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il 29 Ago 2020

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Per Enrico Camosci il suo secondo posto al 1.500$ PLO WSOP non è meritato

Per Enrico Camosci il suo secondo posto al 1.500$ PLO WSOP non è meritato

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Un secondo posto nato quasi per caso, o meglio per cercare punti pesanti per la leaderboard in cui è in corsa grazie al braccialetto vinto.

Enrico Camosci spiega di non essere affatto un habitué dei tavoli Omaha dopo il colpaccio di stanotte al 1.500$ PLO delle WSOP online:

“Le partite Omaha della mia carriera finora sono state dei misclick nella lobby dei tornei. Stavolta però era voluto perchè sono in corsa per la leaderboard WSOP, dopo questo risultato sono quarto. Quindi l’ho giocato volutamente anche se non è affatto il mio main game”.

Anzi, secondo quanto spiega nel messaggio vocale che ci ha inviato, Enrico si reputa proprio…

 

Un principiante delle quattro carte

Testuale: “A Omaha non mi sento confident per niente, anzi mi reputo proprio un principiante del gioco”.

Del resto se avete capito che tipo di giocatore è Enrico, già sapete che è piuttosto esigente. Poi elenca gli aspetti delle quattro carte di cui ha cognizione e come ha declinato le sue conoscenze di Holdem nella variante:

“So delle dritte su che mani aprire e che mani giocare, postflop cerco di trasportare nell’Omaha le mie conoscenze dell’Holdem . Il mio approccio al gioco quindi è simile, ma il gioco è diverso. Semplicemente, non ho la sensibilità per capire quanto spostano i blocker, quanto posso valuebettare thin…”

 

Un argento che non crede meritato

Sentendo di avere grosse lacune nell’Omaha, Enrico lo dice papale papale: non crede che questo suo secondo posto sia meritato.

“Non sento di meritare questo colpo, è stato Gesù che è sceso in terra dicendo ‘ti regalo questi soldi, vinci’. Meritavo tanti altri tornei ma non questo, ho sculato come un cane, mettevo le chips in mezzo e tornavano indietro. Nella mano del 3 river, dopo l’all-in call, al flop ho letto 2% e nella mia testa avevo già perso. Poi al river c’è stata una esultanza comune e quindi ho detto ma come è possibile davvero ho vinto. E’ stata una mano fondamentale”.

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Il sogno sfumato

“Facendo quel double-up mi sono riportato pari stack 4 left e quindi tra me ho pensato che se avessi fatto quarto a quel punto ci sarei rimasto male. Tutto il resto sarebbe stato un freeroll”

Enrico non nasconde che arrivato al testa a testa il doppio braccialetto stava diventando una idea solida:

“In HU ci speravo, nella mano decisiva avevo un giro di scale con 17 out, al turn ci ho pensato infinito, se avessi vinto quel colpo mi sarei portato molto in vantaggio in heads-up, tipo quattro a uno, e si poteva sperare di vincere. Sono comunque felicissimo, adesso si punta al Main Event. Il doppio braccialetto sarebbe stato epico ma sopravviverò!”

 

Una disconnessione quasi provvidenziale

Prima di salutarci Enrico ci  racconta un aneddoto curioso del suo torneo. Quanto erano in sei al Tavolo Finale, infatti, è rimasto molte mani in sit-out a causa di una disconnessione. A rendere le cose ancora più tiltanti, il fatto che avesse solo sette bui di stack:

“Nell’Omaha però non ci sono le ante e lo stack dura un po’ di più rispetto all’Holdem. Quando sono rientrato al tavolo un giocatore era stato eliminato e sul raise di Levinskas ho trovato i Re da small blind”.

 

Foto: WPT / Creative Commons

 

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