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il 30 Lug 2021

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Il confine tra strategia e scorrettezza: Phil Galfond ha fatto bene a tankare contro Adams?

Il confine tra strategia e scorrettezza: Phil Galfond ha fatto bene a tankare contro Adams?

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Phil Galfond è inarrestabile nella sua Galfond Challenge! Il pro americano si porta sul 4-0 dopo la sconfitta di Brandon Adams… o no? 

A seguito di una polemica tra i due giocatori e di un finale di match che stava annoiando, la challenge è stata interrotta e ripartirà da zero domani.

Una vittoria di pochi bruscolini (per i loro standard) e nessuna side bet aggiudicata. Qual è stato il motivo di tutto ciò?

Una sfida a tempo porta al tank volontario?

A differenza delle Galfond Challenge precedenti che prevedevano un determinato numero di mani da giocare, lo scontro fra Galfond e Adams era strutturato su 40 ore totali ai tavoli PLO blinds $100/$200.

Scaduto il termine della sfida, Phil avrebbe vinto ulteriori $100.000 in caso di vittoria e avrebbe dovuto pagare $150.000 se Adams l’avesse spuntata.

Le prime due sessioni sono state emozionanti, ma il bilancio finale in entrambe consisteva in meno di uno stack di vantaggio. Solo nel terzo day Phil ha trovato l’affondo decisivo, chiudendo una sessione da +$56.000.

Al quarto giorno nasce la discussione. Con ancora più di 15 ore da giocare Brandon ferma i giochi, perché Phil Galfond aveva cominciato a sfruttare tutto il time bank a sua disposizione per ogni singola action.

Il problema di “spremere il clock” e il fair play

Questo comportamento ha ovviamente una forte connotazione strategica: più dura ogni singola mano, meno mani verranno giocate fino al termine della sfida, e più sarà facile mantenere il distacco. Considerando che una vincita anche solo di $1 porterebbe la vittoria della side bet, ogni vantaggio va tenuto stretto.

Certo che viene difficile parlare di fair play in questa situazione: riducendo il numero di mani da giocare si riduce anche la possibilità di recuperare di Brandon Adams, perché qualunque suo winrate orario inevitabilmente crollerà.

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Brandon ha fermato il match per discutere con Galfond sulla questione. I toni sono rimasti pacati, e nello scambio di opinioni fondamentalmente Adams dice di aver approvato lo shot clock (15 secondi preflop, 30 secondi postflop) senza intendere che potesse avere fini strategici, e che dal canto suo non lo ha mai usato in quella maniera.

Secondo Galfond invece lo scopo del clock era proprio limitare questo “punto debole” del format, e quindi tutto ciò che rientrava nei tempi accordati era approvato.

Inizialmente la challenge era concepita per essere giocata in streaming, e spremere il clock fino all’ultima goccia avrebbe decisamente distrutto l’intrattenimento della sfida.

Pace fatta e nuova sfida con nuove regole

Sono stati chiamati come arbitri della disputa Max Silver e Isaac Haxton, e calcolando la media di mani giocate all’ora fino a quel momento, si è giunti a un accordo per finire la challenge in 338 mani, e non più in termini orari.

Quando ne mancavano ancora 236 però, i due protagonisti hanno notato un’assenza di divertimento, un gioco noioso in stile torneo. Alla fine hanno deciso di chiuderla lì, abbandonare la challenge e annullare la side bet. Il profit di $16.500 di Galfond rimane invariato, e da domani la sfida ricomincerà, stavolta basata su 10.000 mani totali.

C’è da dire che questa decisione spezza una lancia verso l’onestà di Galfond, che in una situazione di vantaggio (seppure risicato) ha accettato di annullare la side bet a poche mani dalla sua risoluzione, e accettato una nuova sfida.

 

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