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il 8 Set 2016

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Daniel Negreanu e il nostalgico tavolo High Stakes: “Volevo riassaporare i vecchi tempi, ma i blinds erano piuttosto bassi”

Daniel Negreanu e il nostalgico tavolo High Stakes: “Volevo riassaporare i vecchi tempi, ma i blinds erano piuttosto bassi”

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È una delle pietre miliari del poker moderno, ma Daniel Negreanu dopo aver vinto oltre 30 milioni di dollari nei soli tornei live ultimamente ha accantonato un po’ il gioco per rilassarsi e godersi la vita.

Poco tempo fa però il canadese si è seduto ad un tavolo del Bellagio in compagnia di altre vecchie glorie, come Phil Ivey, Doyle Brunson e Gus Hansen, ed è inutile dire che tutti i nostalgici ne volessero sapere di più!

Per approfondire i dettagli sulla partita mixed game high stakes, PokerNews ha intervistato direttamente KidPoker, che data la nota parlantina ha dato il via ad una lunga chiacchierata, di cui oggi vi riportiamo una parte:

“Cosa mi ha riportato in campo? Beh, mi mancava giocare innanzitutto, e in più alle WSOP ho notato che c’erano molti buoni giocatori, anche ai mixed games dove il field è molto migliorato. Ho capito che se non faccio pratica sono destinato a rimanere indietro. Voglio fare bene alle World Series agli eventi mixed, quindi devo fare pratica per non perdere nemmeno un po’ di edge. In più è divertente, ricordo queste sessioni di 30-40 ore con Gus, Phil e Patrik quando ero giovane, e volevo riassaporare quei tempi.”

Come è possibile che dopo tanti anni ci siano sempre gli stessi giocatori?

“Non erano gli unici in gioco, è semplicemente successo di ritrovarci tutti lì. Ci sono moltissimi altri nuovi giocatori molto bravi come Ray Dehkharghani and David Oppenheim, ma la verità è che molti player giovani non sono così bravi quanto pensano di essere. Quando giocavo i mixed game online a $400/$800 vincevo quasi ad ogni sessione. Non sono molto preparati negli stud a mio avviso, una grande debolezza. Hanno bisogno più tempo per entrare nell’ottica di questa tipologia di giochi.”

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Una delle cose che ha catalizzato l’attenzione sul tavolo di Dnegs e compagnia, era la presenza di una prop bet sui board che ha movimentato molto l’action, ma anche modificato le dinamiche al tavolo… fattore che uno come Ivey ha saputo sfruttare:

“Cambia assolutamente le cose, questa è la parte pericolosa dove probabilmente perdo un po’ di edge perché non penso a tutte le cose in certi spot, mentre Phil Ivey considera tutto per esempio. Diciamo che abbiamo la prop bet sui cuori e in mano abbiamo AK. Potremmo a) pushare e sperare che foldino tutti o b) foldare preflop per non vedere il flop. A volte le prop bet valgono più della mano stessa.” 

Sembrano davvero grosse cifre, ma a sottolineare che tutto è relativo Daniel smentisce questa affermazione:

“Ad essere onesti mi sembrano davvero piccole partite e vi spiego il perché: nel 2002/2003 prima del boom ero un grinder cash game e giocavo a $4.000/$8.000 o $1.000/$2.000 NL con cap a $100.000. A quei tempi giocavo davvero forte. Ora giocavamo a $1.500/$3.000, che non è così tanto infine. È un limite dove la gente perde alla grande $80.000 o $100.000 a sessione, mi sento molto a mio agio. Forse un tempo la pressione dei soldi mi dava noia, ma ora non più. Se perdo un milione esclamo ‘Wow, che schifo’ e finisce lì.” 

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