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Strategia

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il 18 Nov 2020

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Come è cambiato l’exploit nell’era dei solver: una breve lezione dell’elite coach Francesco Lacriola

Come è cambiato l’exploit nell’era dei solver: una breve lezione dell’elite coach Francesco Lacriola

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La diffusione della game theory optimal e dei solver che permettono di studiare il gioco bilanciato ha modificato il poker alla radice. Letteralmente, sotto ogni punto di vista.

Durante una chiacchierata con Francesco Lacriola, regular cash game ed elite coach nella scuola di Phil Galfond, ad esempio abbiamo capito come negli ultimi anni sono cambiate le basi del gioco exploitativo e il ruolo dei software di supporto che offrono in tempo reale al tavolo le statistiche di gioco degli avversari.

 

L’adattamento dei cash gamer storici

Per iniziare, Francesco spiega che la GTO arrivò a rendere fluido il panorama dopo che aveva raggiunto lo status di SuperNova Elite:

“Con la diffusione iniziale dei solver si dovevano capire questi strumenti estremamente complessi. Ma più che la strategia ottimale in sè, che dovrebbe sempre essere il punto di arrivo, era da capire come i giocatori ‘vecchi’ si sarebbero adattati a questo nuovo modo di giocare contro le nuove leve, cresciute a pane e solver. I reg più datati come me, Karim Radani e Nicola ‘quattroganci’ Valentini ci siamo dovuti aggiornare e modificare il nostro gioco, sfruttando sia questi nuovi strumenti che quella che era la percezione del field.”

A Francesco l’adjustement è riuscito: “Fortunatamente sono riuscito ad adattarmi e ho avuto bei risultati”

 

Come è cambiato l’exploit

Dopo l’arrivo della GTO c’era chi credeva che l’exploit sarebbe finito. Secondo Francesco, invece, negli ultimi anni ha ‘solo’ cambiato sembianze:

“Per me il gioco exploitativo esiste ancora, anche a livello medio-alti, ma è cambiato il livello di battaglia – spiega – All’inizio si exploitavano gli avversari sui loro macro-leak, tipo se qualcuno aveva fold to tribet del 70% o to cbet del 60%, o su altri aspetti più intuitivi tipo le second barrel e le giocate un po’ più di braccio. Adesso invece l’exploit si basa sul riuscire a realizzare più equity e al tempo stesso a non far realizzare all’avversario la sua. Riguarda più la strategia generale che il singolo spot. Se ad esempio in una situazione l’avversario dovrebbe checkare il 20% delle volte e puntare il restante 80%, e invece notiamo che lui sbaglia questo bilanciamento, questo è un exploit che possiamo mettere in atto.”

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Non solo: “Un altro errore che può esserci è quello di tendere a giocare la propria mano più che il proprio range. Quando troviamo un avversario di questo tipo possiamo fare delle deviazioni importanti. Ai low stakes è frequentissimo ma oppi con queste tendenze capitano anche al NL200 e al NL500. Poi ci sarebbero le size di puntata ma è davvero un mondo a parte e sarebbe troppo lunga.”

 

Il ruolo degli HUD

Per Francesco il dilagare del gioco bilanciato ha modificato il ruolo dei software di supporto:

“Oggi gli HUD sono meno utili rispetto a qualche anno fa proprio per il discorso che facevamo prima, che appunto non ci sono più macroleak particolari che puoi vedere già sull’HUD. Oggi è importante avere preparazione teorica, conoscere i board e i possibili runout e come i range interagiscono nelle varie strade. Per il resto, se vedo qualche deviazione particolare, baso gli exploit più su quello che ho visto allo showdown che non sulle statistiche dell’HUD.”

 

 

Foto di Danny Maxwell / PokerNews

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