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il 1 Ago 2016

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“Poca fame per ‘colpa’ degli sponsor, ma coi cavalli…” Max Pescatori racconta il suo peggior downswing

“Poca fame per ‘colpa’ degli sponsor, ma coi cavalli…” Max Pescatori racconta il suo peggior downswing

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Downswing, bestia nera dei pokeristi.

A raccontarci oggi il suo rapporto con le oscillazioni negative della sorte è il team pro Lottomatica.it Poker Max Pescatori, record-man europeo di braccialetti WSOP (a pari merito con George Danzer da questa edizione).

Max inizia il suo racconto con un vecchio aneddoto:

“Sei mesi dopo essere diventato professionista a Las Vegas, parlavo con due ragazzi che facevano il mio stesso lavoro. Una era Evenyn NG, e mi ricordo che sia lei che l’altro giocatore, poi diventato mio amico, mi dicevano “il brutto del nostro lavoro è che si può andare in down o essere pari, senza vincere. Purtroppo gli swing ti mangiano il bankroll ma a ogni fine mese devi pagare l’affitto spese ecc.” io risposi che giocando da cinque anni non mi era mai capitato”.

Una vera e propria ‘ghiacciata’ autoservita:

“Da quel momento in poi, per i sei mesi seguenti, ho fatto pari… Questo ai tavoli cash. Poi ho avuto un altro brutto swing nei tornei durante l’era di inizio sponsorizzazioni italiane”

Secondo il Pesca questo swing nei tornei era dovuto principalmente a due fattori:

“Primo, con le sponsorizzazioni in Italia sono tornato per lunghi periodi nello Stivale. E trovandomi ad affrontare avversari di livello nettamente inferiore a quelli degli States, il mio gioco si è involuto… Per esempio adesso mentre rispondo sto giocando a Los Angeles la partita più alta che c’è qua. Secondo, le sponsorizzazioni mi hanno fatto perdere un po’ la fame: in tutti i giochi ci vogliono comunque determinazione e voglia di vincere, e solamente col senno di poi mi sono reso conto che i soldi delle sponsorizzazioni mi avevano tolto un po’ di ‘fame”‘

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Per Max, comunque, in questi periodi è fondamentale restare calmi:

“Quando mi è capitato la prima volta parlavo di più coi colleghi per cercare di capire il perché. Quando inizi ad andare male manca la fiducia. Quello che è incredibile è che magari un pokerista che vince tanto, se per un po’ di tempo fa even o non vince, si sente un brocco. Il che è assurdo… L’importante è rimanere calmi e capire se uno sta facendo le cose giuste o se cambia il proprio gioco, fatto questo che non va bene. In generale comunque meglio cambiarlo in senso stretto che aprirlo, perché se uno gioca stretto, almeno nel cash game live, lo swing è inferiore. Non sto parlando di online perché non ho mai massato online ai livelli più alti. Ho sempre giocato, anche adesso, ma non ho mai massato in modo tale da avere swing pericolosi che potessero avere ripercussioni negative sul mio bankroll. Poi siccome sono bravo a fare altre cose quando mi capitavano gli swing mi concentravo su altro, come ad esempio le corse di cani e cavalli”

La pressione psicologica è inevitabile, in particolare per chi ha deciso di fare del poker un lavoro:

“In Italia tanti giocatori sono avvantaggiati da questo punto di vista perchè quando hanno iniziato a giocare vivevano coi genitori. A Las Vegas io ogni fine mese avevo tutte le bollette da pagare, quindi avevo comunque un obiettivo minimo mensile da vincere per i vari pagamenti. Ovviamente non è che avessi lasciato il mio lavoro senza un bankroll adeguato per il poker, ma il discorso delle spese mensili ronzava ugualmente nel cervello. Devo dire però che io sono una persona tranquilla e sorridente da sempre, anche quando giocavo il 15/30 Limit al Mirage e non solo adesso che sono affermato, quindi non ho mai avuto particolari problemi di mood portati dagli swing”

Secondo Max, comunque, in questi periodi l’imperativo è soprattutto uno:

“Se vuoi fare il professionista devi sapere che i downswing arriveranno e che non ha senso cercare di riandare a pari iniziando a giocare ai livelli più alti. Si va nei tavoli più alti quando si sta andando bene, quando va male si dovrebbe andare ai livelli più bassi se si “sente” la cifra. Ma il consiglio categorico è di non andare ai tavoli più alti per cercare di fare pari. E stare tranquilli, sempre”

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