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il 4 Ago 2017

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TP storici: Eramo vs Begni all’Ipt Grand Final Saint Vincent 2013

TP storici: Eramo vs Begni all’Ipt Grand Final Saint Vincent 2013

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Per la nostra rubrica TP storici offriamo oggi il thinking process dei protagonisti di uno spot andato in scena all’ IPT Grand Final Saint Vincent 2013.

Il Day 2 è nelle fasi intermedie, Gianpaolo Eramo è tra i big stack del torneo e anche Roby Begni è ben sopra average.

Ed ecco lo spot che abbiamo graficato per la nostra pagina Facebook:

Vediamo i thinking process dei due protagonisti.

 

THINKING PROCESS ERAMO

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Preflop decido di chiamare e basta perché con stack così profondi non posso fare altrimenti per non correre troppi rischi prima di aver definito meglio il range del giocatore utg. Al flop, con un corto in all-in e su un board così favorevole, decido di fare check per darmi qualche chance in più di poter estrarre del valore dalla mia mano sulle strade successive. Al turn ovviamente comincio a puntare per valore, e sono ben felice d’essere chiamato. Il river però è davvero sick, e il suo push diretto mi mette davvero in difficoltà. La mossa infatti ha poco senso con un corto all-in, visto che con un main pot da 80.000 e un side pot da sole 50.000 ritengo abbastanza improbabile un suo bluff. Comincio a pensare se sia possibile che abbia optato per un tuffo con una mano come 4-4 settata al river, ma alla fine dopo aver fatto parlare il mio avversario mi rendo conto che sembra piuttosto sicuro e che molto probabilmente, con tutti quei “Dai che tanto non hai niente, vai via” oppure chiamandomi il tempo, non voglia ottenere altro che farsi pagare, e allora opto per il fold. In fin dei conti il mio stack è ancora superiore alle 300.000 e con una struttura del genere rischiarne la metà in uno spot ormai marginale come questo non vale la pena. Se lui avesse checkato il suo nuts al river? Avrei valuebettato facendo però una size abbastanza piccola che mi desse spazio per passare a un eventuale push.

 

THINKING PROCESS BEGNI

Preflop dopo aver rilanciato e trovato il push di uno short a centro pista, assegno subito a Eramo un range molto forte visto il suo cold call, e per questo rinuncio alla prima idea che è quella di isolarmi con Asso-Re. Mi limito quindi a chiamare l’all-in del corto con il proposito di rivalutare tutto alla luce del board. Al flop, pur avendo un progetto molto forte, busso per cercare di legare qualcosa spendendo poco visto che altrimenti avrei poche chance di vincere lo showdown contro lo short. Quando Eramo bussa dietro, comincio a pensare che possa avere solo Donna-Donna, visto che con quasi tutto il resto del range che gli ho assegnato preflop punterebbe. Convinto di questo, dopo aver pagato la sua bet per valore al turn, al river rinuncio a guadagnare quasi certamente le 30.000 chip che mi avrebbe dato se avessi puntato poco, e tento l’all-in che essendo una mossa così apparentemente senza senso potrebbe essere pagata da un set. Checkare per poi pushare è una mossa che non considero perché essendosi chiusi sia un possibile colore che una possibile scala penso che troppo spesso lui decida di bussare dietro anche i set.

 

Articolo pubblicato su Poker Sportivo n.82, febbraio 2014

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