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il 11 Set 2016

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La misteriosa Macao: storie e curiosità sulla capitale del poker high stakes

La misteriosa Macao: storie e curiosità sulla capitale del poker high stakes

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Macao è da un po’ di tempo la capitale del gioco high stakes.

L’ex-colonia portoghese in Cina è coperta da un alone di mistero che attrae la curiosità dei pokeristi di tutto il mondo, come i nostri Sammartino e Musta, che purtroppo non hanno trovato l’Eldorado che cercavano…

Non è un segreto che vi si svolgano partite private a limiti elevatissimi tra pochi professionisti che hanno conquistato il diritto di accesso e alcuni ricchissimi amatori orientali senza alcuna paura di spingere milioni di dollari nel piatto, così come non è un segreto la presenza delle triadi cinesi.

Tutte le informazioni però sono limitatissime: i pochi giocatori che vi hanno partecipato come Phil Ivey, Tom Dwan, Alec Torelli, hanno sempre mantenuto il massimo riserbo, forse perché il prezzo da pagare era il rinnovo dell’invito, e dato quanto profittevoli sono -in teoria- quelle partite era meglio non rischiare.

Un articolo pubblicato sul portale www.pokertube.com cerca di fare un po’ di luce nella misteriosa Macao, riportando dichiarazioni di alcuni giocatori che possono dare un’idea più precisa di come sia l’ambiente da quelle parti.

Andrew Moseley spiega come ottenere le chiavi dei tavoli più ricchi al mondo: “Per essere invitati bisogna per forza avere qualche contatto. Una volta ho incontrato un paio dei reg di quelle partite al Wynn, ho dato loro un po’ di action e un giorno avevano bisogno di un giocatore e mi hanno chiamato. Sono partite praticamente private, non devi sperare di attendere il turno e avere il permesso di giocare. Possono esserci liste incredibili anche tra i regular stessi!”

E quando si raccoglie l’opportunità bisogna stare ben attenti a non farsela scappare, spiega “Hong Kong Tom” Hall: “Alcuni principianti facoltosi della zona possono chiedere di vedere le carte a un pro dopo aver foldato una grossa bet al turn o al river, e i professionisti sono praticamente costretti a far vedere la mano a quel giocatore, che non commenterà oltre.”

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Moseley poi racconta anche di un fortunato incidente causato dalla barriera linguistica: “Non avevo sentito o capito che avesse detto ‘all in’, e vedendolo mettere una chip nel piatto feci istant call pensando che avesse puntato l’1% del pot! Alla fine mostrai la mia coppia e oppo stava bluffando, scosse la testa come a non crederci e spinse tutto il suo stack verso di me…”

È leggendario il pot multimilionario giocato da Tom Dwan, ma i blinds saranno davvero così alti? Questo lo conferma un player fidato, Brian Rast: “La mano più grossa che abbia mai visto era su board KT7 T 5, c’erano un pro e un amatore che hanno tankato a lungo prima di ogni azione… alla fine il pot ammontava a HK$40.000.000, circa 5 milioni di dollari americani, ed entrambi girarono A-T. Poi ho visto alcuni bluff davvero sick con bet al river da $700.000/$800.000 americani…”

Anche Sam Trickett si unisce al coro, raccontando di aver visto un altro piatto più alto del mondo diverso da quello di Dwan. Un professionista ha bluffato al river e un amatore ha hero-callato vincendo venti milioni di dollari americani in una mano.

Corre voce inoltre che non sia così raro finire in debito con la Triade se i soldi non sono sufficienti, e alcune voci di corridoio non verificabili sostengono che lo stesso Tom Dwan sia obbligato a giocare fino al saldo del debito. Certo che le cose possono diventare più difficili quando i tuoi avversari godono di un certo potere.

Stavamo giocando a blinds HK$500/HK$1.000, BigFish apre a HK$14.000, io 3-betto HK$84.000, lui va all in e io snappo con A-A. -racconta dhlrPdls su twoplustwo- Per farla breve il giocatore in questione si riprende tutte le sue chips dicendo che stava scherzando. È arrivato il floor che lo ha obbligato a pagare e ha dichiarato morta la sua mano (A-Ts). Però alla fine è riuscito ad andarsene dal casinò con i suoi soldi, poi sono arrivate altre due persone – amici o guardie del corpo – a parlare con un manager e spiegarono che se avessi chiesto scusa sarei stato pagato. Ovviamente ho preso il telefono e ho detto scusa in cinese.”

Alla fine il giocatore in questione, deluso dalla gestione del casinò, ha ricevuto comunque i suoi HK$144.000 e le scuse ufficiali di un assistente del vicepresidente, sufficienti a calmare le acque.

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