a un numero limitato di cose. Queste cose esistono fondamentalmente solo nella nostra piccola bolla, che ci porta ad ignorare completamente l’infinità varierà delle altre bolle che ci stanno attorno. Credo che ciò sia vero per la maggior parte delle persone, anche se si evince maggiormente in chi sceglie di immergersi così profondamente in qualcosa, come le persone che ho descritto sopra.”

Sulla possibilità di tornare a fare il protagonista al tavolo verde Quoss lascia qualche spiraglio, come raccontato in una recente intervista rilasciata ai colleghi di Pokernews:

Quest’anno non giocherò a poker, ma con ogni probabilità farò uno o due Main Event. Non escludo a priori che a un certo punto possa decidere nuovamente di dedicare al poker una parte importante della mia vita, anche se ho i miei dubbi a riguardo. Non ho mai davvero capito l’ossessione che alcuni hanno per le classifiche o i trofei, specie perché in fondo si tratta di un gioco di carte. La cosa più importante per me è che le persone che mi hanno incontrato nel corso della mia carriera mi ricordino come un essere umano gentile e sincero.

 

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