Friday, Apr. 19, 2024

Strategia

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il 22 Gen 2020

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La prima mano del torneo che è costata a Stephen Chidwick il 100K Aussie Millions

La prima mano del torneo che è costata a Stephen Chidwick il 100K Aussie Millions

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NO FEAR: una delle principali differenze tra gli amatori e i professionisti di poker sta nell’atteggiamento con cui affrontano ogni mano.

Mentre gli amatori, come è ovvio che sia per chi cerca soprattutto una esperienza divertente e appagante, possono avere una certa riluttanza a giocare tutte le proprie chips pochi istanti dopo aver pagato il buy-in di un torneo, per i professionisti problemi di questo tipo non esistono: se credono di dover mettere tutte le chips in mezzo, tutte in mezzo le chips vanno.

E pace se poco dopo è il giocatore stesso a dover andare via dalla sala, o al desk per effettuare un re-entry!

Una situazione di questo tipo si è verificata poche ore fa al 100.000A$ Challenge Aussie Millions. A spingere tutto il suo stack in mezzo e poi acquistare un re-entry è stato il giocatore inglese Stephen Chidwick. Vediamo subito lo spot che ne ha decretato l’eliminazione.

 

La mano

Come detto è la primissima mano del torneo, i giocatori partono con uno stack di 250.000 chips su blinds 500-1.000 ante 1.000.

Seth Davies apre da bottone x2, chiama Alex Foxen da small blind, chiama Stephen Chidwick da big blind.

Flop 8A5, dopo i check avversari Davies cbetta 6.000, Foxen rilancia a 19.500, Chidwick cold-calla, chiama anche Davies

Turn T e i tre giocatori si muovono in un giro di check

River 8 dopo aver usato una time extension Foxen punta 70.000, Chidwick va all-in! Davies folda, il Player of the Year 2019 usa tutte le time extension di cui dispone e alla fine decide di chiamare con il suo colore.

Chidwick va al desk a effettuare un re-entry. Ecco lo spot riassunto in grafica: per Foxen è la seconda eliminazione fulminea di cui si rende protagonista ai Challenge Aussie Millions, tra l’altro sempre coi connectors suited in mano.

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Due considerazioni sul push river

Appare evidente come l’all-in al river di Chidwick sia effettuato in bluff facendo leva sul board che si paira.

Con quel raise al flop, infatti, il range di Foxen in 3-way è composto da tanti draw a colore; ma se il giocatore dell’anno puntasse nuovamente al turn da primo a parlare otterrebbe l’unico effetto di ‘face-upparsi’, ossia farebbe capire troppo esplicitamente il punto che ha in mano ai due avversari, che a quel punto chiamerebbero da meglio e folderebbero tutto quello che viene battuto dal colore di Foxen.

Di sicuro Chidwick esclude il colore a Davies, che essendo in posizione quasi sicuramente punterebbe su quel turn.

Quando il board si paira al river, in base alle considerazioni appena esposte, Chidwick capisce che l’unico modo per portare a casa la mano è piazzare il bluffone.

Infatti il call di Foxen sul suo all-in non è affatto semplice come testimonia anche l’esitazione dell’americano, che usa tutte le time extension di cui dispone prima di decidere di chiamare.

Per Chidwick, ben abituato a prendersi dei rischi, non è che un lieve incidente di percorso: dopo aver effettuato un re-entry il britannico si è messo a martellare il suo tavolo trovando anche un poker di Sei contro una coppia di Kappa.

Al sesto livello di gioco Chidwick è chipleader su 23 players ancora in corsa, seguito a ruota proprio da Foxen che lo ha giustiziato alla prima mano del torneo.

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