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il 14 Mar 2016

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Scacchi e poker: punti in comune e differenze secondo la professionista Jennifer Shahade

Scacchi e poker: punti in comune e differenze secondo la professionista Jennifer Shahade

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Spesso il poker viene paragonato ad altri giochi all’apparenza diversissimi, ma che in fondo rivelano molti fattori in comune.

È il caso di Hearthstone ed altri eSports che ne condividono la strategia e l’informazione incompleta, o il backgammon quando si analizza il valore atteso di un possibile raddoppio, o ancora gli scacchi, gioco di strategia per eccellenza.

Gli scacchi però nell’ambito pokeristico vengono citati soprattutto come metro di paragone per sottolineare le differenze tra un gioco ad informazione incompleta ed un gioco ad informazione completa.

Per approfondire le somiglianze e le differenze tra questi due giochi, pokerstrategy.com ha chiesto a Jennifer Shahade, esperta di entrambe le discipline, cosa possono imparare i poker players dagli scacchisti e viceversa.

“Gli scacchi sono uno splendido gioco che attira molte persone con una vena artistica, perfezionista. Il poker può insegnare agli scacchisti che bisogna essere più pragmatici, è più importante focalizzarsi sulla vittoria che sulla ricerca della mossa perfetta. Come giocatrice di poker invece ho imparato dagli scacchi che non mi deve importare della sfortuna o delle superstizioni… a parte che i fiori sono il seme migliore!”

La domanda seguente riguarda il fattore denaro: come cambia la motivazione a giocare a poker o scacchi con la presenza di una posta in palio? È quali sono le possibilità di guadagno per un futuro giocatore di scacchi rispetto a un poker player?

“In entrambe le specialità, e in tutto ciò che faccio, io cerco sia opportunità economiche che creatività. Molti di voi saranno sorpresi, ma anche negli scacchi girano soldi! Però la struttura è molto differente rispetto al poker: ai livelli più alti una manciata di giocatori vince milioni, più in basso molti giocatori se la cavano bene integrando le vincite dei tornei scrivendo e dando lezioni di scacchi.”

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La bella vincitrice del primo high roller OFC della storia commenta poi un video su YouTube di una conferenza nella quale spiegava il thinking process degli scacchisti (spesso accennando anche al poker).

“Gli scacchisti si basano sull’istinto più di quanto si pensi. La memoria non è orientata sulle mosse specifiche ma su pattern generali, un po’ come nel poker. Ho appena partecipato ad un’esibizione dove giocavo a scacchi bendata, richiedeva molta più memoria e concentrazione del solito, cercavo di ricreare nella testa un’immagine della scacchiera, ma ho avuto sfortuna e hanno cominciato a fare dei lavori proprio mentre la partita era cominciata!” 

A nessuno questo ricorda l’impresa di Annette Obrestadt nel poker?

L’intervista continua parlando del ruolo del talento e dell’impegno in entrambe le discipline e del ruolo delle intelligenze artificiali, ma non prima di aver svelato cosa si invidiano i giocatori di poker e quelli di scacchi e di aver indicato Urbanovich come un grande giocatore di chess…

“Gli scacchisti sono attratti dal glamour e dai soldi del poker, e i pokeristi sono attratti dagli scacchi perché pensano che sia un gioco dove viene premiata l’intelligenza. A Dublino è stato giocato un Side Event EPT che univa scacchi e poker, alla finale sono arrivati Dzmitry Urbanovich e David Murray, che è un maestro di scacchi. Alla fine l’ha spuntata il pokerista… Trovo che talento e duro lavoro siano entrambi importanti, ma mi sbilancio verso l’impegno: quando ho cominciato con gli scacchi non ero molto promettente rispetto a mio fratello, ma un paio di anni dopo mi sono innamorata del gioco, in particolare del problem-solving che si trova alla base di esso, e ho cominciato a studiarlo costantemente. Il risultato è che sono diventata all’improvviso una giocatrice di talento. Per quanto riguarda le Intelligenze Artificiali trovo che ci sia una differenza tra risolvere un gioco e arrivare ad un ottimo livello. Abbiamo risolto la tria, ma non abbiamo risolto gli scacchi. Nel poker ho sentimenti contrastanti al riguardo, trovo che i bot siano utili come allenamento perché richiedono impegno: non è molto importante usare un bot come sostituto di un gruppo di studio per studiare un certo spot ad esempio, ma quando una persona diventa brava ad utilizzare le intelligenze artificiali si accorge anche di che arma potente siano nelle mani di chi ha molto tempo da dedicarci.” 

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