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il 2 Lug 2021

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Phil Galfond e la paura di fallire negli anni dei solver

Phil Galfond e la paura di fallire negli anni dei solver

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L’apparenza inganna, anche al tavolo da poker.

Siamo abituati a vedere i campioni delle due carte (o quattro in questo caso) come creature mitologiche capaci di restare impassibili davanti a montagne di soldi, mentre in realtà anche i pokeristi più affermati sono esseri umani con il loro carico di paure e insicurezze.

Da questo punto di vista ha fatto ‘coming out’ i giorni scorsi Phil Galfond, che con più cinguettii su Twitter ha raccontato che due anni fa, per la paura di fallire, era sul punto di ‘appendere il mouse al chiodo’.

 

Alcuni ‘tweet’ in cui Galfond racconta i suoi demoni

 

La sindrome del “Troppo smart per provarci”

Il racconto di Galfond parte dai tempi della scuola, in cui non dovette mai studiare più di tanto per ottenere buoni voti, ma non perché avesse una buona memoria.

Phil riconosce di aver evitato le cose che non gli riuscivano bene al primo tentativo: “Credo di aver speso i 34 anni della mia vita evitando o abbandonando tutte le cose in cui non ero bravo per disposizione naturale”

Così, quando nel poker sono approdati i solver, la prima reazione di Galfond fu quella di gettare la spugna:

“Ho pensato che nell’era del poker dominata dai solver i migliori giocatori sarebbero stati quelli che avessero studiato più duro e avessero memorizzato gli output dei software, e che io non sarei stato tra questi”.

 

Il cambio di passo

Il pensiero di abbandonare le partite ‘nosebleed’ per la paura di non farcela era concreto. Nello stesso periodo Galfond era assorbito dalla sua scuola RunItOnce.

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“Realizzai che non ero contento di muovermi dal poker al più alto livello a ‘cose più grandi e importanti della vita’, era solo una scusa che mi ero trovato perché avevo paura di provarci. Ma amo giocare a poker”.

Così, dopo un po’ di lavoro con il coach Elliot Roe soprattutto da un punto di vista mentale, Galfond ha cambiato il suo pensiero:

“Le mie paure non erano fondate, il poker non è diventato un gioco di memorizzazione. Nell’era del poker dei solver c’è sempre la necessità di superare in astuzia il tuo avversario”.

Per Galfond questa presa di coscienza è arrivata nel momento più opportuno:

“”Sono contento che questo promemoria è arrivato nel momento giusto. Il 2021 è un anno molto difficile. Lo era già quando un mese mio padre è passato a miglior vita in modo inaspettato. Ogni volta che parlavamo, nell’ultimo anno e mezzo, mi chiedeva del Challenge. Amava seguire l’azione ed era orgoglioso, e ora lo sono anche io di aver dato a entrambi quella esperienza a seguito delle cose che ho raggiunto, delle paure che ho affrontato e delle decisioni che ho preso. Ringrazio tutte le persone che mi hanno aiutato”

La nuova sfida

Così fu che Phil decise di imbarcarsi nella Galfond Challenge. Una sfida molto tosta in cui il professionista statunitense ha dimostrato una solidità mentale che probabilmente ha pochi eguali nel panorama contemporaneo.

Dopo le vittorie contro ‘VeniVidi93’, ‘ActionFreak’ e Chance Kornuth, mentre sono ancora in corso i round contro Dan Cates e Bill Perkins, per il suo challenge Phil Galfond affronterà adesso Brandon Adams.

La sfida partirà entro il prossimo 25 luglio a Las Vegas: i due giocatori si affronteranno in 40 ore di gioco a PLO 100$/200$.

Se dovesse vincere, Galfond riceverà 100 mila dollari dall’avversario. In caso Galfond dovesse perdere pagherà 150 mila dollari ad Adams. Nel secondo scenario, però, Galfond non alzerà bandiera bianca:

“Se dovessi perdere voglio una rivincita immediata, con più mani giocate”. Restate sintonizzati per gli aggiornamenti del caso!

 

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