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il 12 Feb 2014

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Mario Adinolfi: “Portare il linguaggio del poker alle masse è la chiave per il riconoscimento del gioco”

Mario Adinolfi: “Portare il linguaggio del poker alle masse è la chiave per il riconoscimento del gioco”

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Domenica, in un articolo pubblicato a pagina 2 de “Il Fatto Quotidiano“, Mario Adinolfi, noto politico, giornalista e grande praticante del Texas Hold’em, parafrasava l’attuale situazione politica italiana ad una partita di poker: Letta “tight“, Renzi “maniac“, Berlusconi “bluffer“.

L’accostamento – come ci rivela in esclusiva lo stesso Adinolfi – va però ben oltre la mera metafora:

“La cosa più interessante è che un giornale come il ‘Fatto’ pubblichi questo articolo a pagina 2 prestandosi a redigere un pezzo basato su questo intrigante parallelo. La potenzialità dell’uso della metafora del poker per il racconto di cose complesse.”

Secondo Adinolfi l’articolo si presta infatti ad una doppia valenza: è di ottima fruibilità per chi ha una minima infarinatura pokeristica, ma è altrettanto interessante per chi ama e conosce bene il gioco: “Questo modello – sostiene – può diventare un vero e proprio cavallo di Troia fine a lanciare lo slang pokeristico nell’oceano della comunicazione giornalistica.”

articolo adinolfi fatto

Il punto focale è essenzialmente questo: “L’elemento clou è come il poker possa aiutare a descrivere il reale. Se riuscissimo a fare emergere questo linguaggio anche fuori dal nostro micro-mondo sarebbe non solo una grande promozione per il gioco in sé per sé, ma anche e soprattutto un importante sdoganamento sociale.” 

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L’importanza del linguaggio del poker, al di fuori della “nicchia” in cui vive e si prolifica, è per Adinolfi un aspetto fondamentale. L’emendamento di legge proposto qualche mese fa dai senatori del PD Bobba e Anzaldi, che richiedevano una tassazione paritaria per tutti i giochi, è sempre figlio di questo problema: “Il discorso è sempre lo stesso: nasce tutto da un problema comunicativo. Finché non riusciremo a sganciare il poker dal mondo del gioco d’azzardo, noi non riusciremo ad ottenere quel che tanto auspichiamo: una tassazione ragionevole, una libertà totale del gioco live, la possibilità per i professionisti di scaricare le spese e tutta una serie di normative, impossibili da ottenere se non viene riconosciuta una valenza sociale del gioco.”

In questo senso, Adinolfi rimprovera l’intero movimento pokeristico che, per emergere, deve necessariamente giocarsi questa carta: “Leggo spesso nei forum di quanto lo Stato sia “cattivo” e quanto ciechi siano i politici. In questo caso mi sento di dire che la colpa è esclusivamente nostra, di noi giocatori e appassionati di Hold’em: si devono costruire un’etica ed una comunicazione che sappiano rivolgersi soprattutto a chi di poker non ne capisce nulla. Sino a che non si attiverà questa chiave, non si arriverà mai. La politica, lo Stato, il Governo non hanno alcun motivo per darci un premio: lo fanno se c’è una motivazione per farlo. Se comunichi positivamente, se fai vedere che sei un mondo in espansione, che dà valori positivi e riesce anche a far comprendere il reale ad un livello più alto, forse si hanno delle chances in più per giocare questa partita.”

E non sappiamo se è una coincidenza, o se la teorizzazione di Mario del poker come metafora per descrivere il vissuto abbia già trovato dei seguaci, ma la puntata di giovedì prossimo della trasmissione ‘Servizio Pubblico’ di Michele Santoro si presenta così:

serviziopubblico allin

 

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